Distanti dalla politica distanti dalla democrazia: Montecitorio e le transenne
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Distanti dalla politica distanti dalla democrazia: Montecitorio e le transenne

Un paese quando ha paura crea sfiducia, scontento e diseguaglianze che ormai sono evidenti e sono una grande debolezza di tutte le democrazie

Distanti dalla politica distanti dalla democrazia: Montecitorio e le transenne
Montecitorio
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Tiziana Buccico Modifica articolo

14 Luglio 2022 - 16.51


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È tanto che ci penso, che rifletto e che mi scervello per capire cosa sia davvero cambiato e perché. Ci stiamo allontanando dalla vita reale proprio quando quella stessa vita reclama maggiori attenzioni, come in un mixer impazzito viviamo in un mondo surreale, virtuale quando invece ogni piccola cosa della nostra quotidianità ci chiede di essere vigili, prudenti e presenti. Possiamo sopravvivere in isolamento in un costante aggiornamento, in perenne allerta e così crediamo di essere forti anche tenendo le distanze. Ma quello che mi ha spinto a scrivere è stato il senso di fastidio, di rabbia e se volete anche di riso amaro quando mi sono imbattuta nel blocco pedonale del centro di Roma, una distanza imposta. 

Caldo infuocato, strade affollate piene di turisti, un fiume umano che cerca il saldo migliore, bar strapieni, e tutti con un cono di gelato italiano in mano e poi forze dell’ordine schierate come in stato d’assedio, non è il set del film “Fast & Furious”, è la realtà. Montecitorio è inaccessibile da entrambi i lati, le strade limitrofe sono sbarrate, è concesso arrivare solo da Giolitti per poter godere di caffè o un gelato lasciando poi tutto a terra o dove capita, oggi la “monnezza” a Roma è entrata a far parte delle cartoline da spedire.

Non si possono raggiungere le strade intorno al Parlamento, da Piazza di Pietra non si può accedere a Largo Chigi etc…ed io proprio l’altro ieri dovevo per forza andare a Via della Colonna Antonina a ritirare un pacco DHL.  Avete presente una mosca intrappolata sotto un bicchiere? I turisti che giravano in tondo, una specie di labirinto kafkiano all’interno del centro storico della Città Eterna, l’unica certezza la sporcizia.

Decido di andare dai poliziotti alle transenne per spiegare che io devo assolutamente andare a Via della Colonna Antonina senza se e senza ma, gli dico con spavalderia partenopea “se vuole può accompagnarmi” si consulta con il portiere, credo, del palazzo maestoso a cui viene bloccato l’accesso e con fare rassegnato mi fa segno di andare con la testa, troppo pronta ad una sfida sotto la canicola romana lo incalzo “devo andare ora e subito” e lui con aria spazientita mi risponde “le ho detto che può, vada”!! Non mi sembra vero sono entrata nell’area blindata pochissime persone, negozi vuoti, e come non essere a Roma, nessun monopattino sfrecciante e uno strano silenzio, una pace surreale e per certi aspetti piacevole, ma anche triste.

Raggiungo la destinazione molto soddisfatta e cerco di capire come uscire dal labirinto della protezione dei palazzi del potere. Transenne, polizia, agenti in borghese presidiano il territorio ma poi giunta senza stop davanti alla Galleria Alberto Sordi i cui cancelli lato Chigi sono chiusi…mai visti chiusi e così penso stupidamente ma chi mai avrà le chiavi di questi cancelli?? Giungo a Largo Chigi e lì oltre allo schieramento di sicurezza con macchine e uomini, dopo aver chiesto ad agenti in borghese se posso procedere su Via del Corso in direzione San Lorenzo in Lucina, c’è uno schieramento di auto blu con i vetri oscurati e tanti autisti in abiti grigi o blu  che chiacchierano tra di loro,  sono tanti e sono rilassati a pochi metri dall’altro lato, verso piazza Venezia,  sono schierati dietro transenne e cordone di sicurezza, persone che fanno un mestiere molto simile, vivono dello stesso lavoro, ma sono lì a protestare: i tassisti.

Come stride tutto questo, un contrasto che fa riflettere, una contrapposizione involontaria ma che ci racconta di più di questa Italia e di questa Europa, forse di questo mondo.

