Sì ai domiciliari per Sallusti, lui rifiuta: «Arrestatemi»
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Sì ai domiciliari per Sallusti, lui rifiuta: «Arrestatemi»

Accolto dal magistrato di sorveglianza di Milano l'istanza per il direttore del Giornale, che non potrà lavorare finché non arriverà il permesso dello stesso giudice.

Sì ai domiciliari per Sallusti, lui rifiuta: «Arrestatemi»
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30 Novembre 2012 - 12.27


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Alessandro Sallusti potrà scontare la sua pena ai domiciliari. Il magistrato di sorveglianza di Milano, Guido Brambilla, ha accolto l’istanza con cui la Procura del capoluogo lombardo ha chiesto l’espiazione della pena fuori dal carcere. Il direttore del Giornale è stato condannato in via definitiva a 14 mesi per diffamazione.

Sallusti per il momento non potrà lavorare. Nei prossimi giorni, il giornalista potrà tuttavia chiedere allo stesso giudice della sorveglianza di poter recarsi sul posto di lavoro e continuare a svolgere la sua professione.

Sallusti però ha deciso di rifiutare il «carcere soft» e ha «supplicato» il procuratore Edmondo Bruti Liberati: «Mi mandi i carabinieri e mi traducano in carcere. Se così non fa si rende lui responsabile del mio reato di evasione. Io mi sono preso le mie e non mi sottraggo alla pena. È impossibile che la magistratura continui a comportarsi in questo modo senza mai pagare».

Nell’istanza di Bruti accolta oggi dal magistrato di sorveglianza, si sosteneva che la posizione di Sallusti potesse soddisfare i requisiti richiesti in quanto la pena che deve scontare è inferiore ai 18 mesi, non sussiste pericolo di fuga e il domicilio scelto, cioè la casa dove vive con la compagna
nonché parlamentare del Pdl Daniela Santanché, è idonea.

Il provvedimento del giudice Brambilla al momento è in fase di notifica e non si sa ancora quali prescrizioni abbia stabilito e nemmeno se abbia concesso a Sallusti, come lui aveva chiesto, di lavorare e di andare quindi in redazione. Il direttore del Giornale quando la sua condanna e’ divenuta definitiva avrebbe potuto chiedere una misura alternativa alla detenzione, ma non l’ha fatto. La richiesta formulata dal procuratore della repubblica ha creato una spaccatura con il pool dei sostituti dell’esecuzione.

Ricordiamo che la condanna per Sallusti è arrivata in riferimento a un corsivo, pubblicato sotto lo pseudonimo Dreyfus, nel febbraio 2007 su Libero, giudicato lesivo nei confronti del giudice tutelare di Torino Cocilovo che ha sporto querela.

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