Homs: la città martire raccontata in diretta
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Homs: la città martire raccontata in diretta

Una camera fissa, con le immagini che tremano quando entrano come protagoniste le granate racconta l'orrore della guerra. [Onofrio Dispenza]

Homs: la città martire raccontata in diretta
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Onofrio Dispenza Modifica articolo

5 Luglio 2012 - 15.45


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di Onofrio Dispenza

Il quartiere è quello di al-jourat Shayah. Lo spicchio di costruzioni inquadrate dice di case costruite su una collina. C’è un minareto, e colonne di fumo che hanno la voce delle bombe. Di tanto in tanto entra l’audio di un uomo che commenta, non a noi, ma a chi gli sta accanto, forse la moglie, forse i figli, un po’ più in là, al riparo. Un riparo precario. Quando l’uomo smette di parlare, la scena è tutta delle bombe e del silenzio irreale tra una bomba e l’altra. E nel silenzio, il messaggio di uno stormo che taglia il cielo, la luce del sole.

Homs, città martire – solo ieri una cinquantina di morti – in diretta sul Corriere.it. Una camera fissa, con le immagini che tremano quando entrano come protagoniste le granate. Ed è allora che ti accorgi che tutto il resto dell’informazione è tremendamente vecchio, incapace di raccontare, con la stessa efficacia, l’agonia.

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Oggi le agenzie riprendono l’intervista di Assad ad un giornale turco: “Tutti possiamo fare errori…”, dice il testardo dittatore che conta ancora sull’amicizia (complicità) di Russia e Cina. Le stesse agenzie ci dicono di altre defezioni nelle fila dell’esercito siriano, l’ultima è quella di un maggiore molto vicino ad Assad. Forse la defezione più significativa dall’inizio della rivolta e della repressione. Dall’Iraq le voci di uomini di Al Qaeda che passano il confine ed entrano in Siria. Nel frattempo, l’indignazione del mondo sembra subire la flessione d’ogni cosa, in estate. I nostri media raccontano la Siria ad intermittenza, come se l’assenza di stragi con donne e bambini fosse (paradosso delle logiche dell’informazione) una”delusione” che giustifica la distrazione. Sembrano dire, ne parliamo alla prossima strage.

Ma su tutto, oggi, Homs in diretta da un tetto di Homs. Provate a guardare, in silenzio. Ascoltate il silenzio, e le bombe, e gli uccelli. E provate a sentire le voci che non sentirete, quelle degli uomini, delle donne, dei bambini che potrebbero essere, domani, solo corpi senza vita, testimoni di un’altra strage. Allora sì, protagonisti, ma muti e per un giorno.

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