No Tav: domenica niente scontri, qui non comandano i Black bloc
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No Tav: domenica niente scontri, qui non comandano i Black bloc

Il leader del movimento Perino annuncia: proveremo a tagliare le reti, ma senza violenza.

No Tav: domenica niente scontri, qui non comandano i Black bloc
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21 Ottobre 2011 - 18.45


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di Michela Rossetti

“Scontri? Ma quale scontri? I Black bloc che si sono ‘allenati’ in Val di Susa…? Non diciamo sciocchezze”. Alberto Perino, uno dei leader storici del movimento No Tav, non ha dubbi: “La manifestazione di domenica sarà pacifica”.
Le rassicurazioni arrivano da giorni, ma la paura rimane. Tanto che la manifestazione prevista per il 23 ottobre a Chiomonte, contro la linea dell’alta velocità Torino-Lione, era in forse fino a pochi giorni fa.
La certezza è arrivata solo mercoledì, quando il Comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza presieduto dal sottosegretario all’Interno Michelino Davico ha dato l’ok. Seppur condizionato: la manifestazione dovrà svolgersi a distanza ritenuta sufficiente dai cantieri della Torino-Lione realizzati a Chiomonte.


Il Black bloc annunciano: “In Val di Susa ci saremo”

A una settimana dagli scontri di Roma durante la manifestazione degli Indignati, degenerati nella guerriglia di piazza San Giovanni, si teme un ritorno dei Black bloc.
Quel “blocco nero” che lancia molotov e impugna spranghe, e che nella capitale ha dimostrato di essere bene organizzato.
L’intervista che uno di loro non lascia presagire nulla di buono: “In Val di Susa ci siamo sempre stati e ci saremo finché vivrà quella lotta”.

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Perino: “A Chiomonte comandiamo noi, niente ‘neri’”

“Sono solo interviste anonime, che riportano parole assurde”: bolla Alberto Perino. “Chi dice di essere stato qui a luglio certo non ha fatto la guerra, al massimo ha respirato il gas lacrimogeno sparato dalle forze dell’ordine”.
Il leader dei No Tav non teme “infilitrazioni”. Non ha paura che nei suoi boschi arrivi gente vestita di nero con il solo obiettivo di distruggere.
“In Val di Susa – dice – abbiamo sempre comandato noi… basta guardare la manifestazione del 20 luglio, dove non si è registrato un solo problema”.
Però il 3 luglio è stato diverso. “Sì. Ma i Black bloc non c’entrano nulla. Quel giorno in strada c’erano i valsusini. Il 3 luglio, però, era un’altra cosa. Arrivava dopo il 27 giugno”.
Il riferimento è allo sgombero della “Libera repubblica della Maddalena”, l’area del cantiere che è stata occupata per oltre un mese fino all’intervento delle forze dell’ordine.
Quel 27 giugno, secondo i No Tav, sono stati usati dalle forze dell’ordine lacrimogeni proibiti nei conflitti interrnazionali ed è iniziata un’occupazione militare di parte del territorio comunale di Chiomonte. Una zona che comprende vigne, campi di lavanda, boschi, e un sito archeologico del neolitico tra i più importanti d’Europa.

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“Impossibile rivedere qui gli scontri di Roma”

Perino lo ripete, per l’ennesima volta: “Nessuno scontro domenica. E chi ha paura che potrebbe ripetersi quanto successo a Roma non sa di cosa parla, non conosce il nostro territorio. Qui non ci sono strade, ma boschi. Quindi niente blindati della polizia nè vetrine da rompere, o sanpietrini da tirare”.


“L’obiettivo resta tagliare le reti”

Lo slogan della manifestazione di domenica è “Diamoci un taglio”. L’obiettivo resta quello di tagliare le reti del cantiere, nonostante la prefettura di Torino abbia annunciato una zona rossa vicina ai lavori?
“Prima di tutto non c’è nessun cantiere, ma una doppia recinzione. Esistono reti su più livelli. E filo spinato”
Quindi l’obiettivo? “È arrivare alle prime reti”.


“Disobbedienza civile, ma nessuna violenza”

“L’obbiettivo – spiega – è un’azione di disobbedienza civile. Sa di cosa parlo? Di quella messa in atto da Ghandi e Martin Luther King. Significa manifestare a volto scoperto, senza passamontagna, a mani nude. Noi domenica scenderemo in strada solo con le nostre bandiere. E cercheremo di tagliare queste reti. Se la polizia tenterà di fermarci, noi torneremo indietro. Perchè non vogliamo violenza”.

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Tagliare le reti, però, non è legale

“La disubbedienza civile significa questo: violare le leggi. Violarle per un obiettivo sacrosanto e giusto. Che è quello di fermare un’opera inutile e illegale. La Torino-Lione viola l’accordo internazionale del 2001: si sarebbe potuta costruire solo con la saturazione dell’attuale linea ferroviaria. E invece negli ultimi 2 anni è stata usata al meno del 10%”.

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