Usa-Russia, tra lo Sceriffo Biden e lo Zar Putin va in scena la "diplomazia da saloon"
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Usa-Russia, tra lo Sceriffo Biden e lo Zar Putin va in scena la "diplomazia da saloon"

Dopo l'allarme degli Usa sul rischio di un'invasione imminente, la diplomazia tenta di giocare le ultime carte per evitare lo scontro armato. Ma dal colloquio tra Joe Biden e Vladimir Putin non è arrivata alcuna svolta

Usa-Russia, tra lo Sceriffo Biden e lo Zar Putin va in scena la "diplomazia da saloon"
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

13 Febbraio 2022 - 12.20


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Uno dice all’altro: Non fare l’isterico. L’altro gli risponde a muso duro: Se ci provi, la pagherai cara. E’ la “diplomazia da saloon”. Protagonisti lo “Zar” e lo “Sceriffo”, al secolo Vladimir Putin e Joe Biden.

Telefoni infuocati

Dopo l’allarme degli Usa sul rischio di un’invasione imminente, la diplomazia tenta di giocare le ultime carte per evitare lo scontro armato. Ma dal colloquio tra Joe Biden e Vladimir Putin non è arrivata alcuna svolta. Una conversazione “equilibrata e professionale” quella tra i presidenti di Usa e Russia, come è stata definita da Yury Ushakov, consigliere per la politica estera di Putin. Nella sostanza, comunque, la svolta auspicata non è arrivata. In una telefonata durata poco più di un’ora, i due leader hanno sostanzialmente ribadito le proprie posizioni. Joe Biden ha avvertito che in caso di attacco l’Occidente risponderà in modo “deciso”. La Casa Bianca fa sapere, infatti, che “il presidente Biden ha parlato con il presidente Vladimir Putin per chiarire che se la Russia invaderà l’Ucraina gli Stati Uniti e i nostri alleati imporranno rapidi e pesanti costi alla Russia. Il presidente Biden ha quindi esortato Putin nella risoluzione dell’escalation e nella diplomazia”.

Prima della telefonata tra Biden e Putin, era arrivata anche una dichiarazione del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che aveva criticato molto duramente le notizie diffuse dagli Stati Unti su una possibile invasione. Zelensky ha detto che avvertimenti del genere creano solo panico immotivato nella popolazione ucraina, e ha chiesto agli Stati Uniti di fornire prove al riguardo. «In questo momento il più grande nemico del nostro popolo è il panico. E tutte queste informazioni stanno solo provocando panico, e non ci aiutano», ha detto.

“La reazione di Zelensky – annota il Post – , è stata coerente con quanto fatto e detto dall’inizio della crisi. Finora, infatti, ha sempre cercato di tranquillizzare il suo paese, accusando gli Stati Uniti di allarmismo ingiustificato. Ha evitato il più possibile uno scontro frontale con la Russia, sperando di riuscire a risolvere diplomaticamente le tensioni con un accordo di pace con Putin, senza dover passare per una guerra.

Blinken: “Dagli Usa risposta risoluta e unita in caso di invasione russa”. 

Se la Russia aggredirà l’Ucraina, la risposta degli Usa e dei suoi alleati sarà “rapida, unita e pesante”, ha assicurato il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, in conferenza stampa a Honolulu dopo un vertice trilaterale con gli omologhi di Giappone e Corea del Sud. “Ho chiarito, come ha fatto il presidente Biden nella sua conversazione con il presidente Putin, cheuna strada diplomatica per risolvere la crisi, una crisi creata dall’accumulo non provocato di forze russe tutt’intorno all’Ucraina, rimane aperta”, ha aggiunto Blinken, “Mosca ha un modo semplice per dimostrare che vuole seguire questa strada. Dovrebbe preferire la de-escalation all’escalation e dovrebbe non solo parlare della ricerca di una via d’uscita diplomatica ma lavorarvi in concreto”. Secondo Blinken: “Nessuno dovrebbe sorprendersi se la Russia istigasse una provocazione o un incidente e lo utilizzasse per giustificare un’azione militare già pianificata da tempo”. Intanto il Pentagono ha smentito la notizia di un sottomarino americano entrato in acque russe.

Blinken e i ministri degli Esteri del Giappone e della Corea del Sud si sono impegnati a collaborare per scoraggiare un’ulteriore escalation russa lungo il confine con l’Ucraina e hanno condannato i recenti lanci di missili balistici della Corea del Nord.

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Lo riporta Bloomberg. Blinken, il ministro degli Esteri giapponese Yoshimasa Hayashi e il ministro degli Esteri sudcoreano Chung Eui-yong hanno sottolineato “l’importanza fondamentale” di una forte cooperazione tra i loro paesi per la stabilità regionale, in una dichiarazione congiunta dopo i colloqui alle Hawaii. I ministri hanno anche assicurato il loro “incrollabile sostegno alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina”. Quanto alla minaccia rappresentata da Pyongyang, Blinken e i suoi omologhi hanno espresso “ha espresso profonda preoccupazione per la natura destabilizzante” dei recenti lanci di missili balistici, invitando la Corea del Nord ad impegnarsi nel dialogo. “È chiaro a tutti noi che Pyongyang è in una fase di provocazione”, ha detto Blinken in una conferenza stampa congiunta sottolineando che Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud stanno lavorando a stretto contatto per “raggiungere la completa denuclearizzazione e una pace duratura nella penisola coreana”. 

