'Ndrangheta, Galatino: mi sento tradito
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'Ndrangheta, Galatino: mi sento tradito

Il vescovo di Cassano Jonio interviene sull'inchino della processione davanti casa del boss: i sacerdoti non sempre sono consapevoli di quanto sta accadendo.

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7 Luglio 2014 - 10.15


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«Mi sento tradito. Chi ha fatto chinare quella statua ha commesso un doppio peccato. Ha stravolto il senso della processione, cercando di avallare il comportamento di chi serve il male», e poi «quello non era neanche un inchino, era una sottomissione».

Sono queste le parole di condanna di monsignor Nunzio Galantino, vescovo di Cassano Jonio e segretario generale della Cei, per quanto riguarda l’omaggio della processione a Oppido Mamertina alla casa del boss. «Il caso di Oppido fa capire – continua monsignor Galantino – che esistono due livelli sui quali occorre intervenire. Il primo riguarda i malavitosi, la loro condanna, il fatto che una condotta di vita come la loro non è compatibile nel modo più assoluto con il Vangelo; poi c’è un secondo livello, che riguarda l’intera comunità civile e religiosa». Si tratta, in questo caso, sottolinea il segretario della Cei, «di estirpare una radice culturale».

La processione era guidata da un parroco, tanto che monsignor Milito, vescovo di Oppido, ha aperto un’indagine. «Papa Francesco quando è venuto ha avvertito: attenzione a non lasciare soli vescovi e parroci. Io non voglio fare una difesa d’ufficio, ma so che le processioni sono eventi di popolo, di massa», eventi «che finiscono per inglobare anche ambienti estranei alla parrocchia», risponde il vescovo. È come se i parroci talvolta ne perdessero il controllo: «I sacerdoti non sempre sono consapevoli di quanto sta accadendo. Non controllano tutto».

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«Posso dire – ha aggiunto – che durante le processioni i portantini, per esempio, sovente sono persone che non frequentano la comunità». In ultimo, ai detenuti di Larino che hanno disertato la messa perchè scomunicati, il vescovo risponde: «Chi è scomunicato non può fare la comunione, è escluso dai sacramenti, ma può seguire e mettersi in ascolto della Parola di Dio. Per questo è importante la presenza dei cappellani nelle carceri».

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