Don Verzè: la responsabilità è tutta mia
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Don Verzè: la responsabilità è tutta mia

Lettera ai magistrati dal fondatore dell'ospedale milanese dopo il crack della struttura: mi offro ai pm.

Don Verzè: la responsabilità è tutta mia
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2 Dicembre 2011 - 16.35


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Don Luigi Verzé, presidente della Fondazione San Raffaele del Monte Tabor, ha scritto una lettera aperta ai pubblici ministeri che indagano sul dissesto del gruppo ospedaliero, al consiglio di amministrazione, alla Fondazione stessa e alla stampa nella quale si prende tutte la responsabilità “morale e giuridica” del crack. “Del San Raffaele sono stato e sono io l’ispiratore” e “mi assumo tutta la responsabilità di quanto è stato compiuto” e “con questa mia lettera mi offro al giudizio di tutti, dei Signori Pubblici Ministeri, del Consiglio di Amministrazione, dell’opinione pubblica e rivendico l’intera responsabilità morale e giuridica di quanto avvenuto”.

Il sacerdote scrive di non leggere “da mesi la stampa: ho pensato di fare come Gesù Cristo che, dopo aver guarito tanti ammalati e dopo averci donato una dottrina salvatrice, fu arrestato, calunniato e condannato alla croce: non si è difeso. Ma sono stato pregato di leggere una rassegna stampa e oggi non posso più tacere, con il rischio che il mio silenzio danneggi molti e in particolare l’Associazione dei Sigilli, persone tutte qualificate e assorbite con assoluta purezza nel travaglio della gestione dell’Uomo, immagine di Dio, secondo la filosofia del San Raffale, una associazione civilmente e canonicamente riconosciuta”.

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“Oggi il San Raffaele – sottolinea Verzè – non è fallito. E’ stato messo sotto la protezione del Vaticano e della Giustizia. Sì, è vero, un aereo il dott. Mario Cal, mio Vice Presidente Esecutivo, mi propose di acquistarlo per risparmiare tempo e fatiche, sempre disponibile per andare” in tutti i luoghi del mondo “dove la dottrina del San Raffaele venisse conosciuta e realizzata”.

“Del San Raffaele , quindi, sono stato e sono io l’ispiratore; – prosegue – tutto quanto è stato necessario per la realizzazione di questa Opera nella aspirazione alla ottimalità in ciascuno dei suoi versanti risale a me; nulla di quanto essenzialmente connesso alla funzionalità del San Raffaele mi è estraneo: non so come Mario Cal abbia gestito nei particolari la sua funzione, ma escludo che abbia agito nel suo personale interesse e comunque mi assumo tutta la responsabilità di quanto è stato compiuto nella superiore finalità dell’Uomo realizzata dal San Raffaele”.

Verzè rivendica infine anche “la fondamentale importanza” dell’esistenza e “del perpetuarsi” del San Raffaele “nella panoramica della cultura e della sanità”. Nelle ultime righe della lettera scrive infine di confidare di “avere la forza (fisica) di affrontare dinanzi a tutti questo passo al quale non ho intenzione di sottrarmi” e di sapere ora “cosa significa essere con Cristo tempestato da insulti, sulla croce. Fa parte del mio programma Sacerdotale”.

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