Ciani: "Al Pd non serve il disfattismo ma un'identità, come Demos daremo un contributo"
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Ciani: "Al Pd non serve il disfattismo ma un'identità, come Demos daremo un contributo"

Paolo Ciani, neoeletto alla Camera dei Deputati è esponente di Demos, la sigla cattolica alleata del Pd parlòa delle prospettive del fronte progressista

Ciani: "Al Pd non serve il disfattismo ma  un'identità, come Demos daremo un contributo"
Paolo Ciani
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23 Ottobre 2022 - 10.16


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di Antonio Salvati

Abbiamo chiesto a Paolo Ciani, neoeletto alla Camera dei Deputati con il centrosinistra nel collegio uninominale nel centro della capitale, nato a Roma e appartenente alla Comunità di Sant’Egidio da quando aveva 14 anni, alcune considerazioni sulle vicende politiche del nostro paese. Paolo Ciani è anche Segretario Nazionale di Demos, formazione politica protagonista della vita amministrativa a Roma e nel Lazio.

On. Ciani cosa pensa del governo appena costituitosi?

Valuteremo e monitoremo con attenzione e severità l’azione del governo. Mi auguro che si faccia carico dell’emergenze del nostro paese: le povertà in aumento costante e preoccupante, l’inverno demografico, la protezione degli anziani, i divari tra i territori, la transizione ecologica e la crisi energetica, la difesa dei posti di lavoro, soprattutto per i giovani, l’accoglienza, la tutela, la promozione e l’integrazione dei migranti, il superamento delle lungaggini burocratiche. Mi auguro anche che sappia promuovere – attraverso la figura del ministro delle riforme istituzionali – le riforme dell’espressione democratica dello Stato e della legge elettorale.

La nuova legislatura è appena iniziata e non sono mancate le polemiche. Come valuta il comportamento della maggioranza sulle nomine dei presidenti dei due rami del Parlamento e sulla composizione del Governo?

Occorre distinguere quello che è successo alla Camera da quello che è successo in Senato. In quest’ultimo caso la maggioranza, che ha vissuto il suo primo momento di difficoltà, non aveva i voti per eleggere da sola il proprio candidato, il Senatore Ignazio La Russa e purtroppo una parte della minoranza, per altro anche nascosta, ha deciso di supportare questa scelta, dando a mio avviso un pessimo segnale. Alla Camera questo non è accaduto. Ad ogni modo ancora non è cominciato un vero lavoro di incontro delle opposizioni, tra l’altro è abbastanza una novità quella di avere all’opposizione tre forze che possiamo comunque definire molto diverse tra loro. È importante cominciare a dialogare, cosa che è stata fatta per esempio per l’elezione dei vicepresidenti nei giorni scorsi. Per quanto riguarda il nome, quello di Lorenzo Fontana, ho sentito dei commenti molto duri nei suoi confronti, personalmente penso, e spero, che “il ruolo faccia l’uomo” e che nonostante alcune sue posizioni molto estremiste su diversi temi, entri in un ruolo veramente istituzionale e di garanzia che la Costituzione gli attribuisce, lo stesso vale per l’On. La Russa. 

Dopo la stagione del populismo, del trasformismo politico e parlamentare e dell’opportunismo di governo, forse è arrivato il momento per il ritorno della politica. E, di conseguenza, dei partiti.  Cosa deve fare – a sua avviso – il PD per tornare ad essere protagonista e restituire alla politica credibilità e di autorevolezza.

Sicuramente una sconfitta può rappresentare un’occasione per riflettere e ricostruire.  Innanzitutto non facendosi prendere dal disfattismo: il Pd continua ad essere protagonista della scena politica essendo il primo partito dell’opposizione. Certo esiste un tema di d’identità – a mio avviso, il Pd non dovrebbe pensarsi come “partito unico” della sx, ma costruire un campo di forze progressiste – e di rapporto con le persone.  Come Demos abbiamo avviato un’interlocuzione proficua con il segretario Letta e valuteremo le modalità per dare un nostro contributo di idee e contenuti in questa nuova fase.

“La persona al centro”, ha sempre detto che non era un semplice slogan ma una promessa. Quali sono i primi impegni di Paolo Ciani Deputato della Repubblica? Da dove si parte e su quali temi si impegnerà maggiormente?

Gli italiani sono alla ricerca di risposte in un momento di crisi: è la prima volta che si è votato con una pandemia in atto e una guerra che ci coinvolge direttamente. Serve più attenzione alla persona comune: la promessa che manterrò è quella di restare legato al territorio che mi ha eletto e riserverò del tempo per l’ascolto, nei quartieri. Come ho già fatto nei miei precedenti impegni istituzionali mi impegnerò su temi a me molto cari: c’è una legge sulla cittadinanza da portare a casa; una riforma della famiglia iniziata con il family act da finalizzare; poi ci sono gli anziani e tutto il tema della deistituzionalizzazione, offrire loro la possibilità di essere curati a casa e quindi potenziare le cure a domicilio come aveva cominciato a fare il Governo Draghi. Con riferimento poi dal mio luogo di elezione, il collegio uninominale di Roma centro, vorrei che questa legislatura portasse a termine la legge su Roma Capitale, che le dia i poteri necessari per gestire una grande Capitale come avviene nel resto del mondo. E poi c’è l’ambiente, voglio stare accanto ai giovani e combattere con loro per un pianeta più pulito, ce lo chiede anche il Papa che con la sua enciclica Laudato si ha scritto un vero e proprio manifesto politico che abbiamo fatto nostro.

