La difficile resistenza di Minzolini
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La difficile resistenza di Minzolini

L'affaire del direttorissimo s'imporrà nel cda di viale Mazzini di oggi. Una bella gatta da pelare per il direttore generale della Rai.

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19 Ottobre 2011 - 16.52


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Minzolini fa il duro, ma sa bene che si sta scrivendo l’atto finale che determinerà l’uscita ingloriosa dal Tg1. Fare il duro gli serve solo per quello che (gli) verrà.

Oggi c’è Consiglio di amministrazione in viale Mazzini. Al di là dell’ordine del giorno, l’affaire Minzolini s’imporrà nel confronto tra maggioranza e opposozione. Curiosità per la posizione che assumerà il presidente Garimberti. Il direttorissimo è una bella gatta a pelare per il direttore generale, l’affaire rischia di destabilizzarlo, ingarbugliare il suo ruolino di marcia. S’impone una via d’uscita senza danni per il direttore generale. Per lui (Minzo) la compensazione è affidata a due generosità: quella della Rai verso chi ha le spalle coperte e quella a venire del Cavaliere per il quale il direttorissimo si è fatto in quattro.

La pesantezza dell’affaire è stata determinata – come si sa – dalla richiesta di rinvio a giudizio per i soldi a gogò spesi da Minzolini con la carta di credito aziendale. Soldi restituiti, certo, ma solo quando era evidente il danno di quei fine settimana in mete deliziose. Danno irreparabile con la restituzione, la giustizia è andata avanti e Minzolini non è stato certamente aiutato dalla testimonianza resa dall’ex direttore generale, Masi, davanti al magistrato che ha indagato sulla vicenda.

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Nei giorni scorsi, Sergio Zavoli ha annunciato che convocherà i vertici Rai per sapere cosa hanno fatto o cosa s’apprestano a fare per risolvere il problema Tg1 (carta di credito, ascolti rasoterra, attacco a pallettoni al Presidente della Camera…). L’ideale per la Lei sarebbe andare all’appuntamento con il problema risolto. Il piano per il dopo Minzolini è pronto e prevede anche – se si rendesse necessario – una soluzione morbida di passaggio. Il tempo che occore per far dimenticare e sistemare le cose. Scelte non facili soprattutto se all’orizzonte ci sono possibili elezioni politiche con possibili inediti scenari. Da venire il mal di testa per chi deve pensare a salvarsi, soprattutto se occupa il vertice dell’azienda.

In attesa, l’Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai, chiede al governo dell’azienda di costituirsi parte civile contro il direttore del Tg1, Augusto Minzolini. E questo, già in occasione dell’udienza davanti al Gup. “La restituzione delle somme da parte del “direttorissimo” non basta – dice Carlo Verna, segretario dell’Usigrai – se il presunto reato dovesse essere accertato. Ci sarebbe inoltre un danno di immagine, anche per l’importanza del telegiornale che Minzolini dirige”.

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Non si può procedere – incalza l’Usigrai – con due pesi e due misure nella valutazione delle vicende che vedono coinvolti i suoi dipendenti davanti alla giustizia. “Sarebbe inaccettabile”, avverte l’Usigrai. Il riferimento è al caso di un giornalista chiamato in causa nella vicenda “Calciopoli”. In proposito, Verna precisa provocatoriamente: “Attendiamo fiduciosi che la Rai scelga tra un maxi risarcimento per il collega coinvolto in quella vicenda e ancora in attesa di una pronuncia dei giudici di primo grado, ma sospeso per anni ben prima della richiesta di rinvio a giudizio, oppure per la sospensione anche per Minzolini in attesa del pronunciamento dei giudici”.

Il cerino alla Lei, la palla al Consiglio di amministrazione con un problema inedito e impensabile per il vertice del maggior (per quanto ancora, se continua così?) telegiornale del servizio pubblico.

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