Non si può uccidere il futuro
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Non si può uccidere il futuro

L’attentato di Brindisi. Chi vuole distruggere crea dolore e ferite, ma racconta solo la propria inumanità, denuncia la comunità di Sant'Egidio.

Non si può uccidere il futuro
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19 Maggio 2012 - 17.39


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Tanto è ancora oscuro nell’attentato di fronte a una scuola a Brindisi. Ma non è oscuro il dolore, le vittime, i feriti, la premeditazione, l’obiettivo, una scuola, adolescenti. L’orrore, che resta. Non sappiamo. Se è la criminalità organizzata che prende di mira gente innocente con la scusa di un nome, la scuola. Con la colpa di avere il nome di vittime della legalità di eroi di un’Italia pulita che ci permette di essere puliti anche oggi, in un tempo difficile. Non sappiamo perché e chi. Se invece sono altre le cause occasionali.

Sappiamo però con certezza che si vuole uccidere il futuro, ragazzi, innocenti, teneri nei loro sogni, un mattino qualunque, un sabato qualunque, a Brindisi. Non si può uccidere il futuro. Il futuro non muore. Perché non possiamo non essere vicini alle vittime, ai tanti ragazzi e ragazze che vanno a scuola, alle famiglie che ancora non riescono a farsi una ragione di un dolore così assurdo, imprevedibile, stupido, criminale, insensato, allucinato, calcolato, semplicemente “male”.

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Chi vuole distruggere crea dolore e ferite, ma racconta solo la propria inumanità e, davvero, non ha futuro.

Tante le domande. Ma anche una sola la risposta. Tutto questo è inumano, senza senso, senza futuro. Vorrebbe uccidere il futuro, ma non ci riuscirà. Crea dolore, ferite terribili. Ma non può uccidere il futuro.

La Comunità di Sant’Egidio si avvicina alle famiglie delle vittime nella preghiera, nella convinzione che c’è tanto da vivere e da costruire, nella solidarietà: per costruire un futuro diverso, con tanti ragazzi come quelli che sono oggi l’obiettivo di una violenza aggressiva e folle. E’ una pagina triste per l’Italia, ma è anche una nuova pagina che va scritta insieme: nella responsabilità, nella solidarietà, nella capacità di costruire il nostro futuro in un tempo complicato. Nell’uso delle parole, che non possono seminare odio e disprezzo. Nei comportamenti. Nel rifiuto, radicale, della violenza. Sempre.

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