Nord Stream, il 'sabotaggio' russo e la 'profezia' di Biden: retroscena di un crimine ambientale
Top

Nord Stream, il 'sabotaggio' russo e la 'profezia' di Biden: retroscena di un crimine ambientale

Secondo alcune ricostruzioni riportate dal New York Times, le esplosioni sembrerebbero essere state causate da esplosivi piazzati da un sommergibile o sganciati da un aereo o da un’imbarcazione

Nord Stream, il 'sabotaggio' russo e la 'profezia' di Biden: retroscena di un crimine ambientale
Sabotaggio al Nord Stream
Preroll

Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

29 Settembre 2022 - 17.24


ATF

Nord Stream, il giallo del sabotaggio russo,  quelle parole “profetiche” profetiche di Biden e un crimine ambientale 

Guerra del gas

La ricostruisce Il Post: “Negli ultimi due giorni tra i paesi europei è diventata sempre più condivisa l’idea che le perdite di gas russo dai gasdotti Nord Stream 1 e 2 avvenute all’inizio di questa settimana siano il risultato di un sabotaggio compiuto dalla Russia. Nonostante non ci siano prove, l’Europa crede che il regime russo abbia sabotato i gasdotti per continuare a usare le proprie forniture di energia come strumento per fare pressioni sui governi occidentali. Sul caso si è iniziato a indagare, ma nel frattempo alcuni paesi europei, tra cui l’Italia,  hanno rafforzato militarmente le protezioni attorno ai propri gasdotti per il timore di altre operazioni simili. Quando si sono verificati gli attacchi, i due gasdotti non erano in funzione: il Nord Stream 1 era stato chiuso dall’azienda energetica statale russa Gazprom lo scorso agosto dopo mesi in cui aveva funzionato a capacità ridotta, a causa delle tensioni tra Russia e Unione Europea per l’invasione dell’Ucraina. Per le stesse ragioni il Nord Stream 2 non era mai entrato in funzione. Ma i due gasdotti erano comunque riempiti gasdotti  di gas naturale, anche se non veniva pompato. Le perdite, che sono ancora in corso e secondo alcune stime potrebbero proseguire fino a domenica, sono state identificate grazie ad alcuni cali di pressione. I tubi non pompavano il gas pur essendone pieni, e l’unica ipotesi per spiegare quello che stava succedendo era che fossero stati danneggiati. Alle perdite sono poi seguite alcune esplosioni subacquee, con bolle di gas emerse sulla superficie del Mar Baltico. Secondo alcune ricostruzioni riportate dal New York Times, le esplosioni sembrerebbero essere state causate da esplosivi piazzati da un sommergibile o sganciati da un aereo o da un’imbarcazione

L’ipotesi di un sabotaggio è stata immediata. A questa possibilità hanno fatto riferimento alcuni capi di governo europei, come il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki, ma anche Josep Borrell, l’alto rappresentante per gli Affari esteri dell’Unione Europea, che ha detto: «Tutte le informazioni disponibili al momento indicano che quelle perdite siano il risultato di un atto deliberato». Anche Jake Sullivan, consigliere per la Sicurezza nazionale del presidente americano Joe Biden, ha parlato di un «apparente sabotaggio».

L’ipotesi più citata è che a compierlo sia stato proprio il governo russo, forse per creare un clima di ulteriore incertezza sulle forniture di gas che ne faccia risalire i prezzi, dato che nelle ultime settimane erano lievemente scesi, e creare così nuovi problemi all’Occidente. Più in generale, danneggiare di proposito le infrastrutture dei gasdotti potrebbe essere un modo per minacciare i governi europei con l’arma più forte che la Russia ha ancora a disposizione, cioè il proprio gas, magari con la minaccia di rifarlo presto sulla linea del Nord Stream 2 che è ancora integra (le perdite si sono verificate in entrambe le linee del Nord Stream 1 e in una sola del Nord Stream 2).

Leggi anche:  Un tribunale Ue toglie le sanzioni contro due importanti oligarchi russi

«Questo è un classico esempio di guerra ibrida», ha detto commentando le perdite dai gasdotti Marie-Agnes Strack-Zimmermann, a capo della commissione Difesa nel parlamento tedesco. A sostegno dell’ipotesi di un sabotaggio compiuto dalla Russia ci sarebbe anche la notizia diffusa la settimana scorsa dal governo russo di aver sventato un «attacco terroristico» ucraino al gasdotto TurkStream, che collega la Russia alla Turchia.