Il tutto mentre oltre 10 Paesi, inclusa l’Italia, hanno invitato i propri connazionali a lasciare l’Ucraina alla luce di avvertimenti sul rischio di un attacco russo imminente. “In considerazione dell’attuale situazione, in via precauzionale, si invitano i connazionali a lasciare temporaneamente il Paese con i mezzi commerciali disponibili”, è stato il messaggio della Farnesina. E richieste analoghe sono state avanzate ai loro cittadini da Germania, Regno Unito, Olanda e Spagna, che sono andati ad aggiungersi a Usa, Danimarca, Norvegia, Canada e Nuova Zelanda. Mentre gli Stati Uniti hanno annunciato l’evacuazione di quasi tutto il personale della loro ambasciata a Kiev, lanciando così un segnale che si stanno preparando allo scenario peggiore.

Il Cremlino: “La Russia cerca la cooperazione con tutti. Ma non si può obbligare qualcuno a essere gentile”

La Russia vuole il dialogo ma “non si può costringere qualcuno a essere gentile”, afferma il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov all’agenzia Ria Novosti, all’indomani della concitata giornata di allarme, accuse e contro-accuse sulla situazione in Ucraina. Peskov lascia intendere che la Russia è costretta a rivolgersi alla Cina, data la chiusura sul versante occidentale. “La Russia cerca la cooperazione con tutti. Siamo interessati alla cooperazione con i nostri partner europei. Siamo interessati alla cooperazione con gli Stati Uniti, sia nel commercio che nell’economia, negli investimenti e nelle questioni di sicurezza. Ma non si può obbligare qualcuno a essere gentile. Quindi è ovvio, la Russia cercherà opportunità per espandere la cooperazione dove vede condizioni di reciprocità”, ha detto il portavoce.

Il Cremlino conferma che i leader si sono detti d’accordo nel proseguire il dialogo, ma Mosca non risparmia una stoccata, parlando di “isteria americana al suo apogeo”, sottolineando come “gli americani stanno ingrossando in modo artificioso l’isteria sulla cosiddetta invasione russa pianificata, nominando persino le date di questa invasione, e parallelamente, insieme agli alleati, stanno pompando i muscoli militari dell’Ucraina”.

Oltre ai soldati, più di 100mila, la Russia ha dispiegato questa settimana anche sei navi d’assalto anfibie nel Mar Nero, aumentando la sua capacità di un eventuale sbarco sulla costa. E, secondo l’agenzia Ria, oltre 30 navi della flotta russa del Mar Nero hanno cominciato degli addestramenti vicino alla penisola di Crimea. Gli Usa, dal canto loro, hanno rafforzato la presenza militare Usa in Europa per rassicurare gli alleati sul fianco orientale della Nato: il Pentagono ha ordinato l’invio di altri 3mila soldati in Polonia, che vanno ad aggiungersi ai 1.700 che erano già previsti in arrivo; e gli Usa stanno anche spostando 1.000 soldati dalla Germania alla Romania, che come la Polonia condivide il confine con l’Ucraina.

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L’ipotetica tempistica di un’eventuale azione militare resta una domanda senza risposta certa: ci sarebbero informazioni di intelligence Usa secondo cui la Russia guarda a mercoledì come data ultima, ma la fonte non precisa quanto sia definitiva questa informazione. Mosca continua a negare che intenda lanciare un’offensiva: oltre a Putin, che ha appunto parlato a Macron di “speculazioni provocatorie”, il suo ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, secondo la Cnn, parlando con l’omologo Usa Antony Blinken ha “negato che la Russia abbia intenzione di invadere l’Ucraina”

Il caso del sottomarino americano in acque russe, il Pentagono smentisce 

La situazione si fa estremamente tesa dopo che il ministero della Difesa di Mosca ha fatto sapere di avere convocato la sezione militare dell’ambasciata Usa a seguito dell’intercettazione di un sottomarino statunitense in acque russe vicino alle Isole Curili nel Pacifico. Il sottomarino avrebbe prima ignorato la richiesta di lasciare le acque russe e poi sarebbe andato via. Il Pentagono ha però negato la veridicità della notizia.

Diplomazie mondiali al lavoro per fermare l’escalation

Le diplomazie mondiali, intanto, continuano a lavorare a una soluzione della crisi: Emmanuel Macron di nuovo a colloquio con Putin per sottolineare che un “dialogo sincero” non è compatibile “con un’escalation” della tensione. A Kiev migliaia in piazza al grido “uniti contro la Russia”.