Sono libera, sto uscendo dall’area preparata alla sommossa, ma proprio quando mi lancio nel flusso di Via del Corso mi rendo conto che non apprezzo e non condivido tutto questo. Il continuo passare di auto blu mi innervosisce, i vetri oscurati sono ciò che di più aborro e le sirene delle scorte a Via di Campo Marzio mi fanno davvero andare su tutte le furie e mi domando: quali saranno i commenti degli allegri e arrossati turisti che si aggirano per Roma, cosa penseranno? Vi dico cosa penso io e lo faccio senza peli sulla lingua, detesto che ormai da un po’ non si possa attraversare il bellissimo slargo davanti all’ingresso principale di Montecitorio, che non si possa più passare davanti a Palazzo Chigi con l’occhio curioso guardando nel cortile o il balcone del primo piano. Tutto questo non è più permesso! C’è una distanza anche fisica tra la politica, le istituzioni elette e il cittadino, è stata posta una barriera tra democrazia e cittadini.

Esagerata? Direi proprio di no. Di chi hanno paura i nostri politici? In questo periodo dei tassisti infuriati che stanno bloccando da settimane le città, le stazioni, gli aeroporti  e la vita quotidiana di tanti fruitori, che in città come Roma hanno ben poche alternative se si deve contare sui mezzi pubblici? Ma se in questi giorni il cerchio della protezione si è ampliato per le proteste è ormai consuetudine non poter percorrere a piedi gli ingressi del potere ma allora posso chiedere di chi hanno realmente timore i nostri deputati, dei loro stessi elettori? Dei cittadini? Della democrazia? Chi ha tradito e voluto allontanare fisicamente le persone dai palazzi vuole anche allentare la democrazia? Cosa teme la politica? Perché mi crea così fastidio? La politica è una cosa tanto odiata quanto desiderata eppure è una cosa fantastica, io adoro la politica, non voglio esserne estranea e non voglio essere allontanata neanche fisicamente, chi vive quei palazzi è lì in quanto eletto, in quanto delegato dagli elettori, come si fa ad avere paura di chi ti ha dato fiducia e consenso? 

Abbiamo fatto cadere la Prima Repubblica anche con armi giudiziarie, forconi, monetine, fango ed intrighi di palazzo ma quella politica camminava per strada, non si barricava, eppure c’erano le stragi, gli attentati e molto altro. Oggi la Seconda o la Terza in attesa di quella delle banane che forse è dietro l’angolo, il politico preferisce i Tik Tok, i talk con domande preparate, i tweet studiati ad effetto, più che camminare per strada da soli, incontrare i cittadini anche se in disaccordo, affrontare la pancia del paese. Qualcuno ieri diceva in un bar del centro, dopo l’assalto alla Cgil si ha più paura, peggio mi sento visto che anche lì abbiamo dimostrato tutta la fragilità di un sistema che non difende e non previene. Un paese quando ha paura crea sfiducia, scontento e diseguaglianze che ormai sono evidenti e sono una grande debolezza di tutte le democrazie. Perché i ministri, i sindaci, i politici vanno a teatro con l’auto blu e fuggono appena lo spettacolo finisce dietro i vetri fumè? Perché temono il confronto? Altra cosa è se c’è invece la Tv sono immediatamente pronti e disponibili e sorridenti anche a commentare l’Ernani o un concerto pop. Come è possibile che il popolo delle piattaforme, dell’ognuno vale uno, dell’antipolitica sia la peggiore rappresentazione di essa? La gente comune come amano definirsi, politici che non sono cresciuti nelle sezioni, nei circoli, nelle amministrazioni locali ,che percorrono in lungo e in largo il più famoso Transatlantico,  ha smesso i panni di noi siamo l’alternativa, la voce del popolo, l’avvocato del popolo, i difensori della patria, gli intellettuali di sinistra che sanno cosa è la vita di chi non ha voce,  l’Italia prima di tutto, con slogan come il vaffa e molti altri, oggi tradisce con cambi di casacca continui, ma tenendo ben salde le poltrone, spostandosi senza problemi da destra a sinistra e viceversa, si barricano in quegli edifici che rappresentano la storia di un grande paese, di una democrazia e una Repubblica costata vittime e lotta, che ha resistito con una Costituzione che è stata il faro della rinascita e del progresso. 

Oggi, proprio oggi, con l’ennesimo voto, potrebbe andare in scena un altro cambio di governo, oggi come da diverso tempo il mandato elettorale viene tradito o ribaltato. Siate seri, cari parlamentari, togliete le transenne, mandate le forze dell’ordine a presidiare il territorio, a combattere la delinquenza, la mafia, la violenza sulle donne, i fragili, smettetela di temere per voi stessi e le vostre scelte, magari tutto questo vi farà fare scelte più coerenti e responsabili nei confronti dei vostri elettori e del mandato che vi è stato dato e forse i cittadini ritorneranno a votare ed a credere nel proprio voto.

Sir Winston Churchill:”Il politico diventa uomo di stato quando inizia a pensare alle prossime generazioni invece che alle prossime elezioni”.

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