Il povero Bersani tra Ionesco e i grillini
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Il povero Bersani tra Ionesco e i grillini

Il vertice tra il Pd e i capogruppo del M5s si è svolto davanti alla telecamera, in diretta streaming. Come si sarà sentito Bersani? [Giancarlo Governi]

Il povero Bersani tra Ionesco e i grillini
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redazione Modifica articolo

27 Marzo 2013 - 16.59


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di Giancarlo Governi

In un primo momento mi è sembrato Achille Campanile, ma poi ho pensato che il grande scrittore italiano (guai a chiamarlo “umorista” avresti rischiato una sfida a duello, dietro al convento delle Carmelitane scalze, magari a ombrellate) fa ridere e tanto, ti mette di buonumore e ti solletica l’intelligenza. Quindi Campanile era da scartare.

Allora ho pensato a Samuel Beckett, l’inventore del teatro dell’assurdo, ma mi sono detto troppo tragico e quindi l’ho scartato. Ecco, ho pensato, Ionesco è il riferimento giusto, con la sua mancanza di significato che si gioca sul filo dell’assurdo ma anche dell’ironia.

A questo pensavo mentre assistevo, via streaming, all’incontro fra Bersani e gli anonimi grillini. Ionesco non avrebbe potuto fare di meglio. Questo chiedere una cosa e rispondere a pera, sradicando il significato alla domanda stessa; sostenere un dialogo che si svolge su binari logici apparentemente paralleli ma nella realtà divergenti è proprio del teatro dell’assurdo o, se preferite del “non senso” di Ionesco.

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C’è stato un momento che ho pensato che il povero Bersani si trovasse di fronte a degli automi, etero diretti, programmati in modo rigido e quindi capaci di comportarsi soltanto in maniera prestabilita. E qui il buon Pier Luigi, con la sua bonomia il suo stile da parroco di campagna o, se preferite, da presidente della cooperativa, mi ha fatto pena. Un uomo come lui con il suo passato e il suo presente politico di grande rilievo, mi veniva da pensare, costretto a dialogare con chi non ti vuole neppure ascoltare, che si rifiuta di capire la tua lingua e ti parla una lingua sua che non ha interpreti…

Ebbene, da questo non colloquio Bersani avrà colto sicuramente l’unico segnale che è venuto: questi signori non sono in Parlamento per cercare di realizzare il programma sul quale tanti italiani in buona fede ed esasperati per la situazione in cui versa l’Italia,  hanno dato la loro adesione e il loro voto, ma sono lì per far abortire questa legislatura, con il disegno nascosto e losco di appropriarsi del Parlamento.

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Mi verrebbe da dire, come i repubblicani spagnoli, non pasaran, ma mi accontento di fare mio il commento di un lettore di Globalist: “L’unica cosa che mi fa stare tranquillo è che questi non hanno la statura di Benito Mussolini”.

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