Le assunzioni Rai e le chiamate nominative
Top

Le assunzioni Rai e le chiamate nominative

C'è chi dice che in Rai ci sono sempre polemiche e spesso è proprio così, soprattutto quando si parla di assunzioni. Enzo Iacopino interviene nella polemica contro Di Trapani.

Le assunzioni Rai e le chiamate nominative
Preroll

Desk2 Modifica articolo

4 Agosto 2013 - 11.46


ATF

Per 40 giornalisti lasciano l’azienda in regime di prepensionamento la Rai ne assume 75, una quanrantina dei quali provenienti dalla Scuola di giornalismo – detta – della Rai di Perugia. E come sempre quando si parla di Rai scoppia la polemica, soprattutto sul web. Su questo è voluto intervenire pubblicamente il presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Enzo Iacopino, sul suo profilo Facebook. “Il 2 luglio, mentre ero all’Assemblea della Casagit, il segretario della Fnsi, Franco Siddi ha raccontato dell’accordo appena raggiunto tra Rai e Usigrai. Parlandone con me mi ha riferito il particolare della chiamata diretta degli ex allievi della scuola di Perugia, aggiungendo – davanti a testimoni, quindi pubblicamente e per questo ne parlo – un eloquente: “L’ho detto a Di Trapani che così l’Ordine chiuderà la scuola di Perugia”.

E continua: “Ho chiamato, subito, il segretario dell’Usigrai, manifestandogli in maniera diretta (non so fare altrimenti) il mio disappunto e facendogli presente che le regole delle convenzioni con le Università con il riconoscimento del praticantato non consentono le scuole aziendali”.

“Di Trapani, riferisco solo l’essenziale, mi ha risposto che Perugia – si legge sul post – è sempre stato canale privilegiato per la Rai. L’ho invitato a rettificare quel comunicato, facendogli presente che ipotizzavo conseguenze che avrei sottoposto all’esecutivo dell’Odg (l’ho fatto il 23 luglio, prima riunione) la situazione. L’esecutivo, alla unanimità, ha considerato il comportamento non conforme al Quadro di indirizzi”.

Leggi anche:  Sciopero dei giornalisti Rai boicottato dal sindacato di destra: regolarmente in onda Tg1 e Tg2

“Sapevo che il giorno dopo, in occasione della cerimonia del Ventaglio, avrei incontrato il direttore Luigi Gubitosi. Così è stato. Gli ho fatto presente quella che ritenevo una violazione delle norme, gli ho riferito che alcune scuole (3 di Milano, Torino e Roma e, separatamente, Napoli) avevano formalizzato una protesta che giudicavo fondata. Mi ha manifestato sorpresa, dichiarando che ignorava queste regole. Mi ha chiesto la disponibilità per un incontro nella settimana successiva (dal 29 a oggi). Ho dato subito il mio consenso nonostante mi avesse comunicato – contrariamente alle informazioni che da colleghi Rai mi erano state fornite, con ampie assicurazioni – che le assunzioni erano state già fatte. Ho informato di questo il segretario dell’Usigrai, dicendogli che avevo chiesto a Gubitosi che trovavo corretto fosse presente all’incontro anche Di Trapani”.

 
“Non so che cosa sia a caduto – incalza -. So che non ho ricevuto alcun invito dal dg della Rai (a quest’ora di oggi, sabato 3 agosto), con un comportamento che ciascuno può liberamente giudicare. Resta quella che personalmente considero una grave violazione delle regole esistenti. Le conseguenze le stabilirà il Consiglio nazionale dell’Ordine”.

“P.S.: scrivo questa nota pubblica – aggiunge – in risposta ad una doglianza di moltissimi colleghi, non solo quanti si sono riuniti in un [url”gruppo Come loro”]https://www.facebook.com/come.loro.7?fref=ts[/url]. Avevo osservato un silenzio pubblico, solo perché confidavo che il dg della Rai onorasse il suo impegno per un incontro durante il quale speravo fosse possibile aprire un varco. Il silenzio e il bando pubblicato ieri mi rendono libero di dire e fare quel che ritengo a tutela dei legittimi diritti di tanti colleghi”.

Leggi anche:  Eurovision Song Contest 2024, la Rai si scusa per i dati pubblicati per sbaglio: "Risultati parziali, errore tecnico"
La lettera di 100 giovani giornalisti italiani dal profilo Facebook “Come Loro” Siamo un gruppo di giornalisti professionisti e abbiamo letto l’accordo firmato da Rai e sindacati qualche settimana fa. Leggere di nuove opportunità professionali, per lo più in un’azienda prestigiosa come la Rai, non può che rasserenare chi, come noi, vive quotidianamente la difficoltà di trovare un posto di lavoro. Nel testo, però,si specifica che oltre ad una selezione pubblica che sarà avviata entro settembre, si provvederà ad assumere nuove risorse secondo “prassi aziendale”.

Purtroppo abbiamo potuto verificare, ancora una volta, cosa si intenda per “prassi”: in questo periodo (luglio 2013) nelle varie sedi regionali della RAI sono stati assunti moltissimi giornalisti provenienti esclusivamente dalla Scuola di Giornalismo di Perugia.
Vorremmo dunque che l’Ordine Nazionale ci spiegasse una volta per tutte se la Scuola di Perugia debba essere considerata a tutti gli effetti una scuola aziendale oppure no.

Sappiamo che l’Ordine non riconosce alla scuole aziendali il praticantato giornalistico, eppure la Scuola di Perugia consente di svolgerlo e allo stesso tempo assume palesemente il ruolo di scuola aziendale considerando che la Rai provvede ad attingervi giornalisti effettuando chiamate dirette, senza alcun tipo di selezione pubblica.

Riteniamo profondamente ingiusto, in un periodo di crisi del settore giornalistico come quello attuale, che tale “prassi aziendale” venga riconosciuta e accettata dai sindacati e dall’Ordine Nazionale che dovrebbero invece tutelare tutti i giornalisti professionisti, a prescindere che vengano da una scuola o da un’altra o che abbiano conseguito il praticantato in redazione.

Chiediamo che le assunzioni avvengano solo per concorso. Vogliamo poter concorrere alla pari per un numero di posti che non sia lo scarto residuo delle chiamate dirette. E’ un sistema ingiusto che non intendiamo tollerare. È inconcepibile che i sindacati si siano seduti al tavolo con l’azienda per firmare un accordo che prevedeva, ancora una volta, chiamate dirette.

Ci appelliamo per questo all’Ordine Nazionale che si faccia garante per noi della meritocrazia di cui spesso si parla.
Vogliamo chiarimenti a questo proposito. Vogliamo risposte da chi dovrebbe tutelarci e invece si fa sentire solo quando si tratta di votare per l’Ordine o di iscriversi al sindacato.

Auspichiamo che il futuro di questa professione nel nostro Paese sia all’insegna della trasparenza e del merito.

Native

Articoli correlati