Rinnovabili a rischio
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Rinnovabili a rischio

Il timore di costi eccessivi rischia di bloccare le sovvenzioni ad un settore di cui non tutti comprendono l'importanza.

Rinnovabili a rischio
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10 Aprile 2012 - 15.28


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di Luca Scarnati

In tutta Europa cala il sostegno economico dei governi alle energie rinnovabili. Dalla Spagna alla Germania si fermano gli aiuti all’eolico e al fotovoltaico e di pari passo, dopo alcuni anni di forte crescita, scende la domanda di impianti. Così un pezzo importante di green economy rischia di fermarsi. Sebbene le fonti alternative abbiano dimostrato la loro efficienza, abbassando il costo dell’energia elettrica del 10% circa, dato che non inquinano, cosa che ormai ha un costo vero e non solo sociale, e che non hanno bisogno di “combustibili”. Decentrano la produzione di energia e rendono autonomi da qualsiasi fornitore, sono una vera e propria rivoluzione a ben guardare. Forse troppo… oppure c’è chi non sa fare i conti… Il punto è che sarebbe bene pensare alle rinnovabili come ad un progetto a lunga scadenza, di almeno una ventina di anni, con il costo dei combustibili fossili in continua ed inevitabile crescita, e il costo delle rinnovabili in continua diminuzione, per il progresso tecnologico e la realizzazione di un sistema integrato più efficiente.

Ciò che ha fatto chiudere le casse delle sovvenzioni è il costo che queste hanno per gli Stati, soldi pubblici di cui apparentemente beneficia solo chi gli impianti li istalla. Per sovvenzionare un impianto fotovoltaico di un privato cittadino ci si rifà sulle bollette di tutti. In Italia data la potenza erogata il costo annuo del Conto Energia è attualmente di 5.705.146.585 di €, la cifra che paghiamo in bolletta per coprire il costo dei finanziamenti alle rinnovabili. Già da gennaio 2102 sono cominciati i primi tagli, lo scorso anno per impianti di dimensioni domestiche si ricevevano 0,43 € per ogni chilowattora prodotto, ora ci si deve accontentare di 0,274 € per kWh e un nuovo taglio è in arrivo per giugno di quest’anno. Per fortuna il costo degli impianti è sceso di molto, quasi dimezzato negli ultimi due anni, quindi per il privato conviene ancora. Inoltre in alcuni paesi europei al calo degli incentivi corrisponde la possibilità di rivendere l’energia prodotta da rinnovabili a prezzi di mercato, cosa che con l’aumentare dei costi dei combustibili fossili tenderà ad essere sempre più conveniente senza pesare sui conti pubblici. Quindi un calo delle sovvenzioni non necessariamente corrisponde ad un calo della convenienza, a volte i sistemi sono pensati per autoregolarsi, ma ciò non toglie che la questione sarebbe da gestire in modo oculato e previdente.

Per il futuro il governo italiano è in cerca di una posizione definitiva, frutto di compromessi tra diverse posizioni. Secondo il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera “Sugli incentivi alle energie rinnovabili in passato si è speso troppo e male, ora il Governo interverrà riallineando gli incentivi a quelli degli altri Paesi. Intendiamo raggiungere e superare gli obiettivi europei sulle rinnovabili, ma dobbiamo farlo bene, non come in questi anni in cui sono stati impegnati troppi soldi delle famiglie e delle imprese non nella maniera migliore, per fare un’operazione troppo accelerata a prezzi troppo alti con incentivi troppo più alti di quelli di altri paesi”. Più ottimista il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini: “per il fotovoltaico non è in arrivo nessuna sorpresa. La revisione del Conto energia è prevista dal decreto del 2011 e sta portando ad una riduzione programmata degli incentivi”, tenendo conto “dei prezzi attuali dei moduli e dell’esigenza di non superare il limite di 7 miliardi l’anno”. E, soprattutto, dovranno anche essere calibrati verso utilizzi precisi, come “gli impianti di piccole dimensioni per l’autoconsumo domestico e industriale, favorendo l’integrazione del solare con l’efficienza energetica e sostenendo l’innovazione tecnologica. In questo modo, gli incentivi rappresentano un forte fattore di crescita, che si accompagna agli effetti del credito di imposta (55%) e al successo del Fondo rotativo di Kyoto”.

20-20-20: l’Unione Europea si prefigge entro il 2020 di coprire i propri consumi energetici con fonti rinnovabili per almeno il 20%, l’Italia è ben posizionata, arrivando già al 23% circa, ma gran parte, circa il 16%, arriva da fonte idroelettrica e molto di più si potrebbe fare negli altri campi. Fotovoltaico ed eolico si prestano sicuramente a notevoli investimenti e, oltre a ridurre inquinamento e spese per l’acquisto di combustibili fossili, potrebbero fare da volano per la crescita tecnologica e industriale nel campo delle energia.

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