Greenpeace sulla Cop26: "Accordo debole, manca coraggio"
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Greenpeace sulla Cop26: "Accordo debole, manca coraggio"

Jennifer Morgan, direttrice esecutiva di Greenpeace International: "L'obiettivo di limitare il riscaldamento globale entro la soglia di 1,5°C è appeso a un filo ma l'era del carbone sta per finire"

Jennifer Morgan, direttrice esecutiva di Greenpeace International
Jennifer Morgan, direttrice esecutiva di Greenpeace International
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14 Novembre 2021 - 11.13


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La conferenza sul clima delle Nazioni Unite a Glasgow, è terminata 13 novembre anziché il 12, con un plot twist, ma di quelli negativi: l’accordo si è trovato c’è ma l’impegno all’uscita dal carbone e lo stop ai sussidi alle fonti fossili è stato ridotto ad un rallentamento. 
Il carbone, che doveva essere abbandonato, sarà quindi solo ridotto. E neanche per intero.
La formula adottata a Cop26 in quello che è stato ribattezzato il il Patto per il clima di Glasgow è un rallentamento del solo carbone “unabated”: le emissioni non vengono abbattute. Il tutto sembra essersi ridotto ad ormulazione vaga e che sembra un tentativo di voler prendere tempo.
A quanto pare anche la direttrice esecutiva di Greenpeace International, Jennifer Morgan se ne è accorta:
“È un accordo debole e manca di coraggio. L’obiettivo di limitare il riscaldamento globale entro la soglia di 1,5°C è appeso a un filo ma è stato dato un chiaro segnale:
l’era del carbone è agli sgoccioli e questo conta. Mentre si riconosce la necessità di tagliare in modo drastico le emissioni già in questo decennio, gli impegni sono stati però rimandati al prossimo anno. I giovani cresciuti con la crisi climatica non potranno tollerare altri rinvii. Perché dovrebbero quando lottano per il loro futuro?”.
Ha poi proseguito: “Il vertice di Glasgow avrebbe dovuto impegnare i governi a ridurre le emissioni di gas serra per restare al di sotto di 1,5°C, ma non è andata così e nel 2022 dovranno tornare al tavolo dei negoziati con obiettivi più ambiziosi. Tutto quello che siamo riusciti a ottenere è stato solo grazie ai giovani, ai leader indigeni, agli attivisti e ai Paesi più esposti agli impatti della crisi climatica, che hanno strappato qualche impegno concesso a malincuore. Senza di loro, questi negoziati sarebbero stati un completo fallimento. Il nostro clima- continua Morgan- un tempo stabile, è stato profondamente alterato, come dimostrano ogni giorno gli incendi, gli uragani, la siccità e la fusione dei ghiacciai. Il tempo è scaduto e per la nostra stessa sopravvivenza dobbiamo mobilitarci urgentemente con tutte le nostre forze affinché si ponga fine all’era dei combustibili fossili”.
– “La Cop26 ha fatto qualche progresso nell’adattamento ai cambiamenti climatici: i Paesi sviluppati – ha continuato Morgan – hanno finalmente cominciato ad ascoltare le richieste dei Paesi in via di sviluppo, aumentando i finanziamenti necessari per affrontare l’aumento delle temperature. È stato riconosciuto che i Paesi più vulnerabili stanno già subendo perdite e danni reali a causa della crisi climatica, ma quel che è stato promesso non si avvicina neppure a ciò che sarebbe necessario. Questo problema deve essere in cima all’agenda dei Paesi sviluppati alla COP che l’anno prossimo si terrà in Egitto”.
E ancora: “La parte del testo sull’eliminazione graduale del carbone e dei sussidi ai combustibili fossili è un debole compromesso, ma si tratta comunque di un passo avanti, e l’attenzione data alla necessità di una transizione equa è essenziale. La richiesta di ridurre le emissioni del 45% entro la fine di questo decennio è in linea con ciò che occorre fare per rimanere al di sotto di 1,5°C e questo accordo riconosce la scienza. Ma dovrà essere implementato. La truffa delle compensazioni delle emissioni viene purtroppo agevolata dall’accordo di Glasgow, con la creazione di nuove e intollerabili scappatoie che mettono in pericolo la natura, i popoli indigeni e l’obiettivo stesso di limitare le temperature a 1,5°C. Il segretario generale delle Nazioni Unite ha annunciato che un gruppo di esperti esaminerà il mercato delle misure di compensazione, ma- conclude Morgan- resta ancora molto lavoro da fare per porre fine al greenwashing e agli imbrogli che avvantaggiano i grandi inquinatori”.

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