Ma c’è anche chi è scettico rispetto alla possibilità di un attacco russo. Alcuni funzionari europei e americani citati dal New York Times sostengono per esempio che al presidente russo Vladimir Putin non convenga distruggere i gasdotti di cui ha il controllo. Per continuare a esercitare il proprio potere facendo leva sulle forniture di gas Putin ha bisogno che le linee restino integre e in buone condizioni, anche tenendo conto dei grossi introiti economici che quelle stesse linee potrebbero garantirgli se si decidesse di ricominciare a farle funzionare in futuro (ipotesi che per ora sembra piuttosto remota). Alcuni funzionari americani hanno anche suggerito che a sabotare i gasdotti potrebbero essere stati soggetti russi non legati al governo di Putin.

Da parte sua, la Russia ha negato qualsiasi coinvolgimento, e dopo qualche ambigua dichiarazione iniziale ha invece incolpato gli Stati Uniti per i sabotaggi: il portavoce del governo russo Dmitri Peskov non lo ha fatto esplicitamente, ma commentando le perdite ha detto che i fornitori di gas naturale americani possono fare «enormi profitti» aumentando le proprie vendite di gas all’Europa. In altre parole, Peskov ha alluso alla possibilità che gli Stati Uniti abbiano distrutto i gasdotti per impedire all’Europa di comprare il gas dalla Russia, assicurandosi così in modo stabile e definitivo un nuovo acquirente.

Sulle perdite dai gasdotti Nord Stream sono state avviate alcune indagini, anche se è prevedibile che ci vorranno mesi per chiarire l’accaduto ed eventualmente riparare i tubi.

Nel frattempo alcuni governi europei hanno rafforzato militarmente la protezione dei gasdotti da cui attualmente ricevono il proprio gas: lo ha fatto la Norvegia  e lo ha fatto anche l’Italia. Proprio mercoledì il capo di Stato maggiore della Difesa, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, ha annunciato il dispiegamento di alcune navi dotate di piccoli sottomarini teleguidati per monitorare le tubature sottomarine che trasportano il gas all’Italia, tra cui, scrive Repubblica, i gasdotti che partono dal Nord Africa e passano dal Canale di Sicilia, come il Transmed”, ricorda Il Post. 

Quelle parole di Biden

“Se la Russia invade, non ci sarà più un Nord Stream 2. Metteremo fine a questo”. Le parole pronunciate dal presidente americano Joe Biden lo scorso 7 febbraio rimbalzano sui social dopo le esplosioni che hanno provocato danni ai gasdotti Nord Stream e Nord Stream 2 nel mar Baltico. Mosca ha chiesto ufficialmente spiegazioni alla Casa Bianca ricordando le parole del presidente Usa. “Se la Russia invade, non ci sarà più un Nord Stream 2. Metteremo fine a questo”, la risposta di Biden ad un cronista lo scorso 7 febbraio. “Come farete esattamente, visto che il progetto è sotto il controllo della Germania?”, la domanda successiva. “Vi garantisco che saremo in grado di farlo”, la risposta di Biden. La Casa Bianca, attraverso le parole di una portavoce, è tornata sull’argomento. Biden a febbraio si riferiva al fatto che Nord Stream 2 “non sarebbe diventato operativo e che avremmo lavorato con la Germania su questo”. “E aveva ragione, perché la Germania ha preso questa decisione di congelare il gasdotto a febbraio, questo è quello che ha detto”. 

Leggi anche:  Migliaia di soldati russi fuggono dalla guerra in Ucraina: il rapporto

La versione tedesca

Ne scrive Antonio Bonanata su RaiNews: Secondo i servizi di sicurezza tedeschi, intanto, c’è il rischio di dover fronteggiare uno scenario preoccupante: i tre tubi coinvolti “potrebbero anche risultare inutilizzabili per sempre”. Lo scrive il giornale Tagesspiegel e cita fonti di governo, precisando che “se non verranno riparati subito, l’acqua salata potrà corrodere il materiale di cui sono fatti”.

Ma è un altro quotidiano tedesco, la Bild, a lanciare precise accuse contro il servizio segreto militare russo Gru, tra i principali sospettati del presunto sabotaggio. In particolare, viene citata l’unità di sabotaggio della 561ma brigata marina, di stanza nell’enclave russa di Kaliningrad, vicino alla città di Primorsk, direttamente sulla costa baltica. Questa unità sarebbe addestrata per attacchi a grandi profondità”, dotataanchedi droni subacquei e di due mini-sommergibili”. Secondo “ambienti Nato”, citati da Bild, simili incursori sarebbero stati in grado di effettuare un’operazione di sabotaggio al Nord Stream. La tesi, poi, verrebbe confermata dal fatto che proprio al Gru spetta la sorveglianza sul gasdotto, da sempre di sua competenza. L’attacco, condotto con avanzate tecnologie, avrebbe lasciato all’oscuro sia Gazprom che i servizi di Mosca. Per la sicurezza del Nord Stream, infatti, ci si affiderebbe a “microfoni, sensori e telecamere, con un monitoraggio 24 ore su 24, sia all’interno che all’esterno” dei tubi, apparecchiature tutte gestite dal Gru.

