A Roma si "balla" africano
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A Roma si "balla" africano

La Kizomba è una danza che viene dall'Angola. Ma sono molti gli italiani che ormai la ballano.

A Roma si "balla" africano
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29 Febbraio 2012 - 14.17


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È la notte di Carnevale al Cafè Cretcheu. E venerdì, serata dedicata alla kizomba, una danza che viene direttamente dal cuore dell’Africa, dall’Angola.

Il cafè Cretcheu, gestito dai nostri amici italo-capoverdiani Manuel e Alcidio, è un locale aperto e conviviale dislocato in due piani, “uno per parlare e uno per ballare”, che dà ospitalità a Francisco e Ketson, angolani: Francisco insegna la kizomba, da poco alla ribalta sullo scenario internazionale, mentre Ketson è dj. Dall’anno scorso “ogni venerdì alle dieci e mezza iniziano ‘i momenti di Kizomba Romana’: il nostro intento è proprio quello di insegnare questa danza ai romani”, per di più gratuitamente! “All’inizio si registrava una maggiore presenza di angolani, ora ci sono più italiani”, dice Francisco, ma a guardarmi intorno sarebbe meglio dire “italiane”.

L’origine della kizomba sembra particolarmente complessa e intrecciata a diverse culture, in italiano il nome suona particolarmente significativo: cantata generalmente in portoghese, la kizomba ha una melodia romantica che si accompagna al ritmo africano. Nasce in Angola alla fine degli anni ’80 “come fusione tra il semba angolano – progenitore della samba” brasiliana e altre danze, tra cui il compas, la musica delle isole caraibiche francesi, soprattutto Haiti, “la kabetula – sempre angolana – e lo zouk delle Antille, già diffuso in Italia negli anni ‘90”. La kizomba si balla in tutti i paesi lusofoni africani ed europei, soprattutto in Guinea-Bissau, Portogallo, Mozambico, São Tomé e Príncipe, Timor Est, Brasile, il territorio di Macao… e ovviamente Capo Verde. Dall’Africa occidentale a quella orientale, dal Sud America al sud-est asiatico, dall’Europa alla Cina!, la kizomba sembra aver girato tutto il mondo.

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Al di là di tutte queste origini e fusioni, Francisco la definisce “un ballo di coppia alternativo al tango, ma rispetto a questo la kizomba è meno rigida e aperta alla creatività: la coppia può ballare anche separata. È più lenta rispetto al semba originale, che è più veloce, ma soprattutto è molto sensuale”. In effetti l’esatta origine del tango – sia la danza argentina che il nome – è persa nel mito. La teoria generalmente accettata dice che a metà ‘800 gli schiavi africani portati in Argentina iniziarono a influenzare la cultura locale. La parola tango potrebbe avere un’origine direttamente africana, significando “luogo chiuso” o “terra riservata”. Potrebbe anche derivare dal portoghese e dal verbo latino tàngere, che significa ‘toccare’. Ma qualunque sia la sua origine, la parola tango identificò il luogo dove gli schiavi africani e i neri liberi si riunivano per ballare.

Pochi sanno che l’Angola è un paese che ha dato origine a molte danze, che ne hanno influenzate altre, compresa il kuduro – nel titolo di un tormentone dell’estate 2011 proveniente da Porto Rico – genere di musica dance elettronica nata da sperimentazioni sonore avvenute nel paese negli anni ‘80. Ma ora è il momento della kizomba: “oggi va molto di moda – non a caso si stanno svolgendo una serie di festival internazionali e workshop – perché è interculturale, ha poche regole che la rendono una cornice stilistica di ballo adatta per tutto: all’interno possono inserirsi tanti elementi, dalla salsa cubana, al merengue dominicano fino al cha cha cha latino americano”. In effetti cercando giusto un po’ su internet spuntano molti appuntamenti. Il calendario della kizomba, tra festival e congressi, sembra fittissimo: in questi giorni è a Praga, ma toccherà ogni paese, da Varsavia a Linburg, da Parigi a Helsinki e anche in Italia si svolgeranno varie tappe tra marzo e giugno 2012.

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Alla fine del mio giro esplorativo conosco Carlos: sembra un po’ ‘il saggio della kizomba’. Dopo un po’ che siamo lì a registrare la situazione, cerca di introdurci, a me e la mia amica, “per non essere ospiti: qui ci conosciamo tutti, sappiamo di questo appuntamento, quindi voglio spiegarvi come funziona. Dovete provare la kizomba”. Ribatto che sono lì proprio per scriverne un articolo e lui è ancora più stupito: “ma come fai a scrivere di qualcosa se non lo vivi, se ti vergogni non conoscerai mai nulla, ti giuro che puoi stare nel fango e non sporcarti”. Io più colpita di lui da queste esternazioni, mi butto e provo i passi base – destra-sinistra, avanti-indietro e ancora, destra-sinistra-destra-destra-sinistra… È stato un bel fango.

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