Svelato dopo 150 anni il mistero del primo sottomarino da guerra, il confederato Hunley
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Svelato dopo 150 anni il mistero del primo sottomarino da guerra, il confederato Hunley

Il suo equipaggio sterminato dall'onda d'urto del siluro con cui aveva affondato una nave unionista.

Il sommergibile Hunley
Il sommergibile Hunley
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Diego Minuti Modifica articolo

7 Settembre 2017 - 10.42


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Dopo 150 anni è stato svelato il mistero sulla fine del sottomarino Hunley, l’arma segreta dell’esercito della Confederazione, mai riemerso dopo avere compiuto, con successo, la sua prima e quindi unica missione, affondando una nave dell’Unione impegnata nel blocco dell’importantissimo porto di Charleston. La nave nordista, la Uss Housatonic, che si trovava all’ingresso del porto, fu centrata in pieno da un siluro del sottomarino confederato e colò a picco, il 17 febbraio 1864, spingendo la Marina unionista a sospendere l’operazione.
Dopo l’affondamento – un atto d’eroismo, visto le caratteristiche dell’Hunley, all’avanguardia per il periodo, ma con parametri di sicurezza oggi bassissimi – il sottomarino non riemerse, adagiandosi sul fondale dove è rimasto sino al 1995, quando è stato individuato.
Ora un gruppo di tecnici pare avere scoperto le cause – misteriose sino ad oggi – della fine dell’Hunley che, per ironia della sorte, fu conseguenza delle sue stesse armi.
Unione e Confederazione pensarono per prime a realizzare dei mezzi che viaggiassero sotto la superficie del mare per attaccare i nemici, ma fu solo l’Hunley ad essere utilizzato.
Quando, a distanza di 131 anni dalla sua scomparsa è stato trovato, l’Hunley non mostrava all’esterno segni di danni subiti in combattimento e gli scheletri degli otto uomini che componevano l’equipaggio sono stati trovati ai loro posti, senza che fossero rilevate lesioni causate da armi. Il posizionamento degli scheletri e il loro stato ha quindi spinto a pensare che non abbiamo avuto modo di reagire, forse perchè quanto accaduto era assolutamente inatteso.
Quindi gli esperti hanno lavorato su un’altra ipotesi, che la causa del decesso contemporaneo dell’equipaggio sia stato provocato da una causa esterna, ma non, per così dire, fisicamente invasiva. E’ stato quindi realizzato un medello dell’Hunley, esposto agli effetti di tipi diversi di esplosioni e verificandone quindi gli effetti. Chi ha davanti agli occhi l’immagine dei sottomarini di oggi deve fare uno sforzo di fantasia per immaginare come fosse l’ Hunley: un cilindro di metallo lungo 12 metri con un diametro di 1,5 metri e una corazza di di poco più di un centimetro di spessore. Privo di motore, si spostava grazie alla forza delle braccia del’equipaggio, Per non parlare del siluro che, privo di propulsione propria, veniva praticamente appoggiato alla chiglia della nave nemica e fatto esplodere grazie ad un’asta di rame lunga appena cinque metri.
Quindi, hanno accertato i ricercatori, il sottomarino era lontano per non essere investito dall’ esplosione della carica del siluro, ma non tanto da evitare l’onda d’urto.
La pressione che si determina in circostanze come quelle dell’Hunley può essere abbastanza forte da fare espellere con violenza l’aria dai polmoni e determinare lo scoppio di piccoli vasi sanguigni.
Grazie ai sensori collocati sulla superficie del modello, i ricercatori sono stati in grado di stimare che l’onda d’urto prodotta dall’esplosione del siluro ha colpito Hunley con tutta la sua forza. Anche se lo scafo di metallo ha assorbito la maggior parte dello shock, gran parte dell’onda d’urto è stata trasmessa all’interno del sottomarino, che ha fatto da cassa di risonanza.
Per un secondo, la pressione dell’aria nel sottomarino triplicò rispetto alla pressione normale in superficie. Secondo i calcoli dei ricercatori, una tale forza applicata rapidamente avrebbe stordito tutti i membri dell’equipaggio e inflitto gravi lesioni ai polmoni e ad altri organi, lasciando loro solo il 16% di possibilità di sopravvivenza.
Anche se è impossibile avere dati da un’autopsia, a 150 anni dall’evento o con i corpi esposti all’azione dell’acqua, la spiegazione viene ritenuta coerente con la mancanza di reazione dell’equipaggio e il destino del sottomarino. Il primo a compiere per intero la sua missione, a costo della vita di tutti i suoi marinai. 

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