Aukus, l'America è tornata: contro l'Europa e il gigante cinese
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Aukus, l'America è tornata: contro l'Europa e il gigante cinese

Altro che nuova partnership euroatlantica.  Sì ,“America is back”. E’ tornata sullo scacchiere mondiale ma non certo con uno spirito benevolo nei confronti dell’Europa.

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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

17 Settembre 2021 - 12.59


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Altro che nuova partnership euroatlantica.  Sì ,“America is back”. E’ tornata sullo scacchiere mondiale ma non certo con uno spirito benevolo nei confronti dell’Europa.

Un patto per la sicurezza (ma evidentemente contro la Cina) Australia, Regno Unito e Stati Uniti hanno annunciato la creazione di una nuova alleanza di sicurezza, che contribuirà a dotare Canberra di sottomarini nucleari. Il patto, denomitato Aukus, influenzerà le relazioni nella regione dell’Indo-Pacifico e non solo. Annunciando il patto, nessuno dei leader dei tre Paesi ha citato la Cina, ma l’alleanza è largamente vista come una mossa in funzione anticinese. 

 Australia avrà sottomarini nucleari grazie agli Usa 

Secondo l’intesa, l’Australia costruirà almeno otto sottomarini nucleari grazie alla tecnologia Usa, cancellando un contratto con la Francia per sottomarini a propulsione diesel-elettrica. Secondo gli esperti, i futuri sottomarini consentiranno all’Australia di condurre pattugliamenti di durata maggiore e daranno all’alleanza maggior presenza militare nella regione. Il premier Scott Morrison ha dichiarato di aver chiamato i leader di Giappone e India per spiegare il patto. Giappone, India, Australia e Usa hanno già un dialogo strategico, Quadrilateral Security Dialogue, noto come ‘the Quad’. 

 Gli Usa ampliano la presenza nell’area Indo-Pacifica 

 Dieci anni fa, nel corso del mandato del presidente Barack Obama, gli Usa iniziarono a discutere della necessità di concentrare maggior attenzione alla regione dell’Indo-Pacifico, mentre si allontanavano dai conflitti in Medioriente. Nella presidenza Biden, il Paese ha ritirato le truppe dall’Afghanistan e visto crescere le tensioni con Pechino. Nel Pacifico, Usa e altre nazioni sono preoccupate per le azioni aggressive della Cina nel mar Cinese meridionale e delle tensioni con Giappone, Taiwan e Australia. In precedenza gli Usa hanno condiviso la tecnologia di propulsione nucleare solo con Londra. Biden ha affermato che in ballo ci sia il mantenimento di pace e stabilità nell’Indo-Pacifico sul lungo periodo.

La partnership Usa-Uk-Australia – ha spiegato in una nota la Casa Bianca – avrà al centro “l’integrazione delle catene di sicurezza e difesa, la condivisione di informazioni, scienza e tecnologia, le cyber capacità e l‘intelligenza artificiale” per garantire la stabilità degli equilibri nell’Indo-Pacifico e “affrontare insieme il ventunesimo secolo e le sue minacce”. Nel testo dell’accordo, così come nei discorsi tenuti dai tre leader, non viene mai nominata la Cina. Già lo scorso giugno, però – nel suo viaggio in Europa – Joe Biden non aveva avuto esitazioni a chiedere collaborazione per arginare lo strapotere di Pechino. A preoccuparlo era l’aggressività di Pechino nel mar Cinese meridionale, nelle acque delle Filippine e nello stretto di Taiwan, l’isola cinese che da sempre non riconosce il dominio formale dello Stato continentale. A luglio poi, l’arrivo nella zona della portaerei britannica Queen Elizabeth aveva alzato ulteriormente la tensione. L’energia nucleare consentirà agli innovativi sottomarini d’attacco di rimanere in mare fino a 5 mesi e di operare in modo più silenzioso rispetto alle navi diesel della classe Collins– prodotte anche con il sostegno francese – eludendo così le rilevazioni nemiche. Rimane però aperte la questione sulla materia prima necessaria per la propulsione, cioè l’uranio arricchito. I tre firmatari dell’accordo – secondo alcune ipotesi – saranno costretti a limitare l’attività di alcuni dei propri reattori, spostando il materiale fissile sulla catena produttiva. Camberra sembra intenzionata ad arricchire il proprio arsenale, acquistando dagli Stati Uniti anche una serie di missili da crociera Tomahawk a lungo raggio, per rafforzare le proprie difese militari. “Miglioreremo la nostra capacità di attacco”, ha commentato soddisfatto il premier Morrison. “Per più di 70 anni, Australia, Regno Unito e Stati Uniti hanno lavorato insieme per proteggere i nostri valori condivisi e promuovere la sicurezza e la prosperità. Oggi, con la formazione di Aukus, ci impegniamo nuovamente in questa visione”.

