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Mario Giro: "La gente inizia ad avere fame, serve un reddito di emergenza in tempi rapidi"

L'ex viceministro degli Esteri ed esponente di vertice di Democrazia Solidale: "Misure rapide altrimenti si rischia l'assalto ai forni magari manipolato da mafie e politici senza scrupoli.

Mario Giro, dirigente di Demos
Mario Giro, dirigente di Demos

globalist Modifica articolo

30 Marzo 2020 - 15.06


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Alla crisi sanitaria si è affiancata quella economica, sempre più grave. Secondo Mario Giro, ex viceministro degli Esteri ed esponente di vertice di Democrazia Solidale, le misure del governo a sostegno del reddito sono giuste ma rischiano di arrivare troppo tardi. C’è bisogno di mettere in campo mezzi straordinari per accelerare i tempi.

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Perché?

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Il reddito di emergenza – che noi di Demos sosteniamo decisamente, sia detto per inciso – ha bisogno di alcune procedure di verifica e controllo. La nostra amministrazione pubblica è, già in tempi ordinari, notoriamente un po’ lenta, figurarsi in un momento straordinario come quello attuale. Per questo Demos propone misure quasi automatiche e facili da realizzare in poche ore. Servono nei prossimi 15-20 giorni, ovvero nella forchetta temporale di massima sofferenza prima che sia pagata la cassa integrazione e le altre misure previste. Occorre dare un segnale forte alla gente e raggiungere la platea di chi non viene mai raggiunto: i lavoratori discontinui, i piccolissimi artigiani, baristi, barbieri, banchisti, quelli del sommerso e del lavoro nero. Anche loro devono mangiare. Altrimenti si rischia l’ “assalto ai forni” magari manipolato da mafie e politici senza scrupoli.

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Come dare un aiuto immediato ai cittadini in grave difficoltà economica?

Proponiamo una ricarica straordinaria di 500 euro come accredito immediato sui conti di chi percepisce reddito di cittadinanza, assegni e pensioni sociali o di invalidità, Naspi, cassa integrazione e indennità di disoccupazione. Può essere un anticipo in alcuni casi, in altri, come le pensioni più basse, anche a fondo perduto. Una misura una tantum per superare questo mese. Proponiamo anche un accordo con la grande distribuzione per fare la spesa a credito con autodichiarazione semplice e garanzia del rimborso statale. Invece di rendere i grandi magazzini l’obiettivo dei disperati che li assaltano, facciamone il luogo dove si allevia la sofferenza. Non possiamo militarizzare l’Italia: tendiamo la mano a chi ha fame. Se qualcuno ne approfitterà, pazienza. Ma va fatto entro 48 ore, subito. Infine proponiamo il buono acquisto per chi non ha un lavoro regolare e per i più poveri, da compilare online o mediante le associazioni. Una proposta per fare in modo che i 400 milioni messi ieri a disposizione dal governo aumentino e siano facilmente distribuiti.

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Lei ha proposto di attivare il cosiddetto Helicopter Money. Cosa vuol dire?

In gergo economico, Helicopter Money sono i soldi che distribuisci a pioggia in un momento di crisi acuta. Chi oggi sostiene che non si vive di sussidi, non sa di cosa parla: la gente inizia ad avere fame. Se non si fa qualcosa di rapidissimo, la protesta non si ferma. Se agli occhi di qualcuno 10.000 morti e un lockdown totale di un mese non sono ragioni sufficienti per una forma di sussidio urgente, significa che vive tra le nuvole e non ha mai toccato la povertà umana. Inoltre ho proposto l’Helicopter Money anche per le imprese: tra Banca Europea degli Investimenti, Cassa Depositi e Prestiti e Sace, dobbiamo sbloccare almeno 500 miliardi per far ripartire produzione ed economia. Questi soldi possono venire dal mercato, usando le leve della Bei e quelle nazionali della Cdp e della Sace. Se anche la spunteremo sugli EuroBond, sarà già troppo tardi: anche qui bisogna fare in fretta, essere più veloci del riluttante Consiglio europeo. 

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