Giletti, l'arte di lanciarsi impreparato in un'intervista più grande di lui e finire nelle fauci di Maria Zakharova
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Giletti, l'arte di lanciarsi impreparato in un'intervista più grande di lui e finire nelle fauci di Maria Zakharova

Al di là delle buone intenzioni l'intervista di Giletti con la portavoce del ministero degli esteri è stata una disfatta che ha fatto solo il gioco della propaganda russa.

Giletti, l'arte di lanciarsi impreparato in un'intervista più grande di lui e finire nelle fauci di Maria Zakharova
Massimo Giletti e Maria Zakharova
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6 Giugno 2022 - 11.46


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Giletti, come è normale che sia, non può essere esperto di tutto. Nelle sue trasmissioni si occupa un po’ di tutto e, a volte, un minimo di infarinatura e un po’ di intuito riesce a salvare la situazione.

A maggior ragione quando l’intervista assomiglia di più – sia detto con rispetto – ad una chiacchierata da bar, dove a volte la discussione procede per ampie suggestioni e raramente entra nel merito delle questioni.

Ma la domanda è: si può affrontare la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova senza essere preparai e avendo – da quello che è apparso chiaramente – solamente orecchiato tre o quattro notizie base?

So può incalzare una espertissima putiniana incallita che – giustamente dal suo punto di vista – fa la putiniana incallita non concede un’unghia e ripete a menadito tutta la farlocca propaganda del Cremlino che però (e qui casca l’asino) si fonda fu fatti veri o verosimili, anche se rappresentati in maniera totalmente distorta?

Non si può. Ma entrando nel dettaglio la cosa più incredibile è stata davvero la quasi inesistente preparazione di Giletti su questi temi che emergeva da sue considerazioni scombinate tra di loro, dal saltare di palo in frasca e dal non capire esattamente le risposte di Maria Zakharova, visto che più volte ne traeva risposte non pertinenti con l’argomento.

Ma al netto dell’evidente impreparazione (ripetiamo: non si può essere esperti di tutto e il suo contrario ma se Maria Zakharova ti concede un’intervista chiuditi in conclave con gli autori e ingaggia un esperto vero che vi istruisca) il lato debolissimo di Giletti è stato quello che qualsiasi espero di propaganda (e di contro-propaganda) aborre, ossia dare ragione all’intelocutore su molte cose pur di ottenere una seppur minima apertura. Quella sorta di captatio benevolentie che Giletti ha sparso a piene mani e in maniera fin troppo imbarazzante in cambio di nulla se non di farsi dare del bambino e di una persona appena arrivata da Marte.



Non che nelle tecniche di propaganda non esista quella ci potrebbe impropriamente definire un’esca: ossia dare qualcosa perché la controparte abbocchi. Il problema è che questa tecnica va usata con cognizione di causa e va calibrata rispetto alla personalità di chi si ha davanti. Perché dopo decine di esche a vuoto finisce che la preda ha la pancia piena e il pescatore nulla.

Quindi, oltre all’impreparazione, dare continuamente ragione a Maria Zakharova su quasi tutte le premesse non ha portato altro che a rafforzare l’interlocutrice per una narrazione finale che il potevo spettatore poteva benissimo interpretare come un: la Russia ha almeno ragione al 90%.

In questo contesto – sia sempre detto come critica costruttiva e non per ridicolizzare – i continui appelli a cessare la guerra, a farla finita con la guerra e a sedersi al tavolo avevano lo stesso impatto della caricatura fatta da diversi comici delle miss che al concorso dicono: “Vogliamo la pace nel mondo”.

Il potere di Maria Zakharova su questo è pari a zero e non è che lanciando improbabili e generici appelli si poteva pensare di ottenere qualcosa. Anzi – come si è visto – si è ottenuto esattamente l’opposto: noi russi abbiamo ragione, voi italiani siete complici della congiura contro Mosca e al massimo vi concediamo che lo fate perché non sapete, non capite e siete schiavi degli Stati Uniti.

Visto dalla parte della propaganda di Putin è stato un bel gol. Visto dalla parte degli spettatori temiamo (ma speriamo di sbagliare) che alla fine siano rimasti molto più convinti delle ragioni di Mosca rispetto a quelle di Roma.

Ultima notazione: dopo l’intervista Myrta Merlino ha stigmatizzato l’atteggiamento di Maria Zakharova  (non poteva di certo essere lei a dire che l’impreparato Giletti era finito nella trappola) che non ha mai risposto alle domande e ha usato tutti i metodi più scorretti per attaccare. Vero. Ma resta una domanda: dopo mesi di guerra e vista la valanga di giornalisti o esperti russi in quota Putin sono stati invitati nei vari talk, perché vi lamentate del fatto che Maria Zakharova ha fatto esattamente quello che tutti hanno fatto prima di lei?


Vorremmo che la guerra finisse domani. Se se così non fosse, come purtroppo sembra, la lezione da trarne è questa: invitare questi megafoni di Putin è solo una perdita di tempo o un’offesa al buonsenso. Lo volete fare nel nome dell’audience anche correndo il rischio di partecipare alla legittimazione dello Zar imperialista e guarrafondaio? Bene. Ma almeno risparmiateci l’indignazione finale: avete (mediaticamente e metaforicamente si intende) attaccato in campo aperto e a mani nude una collina fortificata dalla quale sparavano (sempre mediaticamente e metaforicamente) con la mitragliatrice. Poi ci lamentiamo di morti e feriti?

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