Gb, Wallace: “In Europa c’è aria di Conferenza di Monaco”

Il Regno Unito considera “altamente probabile” un’invasione russa dell’Ucraina e il ministro della Difesa britannico paragona la situazione a quella pre-bellica in Europa nel 1938. “C’è un soffio di Monaco nell’aria”, ha dichiarato Ben Wallace in una intervista al Sunday Times, paragonando i tentativi negoziali da parte dei alcuni Paesi europei alla Conferenza di Monaco nel 1938, che diede il via libera all’annessione tedesca dei Sudeti cecoslovacchi nella speranza che questo sarebbe bastato a Hitler. “Potrebbe essere che (Putin) spegne i carri armati e ce ne andiamo tutti a casa, ma c’è un soffio di Monaco nell’aria, che tira da qualche parte in Occidente” ha detto Wallace, secondo cui Mosca “potrebbe invadere in qualsiasi momento”.

Biden in mezzo al guado

Di grande interesse è l’analisi di su il Fatto Quotidiano.it.

Annota tra l’altro Festa: “Il presidente Usa che, in una carriera durata mezzo secolo, ha fatto della politica estera il fulcro dei suoi interessi si trova ora solo e in difficoltàa gestire proprio una crisi internazionale. Con molti problemi a tenere unita la coalizione, a corto di opzioni chiare per il futuro, Biden rischia di vedere ulteriormente intaccata la sua credibilità. Questa crisi arriva in un momento non facile per Joe Biden. L’agenda interna del presidente è bloccata. L’ultimo fallimento l’ha annunciato Jill Biden, la moglie, spiegando che il college pubblico gratuito non farà parte del progetto di riforma del welfare, il Build Back Better, che l’amministrazione sta faticosamente cercando di far passare. Un’altra promessa fatta in campagna elettorale, dunque, tramonta. Prima c’erano stati i tonfi sulle riforme del diritto di voto, sullimmigrazione, sul controllo delle armi, senza contare il disastroso ritiro da Kabul. Le elezioni di midterm si avvicinano e i Democratici sembrano destinati a una sconfitta bruciante: alla Camera potrebbero perdere tra i 20 e i 40 seggi. A quel punto, per i restanti due anni, Biden si trasformerebbe in un presidente ancora più inefficace di quanto già non sia. […]- Non è del resto facile, per l’amministrazione americana, tenere insieme i 27 Stati della Ue e gli altri 29 della Nato. Ma le difficoltà non finiscono qui. È l’intera strategia americana che pare, al momento, poco incisiva. Sinora, a Washington hanno seguito soprattutto una strada. Quella di ingigantire la minaccia dell’invasione, anticiparla, darla come un dato di fatto. Ogni volta che la Russia è sembrata sul punto di agire, a Washington si è anticipato la mossa, annunciandola al mondo. La cosa è apparsa molto chiara lo scorso weekend, quando sui media americani è girata la velina, ispirata da fonti del Dipartimento di Stato, secondo cui la Russia starebbe preparando un’invasione su larga scala dell’Ucraina, con l’intenzione di arrivare a Kiev e deporre il presidente Zelensky. L’invasione, hanno detto le fonti americane, costerebbe le vite di circa 25mila soldati e farebbe tra le 25mila e le 50 mila vittime civili. Contemporaneamente, il consigliere alla sicurezza nazionaleJake Sullivan, ripeteva che l’invasione russa è “imminente”. La strategia americana ha avuto l’effetto di irritare profondamente il governo di Kiev – non credete alle “previsioni apocalittiche”, ha detto il ministro degli esteri ucraino Dmytro Kuleba – e solleva dubbi tra gli stessi esperti di cose internazionali a Washington. Dare continuamente per “imminente” l’invasione potrebbe, infatti, non dissuadere i russi, ma far precipitare l’invasione, trasformarla in un dato di fatto ineluttabile. Il problema è che, al momento, non pare che l’amministrazione Biden abbia molte altre strade da percorrere. Senza interessi davvero comuni con gli europei, a canali diplomatici praticamente chiusi col Cremlino, a Biden non resta che alzare il livello dello scontro, sperando che questo blocchi i piani di Putin. Non è un caso che, a Washington, sia ancora la strada delle sanzioni unilaterali quella che appare più probabile. Democratici e Repubblicani ne stanno discutendo al Congresso, l’amministrazione sta preparando un piano di interventi. A essere colpite sarebbero anzitutto una serie di banche di stato russe, in particolare quelle che finanziano l’apparato militare. Si interverrebbe con il blocco all’esportazione verso la Russia di tecnologia essenziale. Si pensa di tagliare il flusso di finanziamenti e la vendita di bond sovrani. Più difficile, ma allo studio, toccare gli interessi personali di Putin e di politici e oligarchi vicini al Cremlino. Le sanzioni non sono però politica estera – conclude Festa –  Sono uno strumento di pressione, ma non sostituiscono diplomazia, accordi, relazioni multilaterali. Il fatto che siano esse, al momento, l’unica arma concreta in mano americana mostra l’isolamento di questa amministrazione e le difficoltà a trovare la quadra alla crisi ucraina”.

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La storia americana è piena di presidenti che per recuperare consensi interni e magari strappare una rielezione, hanno indossato l’elmetto tentano l’azzardo militare: Vietnam, Iraq, Afghanistan…E ora ci prova pure Biden?

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