Riina jr, vita (quasi) normale di un figlio di boss
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Riina jr, vita (quasi) normale di un figlio di boss

Lavoro, università, auto di lusso, aperitivi, tanti amici e uno stuolo di ragazze nella sorveglianza speciale di Riina jr. a Padova.

Riina jr, vita (quasi) normale di un figlio di boss
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21 Settembre 2012 - 15.59


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di Tancredi Omodei

Lo sguardo fu immortalato dalle telecamere di Telejato durante il matrimonio della più piccola dei Riina, Lucia, mesi fa, a Corleone, alla presenza di mamma Ninetta Bagarella. In quell’occasione Riina jr, fratello della sposa, indossava un elegante abito scuro, e la pettinatura offriva ai fotografi un ciuffo ben curato. A chiudere, occhiali a goccia. Qualcuno in quel ragazzo dal nome pesante ci vide una vaga somiglianza con Tom Cruise. Somiglianza che gli ”perdonava” la statura non possente ereditata dal papà, non a caso chiamato Totò ‘u curtu, il basso.

Sta di fatto che il giovane Riina, con questo aspetto e con la curiosità che suscitano nome, passato e presente della famiglia, a Padova si è ritrovato al centro di attenzioni femminili che lo lusingano. Tante ragazze attorno, tanti amici e bella vita, seppure scandita dalle regole ferree imposte dal magistrato. Foto inedite da sorvegliato speciale in quella Padova che alla notizia dell’arrivo del figlio del capo di Cosa Nostra, s’era indignata e aveva protestato, promettendo barricate. In una intervista a «Oggi», Giuseppe Salvatore Riina recentemente ha pure accennato all’idea di scrivere un libro. Forse lo farà, ma solo quando, tra lo studio, il lavoro, la movida e le ragazze che gli ronzano attorno, gli consentiranno di ritagliarsi il tempo che occorre per scrivere un diario che, se scritto senza censure, potrebbe risultare assai interessante.

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Quando Riina padre fu arrestato Salvuccio non era che un bambino, viveva con la mamma Ninetta e il fratello Giovanni. «Sono contento che il figlio di Totò Riina voglia cambiare vita, e glielo auguro» dice Caselli, leggendo le cronache da Padova. A Riina, che ha pagato quanto doveva alla giustizia, va data per legge una seconda possibilità. Ma l’esperienza suggerisce un prudente realismo se non una prudente dose di scetticismo: «Spesso nei territori non “vocati” al malaffare – ricorda Caselli – certe persone tendono a “ibridarsi”, mescolarsi con gli altri con una forza relazionale che ha un unico obiettivo: non essere percepiti. Ricordo ancora i soggiorni obbligati e quel che ne pensava il generale Dalla Chiesa». Ma erano altri tempi, oggi, a Padova, Riina jr sta seguendo un modo di fare e di essere assai diverso da quello dei suoi predecessori, e forse anche da quello che gli potrebbe e vorrebbe suggerire lo stesso padre inesorabilmente al 41bis.

Chi incontra il giovane Riina nei luoghi della movida padovana non può non notarlo, vestito con abiti firmati e che si fanno guardare, sempre a bordo di auto di lusso, all’ingresso e all’uscita dei locali più «in» di Padova. E sempre con belle ragazze al seguito. Niente che violi il codice giuridico che regola la sua condizione di sorvegliato speciale, ma certo di profonda rottura con quel codice dei padri che voleva sempre il mantenimento del basso profilo. Quel profilo minimal sempre indicato e rispettato dai boss che, nonostante l’immenso potere e le immense ricchezze, sono sempre stati colti, e catturati, nel bel mezzo di una vita senza sfarzi, anzi misera. Una vita che spiazzava, lontanissima dal modello di vita padovano del giovane Riina, che sembra dettato dalla sceneggiatura di un film sulla rapida ascesa di un “picciotto” in carriera.

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Giuseppe Salvatore Riina, 34enne, terzogenito figlio di Totò, da aprile è a Padova per scontare un anno e mezzo di sorveglianza speciale. Dopo sei mesi, il giovane Riina, dopo aver pesantemente criticato la città che voleva cacciarlo, sembra essersi ben ambientato e non ha motivo di lamentarsi. Vive in un appartamento del centro e i ben informati dicono che tra le tante ragazze che gli ronzano attorno, abbia già fatto una scelta. Nella schiera di amici, anche giovani conterranei. Conosciuti per caso a Padova e in nome delle comuni radici, come accade, da sempre, tra studenti fuori sede, o arrivati sotto l’ombrello del giovane Riina per altre strade e per interessi diversi dallo studio o dal legittimo desiderio di divertimento?

Il giovane Riina non ha mai sgarrato: firma regolarmente in questura, tre volte alla settimana sempre alla stessa ora. E la sera, onorato il rito dell’aperitivo, dalle 22 si fa trovare in casa. E fino ad ora, i controlli sulle sue frequentazioni non hanno mai dato risposte che possano insospettire e inquietare. Ogni giorno, al lavoro, negli uffici dell’associazione «Noi famiglie contro l’emarginazione». Impegno al quale non può sottrarsi e non si sottrae, così come per le lezioni all’ università. Per il lavoro, 600 euro al mese, il resto, per mantenere il livello di vita suggerito dalle abitudini, arriva da casa. L’università, quella no, non è a carico della famiglia Riina, come prevede la legge per tutti gli ex carcerati. Vuoi vedere che Riina jr. fila dritto?

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