Crisi Ucraina, Belgrado tace
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Crisi Ucraina, Belgrado tace

L'Unione europea preme perche' la Serbia adotti le sanzioni comunitarie contro Mosca, ma il governo e' molto riluttante ad assumere una posizione

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redazione Modifica articolo

23 Marzo 2014 - 21.23


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La Serbia ha bisogno di molte competenze e di un sacco di pragmatismo politico per superare la sfida che le è stata posta in queste ore: lo dice Predrag Simic, ex ambasciatore a Parigi, commentando le pressioni cui Belgrado viene sottoposia in queste ore. Il nuovo governo serbo deve ancora essere formato ed il precedente puo’ intervenire solo per l’ordinaria amministrazione, eppure Bruxelles vorrebbe che la Serbia, in quanto paese candidato aderisse formalmente alle sanzioni decise cotnro la Russia, per quanto ridicole. Da Mosca l’agenzia “Novosti” afferma che la Serbia ha rifiutato di farlo, ma in realta’ Belgrado sta accuratamente evitando di prendere posizione.

La conferma di tanta cautela si e’ avuta ieri: l’incaricato d’affari ucraino a Belgrado e’ stato convocato al ministero degli Esteri per “spiegazioni” circa un video fatto circolare dal primo ministro ad interim, Arseniy Jacenjuk nel quale spiegando perche’ l’Ucraina dovrebbe aderire all’Unione europea viene mostrata una cartina in cui la Serbia viene indicata fra i paesi che aderiscono alle sanzioni.

A giudizio del professor Predrag Simic, stretta fra il martello europeo e l’incudine russa oggi Belgrado non ha altra scelta: da una parte un atteggiamento troppo vicino alle posizioni di Mosca rallenterebbe il processo di adesione all’Unione europea mentre la linea opposta pregiudicherebbe le forniture di gas russo. ” Albania e Montenegro hanno gia’ dichiarato di aderire alle sanzioni – dice l’ambasciatore – ma a parte l’irrilevanza di tali posizioni per loro la decisione e’ stata molto piu’ facile: noi invece non possiamo seguire pedissequamente la linea europea ne’ sconfessarla in pieno e per il momento non ci resta che usare la risposta gia’ ufficialmente formulata dal ministero degli Esteri: un governo tecnico non puo’ prendere decisioni politiche”.

” Per ora – insiste Simic in una conversazione con la “Tanjug”- non possiamo che attaccarci alla risposta gia’ fornita dal ministero degli Affari Esteri ma gli ambasciatori europei continuano a sollecitare una dichiarazione della Serbia su questo tema: prendere la decisione spettera’ al nuovo governo”. E se la crisi con l’ Ucraina peggiorasse? In questo caso, dice il diplomatico, trovare una posizione intermedia fra Bruxelles e Mosca sarebbe ancora piu’ arduo, e Simic se la cava con una battuta: “Bisognerebbe far uscire dalla tomba il Maresciallo Tito per poi chiedegli consigli su come la famosa “politica del pendolo” possa essere esercitata ai tempi d’oggi”.

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