La storia di Amin italiano per sbaglio e poi clandestino. Oggi è nostro connazionale
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La storia di Amin italiano per sbaglio e poi clandestino. Oggi è nostro connazionale

Un errore che dimostra quanto lo Ius Soli sia necessario. Nato a Napoli da genitori tunisini, ma poi trasformato in irregolare. Così ha perso il lavoro. Oggi gli è stata consegnata la cittadinanza italiana

Ius Soli, una norma indispensabile
Ius Soli, una norma indispensabile
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6 Aprile 2018 - 13.10


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E’ una via Crucis quella che ha dovuto sopportare Amin Abdelli. Un errore certo ma anche la dimostrazione della necessità che lo Ius Soli divenga legge. Amin è nato a Napoli nel 1988, figlio di due genitori tunisini. Al momento della nascita il funzionario del Comune sbagliò, e attribuì la cittadinanza italiana al bambino. Tre anni fa Amin, divenuto chef di una nota catena di ristoranti giapponesi di sushi, scoprì che non era cittadino italiano, nonostante avesse la carta di identità, ma era addirittura irregolare; se ne resero conto al Comune di Longone al Segrino, provincia di Como, dove Amin voleva prendere la residenza. Clandestino, per la precisione.

Racconta il ragazzo: ‘Mi dissero inizialmente che era un semplice errore materiale e io non diedi troppo peso alla questione. Poi, quando sono sceso nuovamente a Napoli per risolvere la vicenda, ho capito quanto fosse grave. Ho girato le varie municipalità, ma tutti se ne sono lavati le mani. Mi avevano offerto un posto a New York, ero felice. Vengo da un quartiere difficile come la Duchesca, la mia gioventù è stata segnata dai sacrifici miei e della mia famiglia…”.

La buona notizia è che oggi Amin è diventato davvero italiano. Il Comune di Napoli gli ha conferito la cittadinanza che gli spetta e per la quale ha combattuto con l’aiuto dell’avvocato nigeriano Hilarry Sedu. Sedu per prima cosa si è rivolto al sindaco di Napoli Luigi De Magistris affinché intervenisse per risolvere il pasticcio. E così è stato. “Ancora non ci credo ma ringrazio il sindaco De Magistris perché è stato di parola. Negli ultimi anni quasi non ho vissuto – confessa Amin – ho perso il lavoro perché ero clandestino. Ora ho già un paio di offerte sempre come chef in ristoranti di sushi e con la mia compagna finalmente potremo pensare a costruire una famiglia”.

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