Stalker picchia la fidanzata per il nome del figlio
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Stalker picchia la fidanzata per il nome del figlio

Mesi di minacce e percosse alla ex fidanzata, colpevole di averlo lasciato e di non avere chiamato il loro figlio con il suo stesso nome.

Stalker picchia la fidanzata per il nome del figlio
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16 Luglio 2012 - 17.26


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Minacciata e picchiata per mesi. La sua unica colpa è stata lasciare un fidanzato violento e non aver dato il suo nome al figlio. È quello che è successo a una ragazza del Bolognose fino a quando ha trovato il coraggio di denunciare il suo ex fidanzato.

Con l’accusa di atti persecutori, i carabinieri di San Lazzaro, nel Bolognese, hanno arrestato un egiziano di 27 anni, in Italia senza fissa dimora,
raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Bologna, al termine delle indagini scaturite dalla denuncia della ragazza, una 19enne di origine straniera residente in città con la famiglia.

Secondo la ricostruzione dei carabinieri, il comportamento violento dell’uomo si sarebbe manifestato all’inizio del 2011, già pochi mesi dopo l’avvio della relazione. L’egiziano si era rivolto ai genitori della giovane, offrendo denaro per ottenere il permesso di sposarla e di decidere il luogo delle nozze, che
si sarebbero dovute svolgere in una moschea. La richiesta non era stata accolta dalla famiglia della 19enne, scatenando la reazione violenta dell’uomo. Le cose erano ulteriormente peggiorate quando lei, dopo avere scoperto di essere incinta, aveva deciso di lasciarlo, per proteggere il figlio dal
carattere aggressivo del padre.

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Da quel momento, il 27enne avrebbe cominciato a perseguitare la ragazza con telefonate di minacce e anche con percosse: in un’occasione, quando lei era
incinta, l’avrebbe buttata sul divano e colpita all’addome; successivamente se la sarebbe presa anche con la famiglia della ragazza, danneggiando a calci l’auto del padre, perché infastidito dal fatto che il neonato non aveva ricevuto il suo stesso nome. L’indagine dei carabinieri è cominciata nel
novembre 2011, quando la giovane, in compagnia della madre, ha
trovato la forza di denunciare ciò che aveva subito.

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