L'Europa ha paura della guerra? Sui social l'hashtag più rilanciato è #RussiavsUkraine
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L'Europa ha paura della guerra? Sui social l'hashtag più rilanciato è #RussiavsUkraine

Escalation di conversazioni sul web sulla crisi nel Donbass: nella maggior parte delle conversazioni l’invasione è imminente.

L'Europa ha paura della guerra? Sui social l'hashtag più rilanciato è #RussiavsUkraine
Biden e Putin
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19 Febbraio 2022 - 09.08


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Per la maggioranza delle testate internazionali le tensioni con la Russia e i timori di un’invasione sono il tema principale, ma anche sul web la discussione è entrata tra i trending topics. Con gli algoritmi di intelligenza artificiale di Kpi6 abbiamo analizzato le conversazioni sull’ipotesi del conflitto, analizzandone l’andamento nelle ultime settimane. 
L’attenzione si è accesa a metà gennaio con andamento costante, fino a incrementare la quantità di contenuti pubblicati nelle ultime due settimane. Per la rete l’esito dell’escalation sarà purtroppo una “invasione imminente” che è la frase più presente all’interno dei contenuti pubblicati, insieme a “crisi ucraina”.

In pochi credono al successo della diplomazia, nella prevalenza delle conversazioni sul web, la guerra sembra inevitabile. Da quando sono cresciute le tensioni tra Russia e Ucraina, provocando attenzione e preoccupazione nel contesto internazionale, abbiamo registrato diversi picchi di conversazioni, in rete. 
25 gennaio: cresce la tensione. Consiglieri politici di Russia, Ucraina, Francia e Germania a colloquio a Parigi.
12 febbraio: manifestazione a Kiev contro la Russia, migliaia le persone in piazza.
14 febbraio: il cancelliere tedesco Olaf Scholz vola a Kiev, e il giorno seguente a Mosca in missione diplomatica per ridurre l’escalation.
16 febbraio: è il giorno indicato da alcuni funzionari statunitensi ed europei, per l’inizio di un attacco
17 febbraio: il Segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, in un’intervista dice : “Non c’è certezza su quello che potrà succedere nei prossimi giorni”.

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Tra i leader che in questi giorni si stanno misurando con la crisi internazionale, in Italia e all’estero, Putin (40% delle conversazioni) e Biden (23%) sono nettamente i più menzionati, in Italia, mentre Di Maio è chiamato in causa più di Draghi e Macron: per la rete sono questi i riferimenti della crisi, quelli seguiti con più attenzione con i quali si innesca engagement. 

Per ognuno di loro le emoji che identificano disapprovazione (icone verde) e rabbia (icona rossa) sono prevalenti, mentre il sentiment, ossia l’indice di apprezzamento, non supera l’11%. In generale le audience esprimono un giudizio severo sui politici e i leaders che stanno provando a ridurre l’escalation ed evitare la guerra.

Sugli account social ufficiali dei leaders politici italiani prevale la prudenza. La crisi in Ucraina non occupa lo spazio principale nelle loro conversazioni, dalle quali generare engagement e thread di discussioni. Su Twitter dedicano pochi contenuti all’escalation del conflitto, preferendo concentrarsi su temi come il green pass, l’aumento dei costi delle bollette per famiglie e aziende, i referendum. 

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Invece gli utenti di TikTok, adolescenti e appartenenti alla generazione Z (nativi digitali nati tra il 1997 e il 2012) sono attenti alla crisi in Ucraina. In questi giorni i video su TikTok sui veicoli militari incolonnati sulle strade in prossimità dei confini tra Russia e Ucraina, sono diventati virali in rete.

Secondo MediaScope TikTok raggiunge 40 milioni di russi al mese e hashtag come #warukraine, #russiaukraine e #russiavsukraine hanno ottenuto nelle ultime ore, fino a 25 milioni di visualizzazioni. 

TikToker molto noti come @novosileckij, hanno ottenuto quasi 1 milione di visualizzazioni per un video sull’eventuale invasione. I contenuti di Myca Hinton, studentessa americana di 21 anni che in bio si definisce una commentatrice di news e politica, ottengono migliaia di visite. 

Secondo l’ultimo rapporto ufficiale fornito da TikTok, sulla trasparenza e sulle richieste di rimozione o limitazione di contenuti o account ricevute dai governi, nei primi sei mesi del 2021 è proprio la Russia il paese ad aver inoltrato più richieste: sono 1.898 le domande di rimozione inoltrate dalla Russia, rispetto alle 2.434 totali nel mondo. 

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