Come il web ha cambiato la storia degli uomini
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Come il web ha cambiato la storia degli uomini

Oggi Internet compie 20 anni. Morcellini dice che è statto come aprire una biblioteca rimasta chiusa per secoli. Potremmo vivere senza?<br>

Come il web ha cambiato la storia degli uomini
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redazione Modifica articolo

30 Aprile 2013 - 18.38


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Come vivremmo oggi senza Internet? E cosa significherebbe oggi comunicare senza Internet? A vent’anni di distanza dal battesimo ufficiale del World Wide Web (WWW) ormai Internet è entrato a pieno titolo a far parte delle nostre vite. La nascita di internet è stata per la storia dell’uomo uno «spartiacque»: e da quando è diventato libero, quel 30 aprile 1993, «niente è stato più come prima».

È stato «come aprire una biblioteca rimasta chiusa per secoli». Parola di Mario Morcellini, sociologo e docente dell’Università La Sapienza di Roma, che definisce di portata «rivoluzionaria» la decisione del Cern di Ginevra, «con contributi anche italiani», di rendere pubblica la tecnologia del Web e disponibile liberamente senza diritti.

«In genere gli anniversari sono un pretesto – spiega Morcellini all’ANSA – ma questo non lo è, anzi si tratta di una data importante, prima di tutto sul piano simbolico perché in questi vent’anni grazie al Web sono cambiati “pelle” e comportamenti sociali degli uomini».

Tre a suo avviso le grandi rivoluzioni che l’avvento di Internet così come lo conosciamo oggi, e cioé attraverso il Web, ha prodotto: «una stimolazione sconvolgente delle menti degli uomini e dei giovani, perfino esagerata», una «trasformazione delle istituzioni, che hanno dovuto fare i conti con domande sociali più competenti» e una «trasformazione del peso delle professioni», percheé oggi «contano quelli che se la cavano con velocità con le infrastrutture della rete».

Ma la «dimensione rivoluzionaria» per Morcellini sta anche nella «precisa scelta politica e culturale del Cern di Ginevra che decise di rendere libero l’accesso a un linguaggio che loro stessi avevano inventato». Un «primo gesto assolutamente non capitalistico – sottolinea – ma di incredibile sapienza comunicativa», che ha portato a un «ritorno allo spirito dell’Università», quello di «mettere in comune i saperi».

Morcellini ricorda come la data sia presto entrata nei manuali di comunicazione. Del resto, afferma, «non era impossibile accorgersi che era uno spartiacque», un po’ «come se dall’oggi al domani la biblioteca di Alessandria fosse aperta e i suoi saperi fossero a disposizione di tutti».

Anche se, all’inizio, non fu immediatamente chiaro «l’impatto dell’innovazione e per un po’ di tempo prevalse la sensazione che fosse un “festival della novità”». Poi però sul chiacchiericcio di nicchia della rete si è imposta la«rivoluzione dei contenuti».

Altrimenti, dice il sociologo, non si potrebbero nemmeno immaginare «le scoperte dell’ultimo ventennio». Una potenziale portata di cambiamento ce l’hanno adesso i social network, aggiunge, «una svolta» anche se comunque «non siamo di fronte a un fenomeno altrettanto epocale o datato». Oggi insomma «non c’è niente di confrontabile a quanto successo venti anni fa».

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