Covid, l'ex vice-ministro Sileri: "Al ministero della salute c'era qualcuno da Armata Brancaleone"
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Covid, l'ex vice-ministro Sileri: "Al ministero della salute c'era qualcuno da Armata Brancaleone"

Pierpaolo Sileri, ex viceministro della Salute e senatore M5S, intervistato a `Un Giorno da Pecora´ su Rai Radio1 racconta cosa accadde al ministero della Salute quando si diffuse il virus del Covid

Covid, l'ex vice-ministro Sileri: "Al ministero della salute c'era qualcuno da Armata Brancaleone"
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10 Marzo 2023 - 18.17


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Covid, se ne parla dopo l’inchiesta di Bergamo e non solo: «Al ministero» della Salute «c’era qualcuno da armata Brancaleone. Forse era una battuta e basta, ma tornato dalla Cina mi dissero `a Sile´ non portà sfiga’».

 Lo racconta Pierpaolo Sileri, ex viceministro della Salute e senatore M5S, intervistato a `Un Giorno da Pecora´ su Rai Radio1. 

«Quando mi sono accorto che eravamo davanti alla tragedia della pandemia? Lo capii sulla mia pelle quando il primo febbraio andammo in Cina a riprendere gli italiani rimasti li. C’era una bolgia da film mentre in Italia avevamo avuto solo i casi dei due cittadini cinesi che transitavano su Roma ma nessun contagio a livello nazionale».

Cosa si diceva al ministero della Salute in quei giorni? «Alcuni avevano contezza, quello che ne aveva di più era Ippolito, che lavorava nella task force ma era allo Spallanzani”. 

E’ vero che Speranza era il più determinato nelle chiusure mentre Conte, allora premier, lo era di meno? “C’era una ovvia differenza – spiega Sileri – Speranza viveva dentro al ministero e aveva più opportunità di parlare coi propri tecnici e capire la situazione”.

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Nell’inchiesta sulle mancate zone rosse ad Alzano e Nembro, Sileri è tra i pochi non indagati. «Credo che il vero problema – risponde – vada ricercato nella selezione dei tecnici del ministero, che ha portato a un sistema a mio avviso fatto di scelte non eccellenti. Non erano tutti un’armata Brancaleone, altrimenti sarebbe un inferno, direi però che alcuni erano da armata Brancaleone. A quanto so dovevano affidarsi ad una società esterna perché non parlavano inglese».

Secondo l’ex viceministro, «qualcuno dei segretari e direttori generali non è mai stato all’altezza a mio avviso. C’è stato un sistema che ha avuto dei buchi».

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