Sanremo: perché Mattarella e Benigni sono stati un momento alto
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Sanremo: perché Mattarella e Benigni sono stati un momento alto

Mattarella ha svolto una virtuosa “pedagogia costituzionale” mentre da Benigni c'è stata una lezione popolare

Sanremo: perché Mattarella e Benigni sono stati un momento alto
Mattarella e Benigni
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Nuccio Fava Modifica articolo

9 Febbraio 2023 - 11.15


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Confesso che avevo provato perplessità per la partecipazione del capo dello Stato al Festival anche se ormai la pop musica e lo stile nazional popolare domina la scena. Del resto il canto, gli inni e la musica operistica hanno accompagnato i rivolgimenti non solo dei costumi ma anche di processi politici ben più grandi e importanti. Si pensi all’inno di Mameli, al Va pensiero di Verdi ed anche i canti popolari che hanno accompagnato tragedie e lotte nella prima e Seconda guerra mondiale: si pensi a Bella Ciao e Addio Lugano Bella. Forse a questo ricco patrimonio ha pensato Mattarella, attendendo anche lui con curiosità e interesse la performance dello straordinario Roberto Benigni, rappresentato l’indomani sul Corriere della Sera con Mattarella in braccio sulle note di: “Penso che un sogno così non ritorni mai più”. 

L’effetto è straordinario, scuote nuovamente l’applauso prolungato di tutta la platea che del resto aveva già in precedenza applaudito Mattarella con così tanto affetto e durata da far venire in mente l’accoglienza ricevuta all’inaugurazione della Scala. 

Sempre più come definisce Marzio Breda – il più autorevole quirinalista in circolazione – il Presidente Mattarella svolge una virtuosa “pedagogia costituzionale” nel modo più efficace e di cui forse ha bisogno l’intero sistema politico e che comunque risulta apprezzato da opinione pubblica e cittadini. 

Quasi in sintonia, il comico fiorentino svolge una “lezione popolare” sulla importanza e il valore della nostra costituzione repubblicana. Scritta da pochi uomini e in breve tempo nel turbinio del terribile dopoguerra, fissando i principi fondamentali della nostra vita associata e delle libertà democratiche che ci hanno accompagnato in questi non semplici anni e che devono proseguire per favorire il nostro cammino futuro. La sottolineatura finale di Benigni è rivolta a ricordare la grande diversità di posizioni e orientamenti tra i padri costituenti che pure sono riusciti a convergere e a codificare punti d’incontro condivisi da tutti. Sicuramente è merito del racconto di Benigni se dal palco e dall’immensa platea sono vibrati sentimenti di sintonia e condivisione superando forse in qualche misura anche l’effetto sgradevole del video negato al presidente ucraino.

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