Il tariffario delle baby prostitute: 300 per due ore
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Il tariffario delle baby prostitute: 300 per due ore

A capo dell'oganizzazione ci sarebbe Nunzio Pizzacalla, il 35enne caporale dell'esercito finito in manette. Dalle intercettazioni si evince che anche le madri sapessero.

Il tariffario delle baby prostitute: 300 per due ore
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12 Novembre 2013 - 15.04


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Trecento euro per due ore di sesso e 500 se la “prestazione” durava di più: era questo il tariffario di Azzurra e Aurora, i nomi d’arte delle due [url”baby prostitute romane dei Parioli”]http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=50825&typeb=0&Baby-prostitute-a-Roma-si-allunga-la-lista-dei-clienti-ricchi-[/url] sul cui caso è scoppiato lo scandalo delle ragazzine usate come escort. La maggior parte dei soldi andava anche ai loro sfruttatori, come testimoniano le intercettazioni degli investigatori inserite nelle carte processuali.

Secondo gli inquirenti a manovrare le fila dell’organizzazione è Nunzio Pizzacalla, il 35enne caporale dell’esercito finito in manette: nella conversazione su WhatsApp, intercettata il 19 maggio e pubblicate dal Corriere della Sera, indica a una delle ragazzine quanti soldi chiedere ai clienti.

Pizzacalla: x le cifre c’è una rettifica facciamo direttamente entro le due ore 300 e superate fino a mezza giornata 500

Ragazza: Bene

Pizzacalla: Comunque hai clienti parla di te ma non dice cose provate tipo

Il 26 maggio un’altra intercettazione: qui il militare abruzzese chiede conto del guadagno della giornata.

Pizzacalla: Fino ad adesso quanti clienti ha visto

Pizzacalla: So’ soldi fai bella figura magari chissà potrebbe essere interessato alla relazione

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Il 28 maggio, invece, a quanto pare una delle due adolescenti non si fa trovare agli appuntamenti, e il caporale la redarguisce.

Pizzacalla: Ogni volta che fai uno mi devi mandare messaggio con tempo e soldi

Pizzacalla: Senti non so se x te è un gioco ma oggi ti dovevi fare una persona forse due x me e un lavoro e un guadagno mentre tu stavi a dormire loro ti hanno chiamato ed e saltato tutto.

Il 15 giugno, infine, l’uomo chiede alla giovane la propria percentuale sugli incassi.

Pizzacalla: Fino adesso mi devi 110. Su le prime erano 30 perché ti sei fatta dare 100 ma su 150 sono in realtà 45 ma ne prendo 40

È del 17 maggio, invece, il messaggio (sempre su WhatsApp) che, letto dalla madre di una delle due ragazzine, ha fatto scattare le indagini: la donna, infatti, ha consegnato ai carabinieri il testo (è l’annuncio da pubblicare su internet, scritto dalla ragazza per attirare nuovi clienti) sporgendo denuncia.

Ragazza: Ti scrivo qui perché non mi funziona il computer. Allora descrizione fisica: alta quasi 1.70 mora capelli lunghi occhi marroni gambe lunghe 5 di seno il peso non lo so con precisione ma sono un po’ in carne, ho 3 tatuaggi tutti non visibili uno sul senso uno sull’inguine e uno sulle costole ho il piercing sulla lingua ma lo posso togliere e ho il segno del piercing all’ombelico che ho tolto tempo fa. Descrizione personale: penso di essere una ragazza solare allegra mi piace andare a ballare e frequentare locali, amo molto il sesso con gli uomini meglio se più maturi di me, non ho tabù a parte (omissis). Per il resto sono una ragazza normalissima mi piace uscire bevo e fumo.

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In un’altra occasione, invece, a essere intercettata è la conversazione tra la madre della seconda ragazza (ora anche lei in carcere) e la figlia. La donna chiama poiché la preside della scuola frequentata dalla figlia (la più piccola delle due ragazze), insospettita per le continue assenze, aveva chiesto spiegazioni alla madre.

Madre: aoh! addò stai?

Figlia: A casa di Mimmi (Mirko Ieni, un altro dei tre uomini arrestati con l’accusa di essere gli sfruttatori delle ragazzine)… Sto lavorando che vuoi?

Madre: Senti non mi prende in giro allora ti ha chiamato la professoressa?… ha detto che devi andare a scuola! perché la preside sta per fare una segnalazione… la segnalazione eh sì!

Figlia: Che palle!

Madre: Ha detto nel caso in cui non mi mettete in condizione di fare quello che… Io non vorrei fare ma sono costretta… visto che m’hanno chiamato e volevano sapere se stavi male e io gli ho detto no! Mia figlia non sta male… ha un altro tipo di malessere ma non è il malessere che pensiamo noi che le impedisce di venire a scuola… quindi lei vuole parlare con te… allora ho detto dice io ho parlato con la preside, la preside è molto vicina ai problemi tuoi!… purtroppo se non vai a scuola deve fare la segnalazione… una volta che fa la segnalazione…

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Figlia: Sì sì va bene non ti preoccupà dai domani ci vado

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