Metamorfosi contemporanee dell'antisemitismo: analisi, sfide e strategie efficaci
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Metamorfosi contemporanee dell'antisemitismo: analisi, sfide e strategie efficaci

Milena Santerini esplora l'antisemitismo contemporaneo in 'L’antisemitismo e le sue metamorfosi' attraverso analisi e strategie efficaci.

Metamorfosi contemporanee dell'antisemitismo: analisi, sfide e strategie efficaci
Milena Santerini
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7 Dicembre 2023 - 00.15


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di Antonio Salvati

L’ostilità antiebraica cambia nel tempo, pur conservando il suo profilo demonizzante, spesso irrazionale. Sa svilupparsi in modo opportunistico, utilizzando tutte le crisi sociali. L’antisemitismo sa assumere forme diverse a seconda dei periodi storici, delle aree geografiche e degli eventi. Un punto chiaro ed incontrovertibile, nelle ricerche sull’antisemitismo contemporaneo, è la capacità tipicamente virale di riemergere in occasione delle crisi e dei drammi della nostra epoca: prime tra tutti la pandemia e la guerra. Un approccio che coglie sicuramente nel segno, dato che mostra una chiara corrispondenza tra crisi sociali e aumento dell’antisemitismo. Del resto, è assai arduo contraddire le analisi che descrivono l’ebreo come capro espiatorio delle tensioni sociali.

Dopo decenni di ricerca, disponiamo di un’ampia bibliografia sulle radici tossiche dell’odio contro gli ebrei. Pertanto, non possiamo permetterci il lusso di rimandare una diagnosi seria per la terapia dicendo che sappiamo ancora troppo poco dell’antisemitismo. In realtà, sappiamo molto, e quindi è il momento di pensare i linguaggi, le azioni e le strategie che possano rispondere efficacemente ai diversi modi in cui l’antisemitismo si esprime.

Di ciò ed altro rende conto l’interessante ed utile volume curato da Milena Santerini, L’antisemitismo e le sue metamorfosi. Distorsione della Shoah, odio online e complottismi (Giuntina, Firenze 2023, pp. 220, € 23). Il libro sarà presentato il prossimo 19 dicembre alla Fondazione Museo della Shoah di Roma. Interverranno con l’autrice: Noemi Di Segni, Presidente dell’Unione Comunità ebraiche italiane; Giovanni Maria Flick, Presidente emerito della Corte Costituzionale; Umberto Gentiloni Silveri, storico dell’Università La Sapienza di Roma.

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A Milena Santerini, per meglio comprendere il fenomeno sull’antisemitismo dei nostri tempi, abbiamo posto delle domande.

In che senso si può parlare di “metamorfosi dell’antisemitismo”?

Ogni tempo ha il suo antisemitismo: segnato dall’antigiudaismo cristiano in passato, cospiratorio nei momenti di crisi, efferato nella sua forma pseudo-scientifica nel periodo del nazionalsocialismo e del fascismo. Negli anni ’20 del XXI secolo l’antisemitismo è ancora tra noi, annidato negli antichi pregiudizi ma non del tutto visibile a causa delle norme anti-discriminazioni di cui l’Italia si è dotata, dalle leggi Scelba e Mancino in poi. Divenuto “culturale” più che biologico, raramente è argomentato in modo aperto, eppure è presente e, in alcuni periodi, in crescita.  Si potrebbe anche dire che ogni paese ha il suo antisemitismo. Nell’Europa dell’Est, che ha alte percentuali di ostilità antiebraica, si accompagna a un acceso nazionalismo, come testimoniano Polonia e Ungheria, protese a discolpare le loro complicità nella Shoah; negli USA, un forte aumento dell’antisemitismo è connesso al suprematismo bianco e ai movimenti di protesta contro l’oppressione degli afroamericani; in Francia, le tendenze fanatiche islamiste fanno la loro parte.