Da maggio 2021 presiede, in Regione Lazio, la commissione speciale “Emergenza Covid-19”. Questa pandemia ha stravolto tanti aspetti della nostra vita, tra questi anche l’approccio alla sanità che oggi tende sempre più ad una visione “One Health”. Come può cambiare in quest’ottica il modello di assistenza territoriale?

Qualcuno ha parlato della pandemia come di una livella ma così non è stato, anzi ha colpito in maniera iniqua la popolazione. Per questo occorre ripartire da queste differenze, pensare a servizi che vanno incontro alle persone che prevengono e intercettano i bisogni e che non aspettino gli utenti allo sportello ma gli vadano incontro. Un servizio che intercetta e risolve i problemi delle persone, specialmente le più fragili: in questo rivendico alcune battaglie che abbiamo portato avanti e che vanno in questo senso: monitoraggio per gli anziani ultraottantenni, infermieri di famiglia e comunità, la legge sull’invecchiamento attivo, sui caregiver familiari. Sono tutte sfide che dobbiamo impegnarci a vincere nei prossimi anni. Occorre una svolta nell’integrazione socio sanitaria, anche nel rapporto tra Regione e Comune: servizi che restituiscano dignità e diritti a persone che troppo spesso sono emarginate e vittime della cultura dello scarto, come ha denunciato anche Papa Francesco.

La Regione Lazio è stata una delle più innovative e performanti nella gestione dell’emergenza sanitaria anche grazie ad un importante sforzo digitale. Quanto può essere utile sviluppare la sanità digitale e quanto può essere di supporto al futuro sistema di medicina di prossimità?

Sicuramente la pandemia ci ha insegnato che scienza e innovazione sono nostri alleati. Nonostante il momento drammatico che abbiamo vissuto e la confusione iniziale sulle decisioni da prendere, il Lazio ha saputo affrontare la gestione della pandemia in maniera eccellente, tanto che si è parlato di un “modello Lazio” ad un certo punto. E’ evidente, e durante la pandemia lo è stato ancor di più, che tutto ciò che può aiutare a rendere più agevole, sicuro e protetto – non va sottovalutato il tema della privacy e della gestione dei dati personali – l’accesso alla sanità sia da parte degli utenti che del personale è cosa buona e utile. Evitare di far spostare le persone, spesso anziani o disabili e fare lunghe file agli sportelli e se possibile mandare referti, risultati, analisi in altro modo o farli risultare su una cartella clinica digitale credo sia la strada da percorrere, non dimentichiamoci però che non tutti hanno la possibilità di avere un pc o uno smartphone, quindi è anche giusto potenziare entrambe le vie.

Uno dei temi principali dell’agenda della pubblica amministrazione di oggi è sicuramente la mobilità sostenibile. In questo senso la sharing mobility ricopre un ruolo importante sul quale anche la città di Roma, dove lei è consigliere comunale, è impegnata a dare risposte concrete. In che modo si può regolamentare l’uso dei mezzi di trasporto in condivisione come monopattini e biciclette? Basta ridurle o servirebbe trovare regole chiare? Quali potrebbero essere?

In Comune abbiamo indetto un nuovo bando, a partire dal 1° gennaio 2023, gli operatori della sharing mobility passeranno dai 7 attuali a 3, e i mezzi da 14.500 a 9mila, di cui 3mila nelle zone centrali e i restanti equamente divisi tra gli altri Municipi. Anche le e-bike inevitabilmente diminuiranno – il servizio è operatori dagli stessi che offrono monopattini – e passeranno da 12.500 a 9mila. Poi dovremo individuare le nuove aree no parking e quelle in cui realizzare stalli, visto che quello del parcheggio è uno dei problemi più sentiti in città insieme con il passaggio dei mezzi sui marciapiedi. Diminuire al momento è apparsa la scelta più facilmente percorribile per cercare di controllare meglio il parco della mobilità alternativa, una volta avvenuto un passaggio che chiamerei anche culturale sullo spostamento, che a Roma vede sempre al primo posto preferire la propria automobile, creando più sistemi di sicurezza, strade ciclabili e norme chiare sulla viabilità, sicuramente dare la possibilità a più persone possibile di usufruire di questi mezzi credo sia la scelta migliore.

Infine, un passaggio sulla politica delle alleanze. Proprio pochi giorni fa Demos ha deliberato che parteciperà con una propria lista alle prossime elezioni regionali e ha fatto sapere che auspica di presentarsi al voto con la stessa compagine che oggi Governa la Regione che va dal terzo polo fino ai cinque stelle. Pensa che quello del cosiddetto campo largo debba essere la strada da seguire anche a livello nazionale o ipotizza altri scenari?

Sono molto convinto che la strada sia quella anche a livello nazionale. Con il Movimento 5stelle il dialogo si è aperto sulla nomina delle vicepresidenze e mi auguro possa andare avanti serenamente anche su altri temi. Italia Viva e Azione devono provare ad uscire dal leaderismo che li caratterizza e provare a pensare a costruire ad un percorso comune con il resto dell’opposizione. La politica è arte unitiva oppure è inutile retorica. Mi auguro si vada in questa direzione. 

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