Arriva Kite power solution: turbine eoliche come aquiloni
Top

Arriva Kite power solution: turbine eoliche come aquiloni

Possibilità di innovazione tecnologica per l'energia eolica ad alta quota anche in Gran Bretagna

Arriva Kite power solution: turbine eoliche come aquiloni
Preroll

Desk2 Modifica articolo

9 Settembre 2015 - 17.29


ATF

Diverse aziende stanno cercando delle soluzioni per sfruttare il vento ad alta quota, in modo da poter produrre energia eolica ad altezze molto elevate o in mare aperto: è un campo che ha grandi potenzialità per una produzione energetica sostenibile a prezzi molto bassi. Una delle realtà più conosciute è Makani, un progetto finanziato da Google, ma ce ne sono molte altre.

In Gran Bretagna, per esempio, Bill Hampton, un ex designer di yacht, ha pensato di far volare sul mare decine di enormi aquiloni in formazione (tutti controllati automaticamente, utilizzando un software su misura) come soluzione per l’eolico ad alta quota. Per questo, la sua società, la Kite Power Solution sta testando dei prototipi di questa possibile tecnologia in un aeroporto in disuso di Bradwell, sulla costa dell’Essex -all’ombra, oltretutto, di una delle prime centrali nucleari del Regno Unito- ma anche in alcuni campi lontani dai nuovi parchi eolici, dove il vento è molto leggero.

L’idea è di utilizzare kite (aquiloni) ad alta prestazione per avviare un generatore a terra: proprio come la punta delle lame di una turbina eolica -la parte più efficiente, quella che raggiunge le velocità più elevate – il kite ruota le sue lame in un percorso circolare, a otto, perpendicolarmente al vento, e tira un cavo ad alta tensione che fa ruotare a terra un argano che è accoppiato a un generatore elettrico. Non avendo bisogno di dover piantare apparecchi in fondo al mare, ma potendo contare su piattaforme galleggianti o ormeggi, la riduzione dei costi è elevatissima e la possibilità di una tecnologia eolica offshore nelle acque profonde è sempre più concreta.

Il gigante petrolifero Shell e il Dipartimento britannico dell’energia e dei cambiamenti climatici hanno contribuito con un investimento di 3 milioni di sterline, anche se l’azienda fa sapere di essere alla ricerca di almeno 10 milioni entro il 2016 per poter vendere i primi sistemi onshore nel 2019 e spostarsi nell’offshore entro il 2025.

Un campo nuovo in cui investire e fare ricerca. Staremo a vedere.

Native

Articoli correlati