La risposta della Russia non si è fatta attendere: oltre a far sapere di essere intenzionata a chiedere una riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu (si è appreso che la data fissata è per venerdì prossimo), la stampa vicina al Cremlino ha risposto accusando la Nato di avere validi specialisti in grado di compiere queste azioni di sabotaggio. Una dialettica, insomma, portata avanti a mezzo stampa, con accuse reciproche lanciate da giornali e testate schierate su fronti opposti: a puntare il dito contro l’Alleanza Atlantica è stato infatti il Moskovskij Kosmolets, quotidiano russo parte della stampa accreditata al Cremlino”.

Impatto ambientale

Di grande interesse è un report di Wired: “Si tratta di una delle peggiori fughe di gas mai avvenute e ancora non è stato possibile fare una precisa valutazione del suo impatto ambientale.

Leggi anche:  Un documento segreto di Mosca sollecita una 'campagna informativa offensiva' per indebolire gli Usa

Attualmente il gas contenuto nelle tubature sta fuoriuscendo in tre chiazze bollenti sulla superficie del mar Baltico, una delle quali sembra avere una superficie di circa un chilometro. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha condannato il sabotaggio e la “deliberata interruzione dell’infrastruttura energetica europea. Nessuno dei due gasdotti Nord Stream, che corrono tra Russia e Germania, era operativo, ma entrambi contenevano gas naturale. Quest’ultimo è costituito per lo più da metano, un gas a effetto serra che, dopo l’anidride carbonica, è la principale causa di riscaldamento del clima.

L’entità delle perdite non è ancora chiara, perché i gasdotti sono di proprietà di Nord Stream Ag e il gas proviene da Gazprom, ma le stime approssimative degli scienziati, basate sul volume tonnellate di metano di gas riportato in uno dei gasdotti, variano tra le 100mila e le 350milatonnellate di metano. A Politico, Kristoffer Böttzauw, direttore dell’Agenzia danese per l’energia, ha dichiarato che le perdite equivarrebbero a circa 14 milioni di tonnellate di CO2, circa il 32% delle emissioni annuali della Danimarca.

Dalla Germania invece, l’Agenzia federale tedesca per l’ambiente ha stimato che le perdite porteranno a emissioni di circa 7,5 milioni di tonnellate di CO2equivalenti, circa l’1% delle emissioni annuali della Germania. L’agenzia ha anche osservato come non ci siano meccanismi di chiusura lungo le condutture e pertanto le perdite non si interromperanno fino alla fuoriuscita dell’intero contenuto di gas. Allo stesso tempo però, non è detto che l’intero carico di metano sarà rilasciato nell’atmosfera, dato che una parte di esso viene anche consumato dai batteri oceanici mentre attraversa la colonna d’acqua.

In termini di gas serra, si tratta di un’emissione sconsiderata e non necessaria nell’atmosfera” ha detto al Guardian il professor Grant Allen, esperto di scienze della Terra e ambiente presso l’università di Manchester. A Politico,lo scienziato Jeffrey Kargel del Planetary research institute di Tucson, ha definito la fuoriuscita come “davvero inquietante” e “un crimine ambientale se avvenuta intenzionalmente”.

Impatto sul clima

Allo stesso tempo però, secondo Kargel, la perdita non rappresenterebbe “il disastro climatico che si potrebbe pensare”. Le emissioni annuali di carbonio a livello globale sono di circa 32 miliardi di tonnellate, quindi questa fuga rappresenta una frazione minima dell’inquinamento che determina il cambiamento climatico. Impallidisce anche rispetto all’accumulo di migliaia di fonti industriali e agricole di metano che stanno riscaldando il pianeta.

Questa è una piccola bolla nell’oceano rispetto alle enormi quantità di metano cosiddetto fuggitivo che vengono emesse ogni giorno in tutto il mondo a causa di attività come il fracking, l’estrazione del carbone e del petrolio”, ha dichiarato Dave Reay, direttore esecutivo dell’Edinburgh climate change institute. Attualmente, la zona più pericolosa resta quella nelle più prossime vicinanze della perdita, dove l’aria potrebbe infiammarsifacilmente e le alte concentrazioni di metano possono ridurre la quantità di ossigeno disponibile. Per ora non si prevedono effetti a lungo termine sulla fauna e sulla flora marine”.

Native

Articoli correlati