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Da tempo gli Stati Uniti hanno iniziato una virata verso l’Asia, ora accelerata dal ritiro dall’Afghanistan, quale epicentro delle priorità geopolitiche, etichettando la Cina come principale avversario strategico. Nei prossimi giorni Biden ha anche convocato alla Casa Bianca il Quad, il forum che comprende Usa, Giappone, India e Australia.Il neonato Aukus riflette questa svolta. I nuovi sottomarini avranno raggio d’azione illimitato, capaci di spingersi nel Mar Cinese Meridionale e a Taiwan, di operare in assoluto silenzio e difficili da intercettare, con la possibilità di manovre navali alleate nell’aera che modifichino drasticamente l’equilibrio militare nella regione .Il significato della mossa è nella natura stessa di un accordo che condivide tecnologia nucleare top secret, senza precedenti recenti per la Casa Bianca. Una simile intesa era stata raggiunta solo con la Gran Bretagna nel 1958. Quel patto viene ora di fatto allargato a Canberra e i dettagli saranno messi a fuoco entro 18 mesi da una squadra che per Washington sarà guidata dal Segretario alla Difesa Lloyd Austin.

Lasciare l’Unione europea con la Brexit ha comportato per il Regno Unito la necessità di riaffermare la propria posizione globale. In questo contesto rientra la maggiore attenzione verso l’Indo-Pacifico. Il premier Boris Johnson ha dichiarato che la nuova alleanza consentirà alle tre nazioni di concentrarsi su una regione del mondo sempre più complessa. Ha aggiunto che probabilmente legherà le tre nazioni più che mai, parlando di “pilastro strategico”. A guidare le operazioni saranno due giganti dell’industria britannica: la Rolls-Royce, azienda leader dell’automobilismo di lusso, e la società del settore aerospaziale BAE Systems

Le reazioni degli altri governi non si sono fatte attendere. Grandi assenti dell’intesa sono infatti le altre due forze della zona, il Giappone e la Nuova Zelanda. Proprio la prima ministraJacinda Ardern, ha specificato che Aukus “non cambia in alcun modo” gli accordi di intelligence esistenti con le tre nazioni o con il Canada, quinto membro dell’altro collettivo di sorveglianza sul Pacifico, Five Eyes. Wellington, inoltre, non revocherà il divieto decennale per le navi a propulsione nucleare – come quelle che svilupperà l’Australia – di entrare nelle proprie acque.

 L’ira francese 

 Le polemiche più feroci sono però arrivate dalla Francia. Già dal 2016, infatti, l’Australia aveva chiuso con il Naval Group –  un appaltatore del governo di Parigi – un contratto da 31 miliardi di euro per la costruzione di sottomarini nucleari . La consegna del primo mezzo, lo Shortfin Barracuda da 97 metri, era prevista per il 2027. I ministri francesi degli Esteri e della Difesa, Jean-Yves Le Drian eFlorence Parly, hanno definito deplorevole la decisione di Australia e Usa: “La scelta americana, che porta a rimuovere un alleato e un partner europeo come la Francia da una partnership di lunga data con l’Australia, mentre ci troviamo di fronte a sfide senza precedenti nella regione indo-pacifica, segna una mancanza di coerenza di cui non possiamo che rammaricarci”. E attaccano Biden definendo la sua politica “brutale“, addirittura “alla Trump“. “Un sottomarino a propulsione nucleare sarebbe stato molto più facile da offrire per la Francia poiché tutti i suoi sottomarini sono alimentati a energia nucleare”- ha commentato in un tweet di disappunto l’ex ambasciatore francese negli Stati Uniti, Gérard Araud – La difficoltà era proprio quella di convertire i propulsori nucleari in navi a propulsione convenzionale“. Ma gli australiani – fa sapare Naval Group – non hanno voluto “avviare la fase seguente del programma e questo ha rappresentato una grande delusione“.

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Bruxelles “sorpresa”

“L’Ue non era stata informata dell’alleanza tra Usa, Regno Unito e Australia. Siamo in contatto con i partner per saperne di più e ne dobbiamo discutere con gli stati membri dell’Ue per capirne le implicazioni”. La prima reazione, a caldo, dell’Unione Europea, è affidata al portavoce del Servizio europeo per l’azione esterna Peter Stano e  – come rimarca un report dell’Ispi – t”rasmette perfettamente la sensazione di spaesamento che circola nelle cancellerie europee. Tra le conseguenze che porta con sé c’è quella di complicare le relazioni transatlantiche. Con l’imminente uscita di scena della cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente francese Emmanuel Macron resta un peso massimo della politica europea, e il colpo subito oggi rafforzerà senz’altro la spinta della Francia per una difesa comune europea. Come annunciato ieri dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, proprio durante il semestre di presidenza francese del Consiglio dell’Unione europea, con cui si aprirà il 2022, si svolgerà un summit sulla difesa europea. Se tra le due sponde dell’Atlantico le incomprensioni aumentano, alla fine a guadagnarci potrebbe essere proprio Pechino”.