   Gli antisemitismi all’italiana (al plurale) sono antichi e nuovi allo stesso tempo. Durante la pandemia da Covid-19, gli studi sui social media hanno mostrato il forte collegamento tra l’odio antiebraico e la crisi, soprattutto dal punto di vista economico. Gli ebrei “ricchi” e “dominatori” fanno da capro espiatorio della paura e dell’ansia verso il futuro. Cresce il discorso d’odio nel web, ormai due terzi del totale degli atti segnalati. Dopo il 7 ottobre e l’attacco terroristico cresce l’odio contro Israele che assume la forma di antisemitismo. Occorre affrontare l’ostilità, apparentemente espressa solo nell’appoggio alla causa palestinese ma in realtà unita a un odio prevenuto e intollerante contro Israele

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In che senso si può parlare di “distorsione della Shoah”?

   La distorsione dell’Olocausto consiste non nella negazione dei fatti storici, ma nella banalizzazione e minimizzazione di ciò che è avvenuto.  C’è un Documento dell’IHRA (International Holocaust Remembrance Alliance) Riconoscere e combattere la distorsione della Shoah, che ne dà la definizione.

   Il negazionismo vero e proprio, con le sue affermazioni di principio («non è mai avvenuto», «le cifre sono diverse», ecc.), rimane infatti nascosto nelle pieghe della società; la minimizzazione e la banalizzazione, invece, sono molto diffuse. Non si nega apertamente che i fatti siano accaduti, ma ciò che accade –per esempio – a chi è “obbligato” alla protezione antivirus, alla mascherina o al vaccino, è considerato equivalente a ciò che accadeva agli ebrei durante la Seconda guerra mondiale. Si assiste così a uno svuotamento tragico del “mai più” che le società democratiche hanno dichiarato dopo Auschwitz.

Quali posizioni assumono le forze politiche in questo campo?

   Anche se la società italiana è (almeno per ora) protetta da un corpus robusto di norme antirazzismo e antisemitismo, non sempre si riesce a prevenire e contrastare l’antisemitismo. Può accadere che alcune forze politiche condannino le leggi razziali senza ammettere che la matrice si trova nel sistema politico, sociale e culturale del fascismo italiano, rendendo così più difficile il contrasto all’antisemitismo. Allo stesso tempo, dichiararsi amici del mondo ebraico e far crescere l’intolleranza contro immigrati, rom, omosessuali svela una profonda contraddizione. Dove c’è odio e pregiudizio, nessuno è salvo; anzi, dove cresce il rancore, nella storia è proprio il mondo ebraico a fungere da capro espiatorio in un clima culturale apparentemente volto contro altri bersagli.

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Quali misure possono essere adottate per contrastare l’antisemitismo?

    Anzi tutto dobbiamo muoverci nel campo giuridico – legale. Nel periodo 2020-22, quando sono stata Coordinatrice per la lotta contro l’antisemitismo, abbiamo elaborato

la Strategia nazionale di lotta contro l’antisemitismo, che raccomanda a ogni istituzione di intervenire con i suoi strumenti. La strategia rischia però di essere meno efficace se non viene colpita l’apologia di fascismo, anche nelle sue forme “folkloriche” come il saluto romano, i gadget con Mussolini e Hitler. In questi casi, come peraltro nel mondo dello sport dove le tifoserie ultrà agiscono indisturbate e impunite, andrebbe attuato un più efficace intervento repressivo.

    C’è però il rischio che si pensi al contrasto all’antisemitismo solo come ad un’azione puramente “pragmatica”, mentre, se l’operatività è priva di visione approfondita dei fenomeni, rimane inerte e inefficace. Occorre quindi fare un vasto intervento a livello culturale e di mentalità, lavorando sulla formazione degli insegnanti, dei magistrati, degli operatori culturali o dello sport a proposito della diffusione di stereotipi, pregiudizi e derisione.

   L’esperienza di questi anni mostra, in sintesi, come non ci si possa rassegnare all’ostilità antiebraica, che cambia con la società italiana e assume sempre nuove forme e colpisce, con gli ebrei, anche la nostra democrazia.

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