Come ha fatto Assad a fregare i servizi segreti occidentali?
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Come ha fatto Assad a fregare i servizi segreti occidentali?

Il presidente siriano è riuscito a lasciare il suo Paese in segreto, ecco come ha fatto, intanto Henry Kissinger dice: Lasciamo fare alla Russia, quel che conta è battere l’Isis.<br>

Come ha fatto Assad a fregare i servizi segreti occidentali?
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redazione Modifica articolo

25 Ottobre 2015 - 11.35


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Il presidente siriano Bashar Ak Assad è riuscito a uscire in volo dal suo Paese in guerra – cosa che negli ultimi quattro anni non aveva mai fatto – a raggiungere Mosca per incontrare Vladimir Putin ed a rientrare a casa senza che i servizi di sicurezza occidentali, che pure dovrebbero sorvegliare la Siria palmo a palmo, si avvedessero di quanto stava accadendo. Come è stato possibile?

La risposta probabilmente è quella che adesso è stata scovata da un “blogger” esperto il cose militari, e ne parlaremo fra poco. Intanto, è importante sottolineare che la partenza da Damasco del leader del partito “Baath” per ovvie ragioni era stata circondata dal massimo segreto anche in patria: in teoria, chiunque avrebbe potuto approfittare dell’assenza del capo per tentare di prendere il potere oppure tentare un attacco all’aereo su cui volava, che fra l’altro si era alzato in uno spazio in cui si incrociano i “caccia” di diversi Paesi. Anche sui cieli dell’ Iraq, l’aereo di Assad avrebbe potuto essere in pericolo di intercettazione da parte della coalizione guidata dagli Stati Uniti, e il monitoraggio del piano avrebbe potuto rivelare appunto che il presidente siriano non si trovava più nel suo Paese. La notizia che Assad aveva lasciato il paese avrebbe potuto essere utilizzata per diffondere voci su un suo abbandono, destabilizzando ancora la situazione generale.

Il blogger ha scoperto un piano di volo della “Rossiya Airlines”, con la sigla” Il-62M” e registrazione RA-86539 che ogni probabilità ha preso a bordo il presidente prese Assad a Hmeymim, nella base aerea di Latakia , che funge anche aeroporto internazionale di Damasco. Diverse ore più tardi, il 20 ottobre,lo stesso aereo è stato avvistato nel momento in cui lasciava il campo di volo “Chkalovsky” di Mosca prima di spegnere il suo” transponder “. ll 20 ottobre, infine, è stato poi brevemente avvistato mentre sorvolava il Mar Caspio leggermente a nord dell’Iran, senza nominativo.
Quello però secondo il “blogger” non era il volo di ritorno di Assad, con ogni probabilità il presidente siriano ha usato un altro volo governativo, il “Il-62M, con numero di registrazione 86.559, che martedì ha volato con il transponder acceso per tutta la durata del suo viaggio ma senza esibire nominativo, ed è poi rientrato in Russia con la sigla ufficiale “RFF7094”. Il tutto, senza attirare l’attenzione di tutti gli apparati di controllo internazionali.

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Il dettaglio però non sembra preoccupare il grande vecchio della politica estera americana: Henry Kissinger, storico segretario di Stato di Richard Nixon e Gerald Ford, dall’alto dei suoi 92 anni di età incita il suo Paese a facilitare l’intervento russo per distruggere ISIS, fatto che potrebbe aiutare a ristabilire l’ordine in Medio Oriente.“La distruzione di ISIS è più urgente del rovesciamento di Bashar Assad – scrive l’ anziano statista USA in un commento apparso sul “Wall Street Journal”[b/] – l’attuale inconcludente sforzo militare degli Stati Uniti rischia di servire come veicolo di reclutamento per ISIS , che finora ha resistito alla potenza americana”.

Nel commento, intitolato “Una via d’uscita dal collasso del Medio Oriente “ Kissinger sostiene che la regione è “nel caos” perché una serie di movimenti non statali tentano di conquistare parti di Paesi come Libia, Yemen, Siria e Iraq. A suo avviso, il cosiddetto Stato islamico istituito in alcune parti di Iraq e Siria è un “nemico inesorabile dell’ordine mondiale stabilito”, volto a sostituire il sistema internazionale, con un impero islamico.

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Anche se gli Stati Uniti hanno dominato la regione dopo la guerra arabo-israeliana del 1973, Washington è ora in contrasto con quasi tutti gli attori della regione e rischia di perdere ogni capacità di plasmare gli eventi, continua Kissinger: “la questione in Medio Oriente oggi è la determinazione americana a comprendere e padroneggiare un mondo nuovo”.

[b]La Russia, continua, è semplicemente entrata nel vuoto lasciato dalla contrastanti e confuse politiche americane. L’intervento di Mosca in Siria è guidata da un visione geopolitica piuttosto che da preoccupazioni ideologiche. Dove l’ideologia rientra in gioco, però, è “nel conflitto tra due blocchi rigidi e apocalittici”: lo sciita sostenuto dall’Iran, e gli Stati sunniti come Egitto, Arabia Saudita e Giordania.

Secondo Kissinger, l’Iran è una potenza imperialista che cerca di estendere la proria influenza sostenendo il governo di Assad a Damasco, così come attori non statali come gli ”Hezbollah” in Libano e gli “Houthi” nello Yemen. Le potenze sunnite invece stanno spingendo per rovesciare Assad perché temono i disegni iraniani più di quelli di IS.Nel frattempo, continua Kissinger, gli Stati Uniti si sono inimicati i propri i alleati per raggiungere un accordo nucleare con l’Iran, “che è stato ampiamente interpretato come tacita acquiescenza americana in egemonia iraniana” dalla parte sunnita del Medio Oriente.

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Tuttavia l’accordo nucleare non dovrebbe essere paragonato alla svolta USA-Cina nei primi anni 1970, avverte l’uomo che governò la diplomazia americana: mentre Washington e Pechino hanno obiettivi convergenti obiettivi almeno al momento, in particolare sull’Unione Sovietica oggi Stati Uniti ed Iran rimangono fondamentalmente in disaccordo.
Mentre l’intervento russo “serve politica alla iraniana di sostenere l’elemento sciita in Siria, Mosca non si è impegnata a sostenere indefinitamente Assad . In questo senso, se i russi sconfiggono lo Stato islamico senza la necessità di un palese coinvolgimento iraniano , questo potrebbe offrire una soluzione per salvare la faccia al blocco sunnita, a condizione che nei territori liberati vengano “ripristinate le regola sunnite locali” . In questo, Kissinger vede un ruolo importante per l’Egitto, la Giordania, la Turchia e l’Arabia Saudita.

L’esperto diplomatico suggerisce che la Siria dopo la sconfitta di IS abbia una struttura federale, cosa che “ridurebbe i rischi di genocidio ed il caos che porta al trionfo del terrorismo.” Washington dovrebbe anche essere pronta ad aprire anche un dialogo con Teheran ” per un ritorno al suo ruolo come Stato westfaliano nei confini stabiliti “.
Il ruolo chiave per gli Stati Uniti sarebbe quello di “mettere in atto le garanzie militari promessi dall’amminitstraione agli stati tradizionali sunniti durante il dibattito sull’accordo nucleare iraniano”,

Fonti: Agenzie

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