“Rafforzare la cooperazione in materia di ricerca e innovazione nell’ambito di ‘Horizon Europe’; esplorare l’associazione a questo programma di partner indo-pacifici idonei come Australia, Giappone, Repubblica di Corea, Nuova Zelanda e Singapore”, recita intanto il documento europeo, che parla anche di “dispiegamenti navali potenziati da parte degli Stati membri dell’Ue” nell’Indo-Pacifico “per aiutare a proteggere le linee marittime di comunicazione e la libertà di navigazione nell’area, rafforzando nel contempo la capacità dei partner dell’Indo-Pacifico di garantire la sicurezza marittima”.

In linea teorica, il patto avrebbe potuto benissimo non coinvolgere il Regno Unito. L’ultimo trattato tra Washington e Londra sul trasferimento di tecnologia sensibile risaliva infatti al 1958: un caso, più unico che raro, in cui gli Usa avevano aiutato gli inglesi ad avviare la creazione della loro flotta di sottomarini nucleari. Boris Johnson però avrebbe insistito per inserirsi, impegnandosi a “mediare tutte le questioni critiche” della nuova partnership. Questo dovrebbe essere il primo passo della politica estera del Paese dopo Brexit e della restaurazione della “Great Great Britain“, un Regno Unito di nuovo centrale negli equilibri mondiali. Il nuovo patto può inoltre aiutare a superare l’impasse nei rapporti con gli Stati Uniti dovuta al disastroso ritiro delle truppe in Afghanistan. Non a caso, l’annuncio è arrivato subito dopo il rimpasto del governo britannico e la sostituzione del criticato ministro degli Esteri Dominic Raab. Durante la videoconferenza, Johnson ha affermato che i tre stati sono “alleati naturali”, nonostante la distanza geografica, e che il nuovo accordo di difesa “rappresenta un pilastro del nuovo centro geopolitico mondiale” e “creerà posti di lavoro e prosperità”. 

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Pechino avverte l’Australia: “Decida se siamo partner o nemici” 

Secondo Pechino, l’alleanza Aukus danneggerà gravemente la pace e la stabilità regionali, mettendo a rischio gli sforzi per arginare la proliferazione di armi nucleari. Per la Cina è “estremamente irresponsabile” che Usa e Regno Unito esportino la tecnologia nucleare. 

 Questo timore non è soltanto del governo cinese. Non sono valse a nulla le rassicurazioni di Morrison sull’adesione dell’Australia “ai più alti standard di salvaguardia, trasparenza, verifica e misure contabili per la non proliferazione, la sicurezza e la protezione del materiale e della tecnologia nucleare“. Molti infatti sostengono che Aukus costituisce un pericoloso precedente per consentire agli Stati di sfruttare scappatoie dagli impegni sul nucleare: il patto australiano consente infatti ai Paesi non dotati di armi nucleari di rimuovere il materiale fissile – usato per i reattori sottomarini – dalle scorte monitorate dall’organismo di controllo globale, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica. Il precedente – avverte James Acton, co-presidente del programma di politica nucleare presso il Carnegie Endowment for International Peace – potrebbe spingere Staticome l’Iran a pericolose emulazioni: spostando l’uranio arricchito sull’alimentazione di mezzi bellici, potrebbe usarlo di fatto per creare delle vere e proprie armi atomiche, senza controlli internazionali. 

 “La Cina che occupa illegalmente e costruisce basi militari su isole contese nel Mar cinese meridionale, minacciando militarmente Taiwan intromettendosi sempre più frequentemente nelle acque territoriali controllate dal Giappone nel Mar cinese orientale non poteva evitare conseguenze per sempre – afferma Axel Berkofsky, Co-Head Ispi Asia Center-  Aukus mira a contenere la Cina militarmente, e il Ministero degli Affari Esteri cinese può lamentarsi di una “mentalità da Guerra Fredda” e di “giochi geopolitici”: ma le politiche espansionistiche della Cina sul suolo asiatico non potrebbero rendere più facile ai tre paesi democratici, che la pensano allo stesso modo, di fare squadra e contrastare il ‘bullo’ cinese”. 

“Bulli” o no, Aukus chiarisce molto dell’”America is back” di bideniana coniazione. Chiarisce che quest’America non è cosa totalmente altra dall’”America first” esaltata da Trump. Certo, i toni di Biden sono meno tranchant, enfatici, “populisti” di quelli utilizzati dal suo predecessore, ma la sostanza cambia poco o nulla: gli interessi americani determinano le alleanze. Alleanze variabili. E poi, c’è l’”ossessione cinese”. Lo stesso ritiro dall’Afghanistan è dentro questa visione: l’iper potenza Usa giocherà il suo ruolo guida nel mondo nell’Indo-Pacifico, teatro di un confronto-scontro strategico con il Gigante cinese. In tutto questo, l’Europa è un corollario, una nota a piè di pagina. Soprattutto, lo è una Europa divisa, senza una politica estera e di difesa comune. Un’Europa “disarmata”. In tutti i sensi.

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