Presso gli antichi Greci Ares era una divinità tenuta e controversa. Era il Dio della guerra, intesa però come esplosione di violenza incontrollata, di scatenamento delle pulsioni di morte più distruttive e incontrollabili, Figlio di Zeus e di Era nasce in Tracia, era attratto dagli scontri, dalla battaglia, senza alcun riguardo alle ragioni dei combattimenti, il suo è un cieco furore, privo di qualsiasi regola. I condottieri, persino i soldati, invocano il suo intervento, sperando di ottenere la forza necessaria per prevalere nell’agonè.
Ogni milite vorrebbe essere come Ares, ma ciò che non sa, è che il godimento del Dio consiste nell’aggirarsi tra i morti e i feriti che giacciono sul campo di battaglia.
Ares è un dio Inviso a tutti gli altri Dei, tranne che ad Afrodite, che lo trova affascinante e si lascia sedurre dalla carica di erotismo mortifero che sprigiona.
Dall’unione di Ares ed Afrodite nascono tre figli, Fobos, Deimos, il Terrore, lo Spavento e la meravigliosa Armonia che si crea dopo una sanguinosa guerra. Pieno di impeto e di volontà, tuttavia Ares, spesso viene battuto e sconfitto, negli stessi conflitti che ha scatenato. Divinità eccessiva e ombrosa, Ares è indifferente ad ogni valore morale, è portatore di caos e distruzione, e per questo motivo era venerato con sospetto dai Greci, che avevano edificato templi in suo onore, ma fuori dalle mura delle città, con la speranza di tenerlo lontano.
A causa di questa sua natura evocare Ares è assai rischioso, e chi lo chiama come alleato, spesso finisce per diventare vittima della sua furia incontrollabile.
Potrebbe essere il caso di Vladimir Putin che ha iniziato la guerra di aggressione nei confronti dell’Ucraina, con l’intento di liquidare l’operazione militare speciale in poche settimane. La guerra di Putin, come purtroppo la maggior parte dei conflitti era stata presentata come rapida e senza troppo spargimento di sangue, minimizzando il numero delle vittime e la quantità di distruzione, ma, una volta invocato, il dio Ares non è più possibile controllarlo, perché la guerra si nutre di se stessa, della sua stessa natura che è incontrollabile, e si può esaurire solamente nel momento in cui uno dei due contendenti, se non addirittura entrambi, si arrendono, prostrati e sfiniti da un conflitto lungo e terribile, che li ha esauriti.
La guerra breve e vittoriosa di Putin è finita in un vicolo cieco, l’ebbrezza di una vittoria sul campo ha accecato gli animi e rende impossibile ogni tentativo di mediazione, qualsivoglia compromesso. Di fronte alla spietata potenza di Ares sta naufragando l’ottimismo di Trump, che si scontra con la volontà ostinata di Putin, che dopo quattro anni di attacchi e più di mezzo milione di morti non può permettersi di offrire alla propria opinione pubblica la miseria di qualche regione dell’Ucraina conquistata. Dall’altra parte neppure gli ucraini, dopo quattro anni di sacrifici, di centinaia di migliaia di morti per arginare l’avanzata russa, possono permettersi di firmare una pace che sarebbe una capitolazione, secondo le linee concordata da russi e amministrazione americana. Lo stesso Presidente ucraino ha dichiarato che neppure se volesse potrebbe cedere territori che i russi non hanno neppure conquistato, per ragioni giuridiche e morali, quindi sembra che nessuno dei due combattenti possa accettare di iniziare delle vere trattative di pace, che sarebbero credibili soltanto in presenza di un cessato il fuoco, di un’interruzione delle operazioni militari, opzioni che al momento non sembrano praticabili.
La guerra scatenata da Putin dimostra che Ares non si può controllare, una volta liberato dal vaso di bronzo in cui era stato tenuto prigioniero, dopo essere stato catturato dai giganti Aloadi, nessun uomo è abbastanza forte da poterne fermare l’impeto distruttivo. Ares divora chi lo ha evocato perché non è dalla parte di nessuno, ciò che lo attrae e lo seduce è il sangue versato sui campi di battaglia, lo strazio dei corpi e delle vite spezzate e mutilate.
E tuttavia se la guerra è così orribile, perché gli esseri umani continuano a praticarla, richiamando dall’esilio il dio?
Si è detto che, sempre secondo il mito greco, dall’incontro tra Ares e Afrodite siano nati tre figli; i primi due, Fobos e Deimos richiamano direttamente gli effetti della guerra, sono Spavento e Terrore, mentre la terza è Armonia, che in apparenza non avrebbe nulla da spartire con il padre.
Il poeta inglese Yeats in un testo intitolato Easter 1916, scrive che “una terribile bellezza è nata”, per ricordare i tragici eventi della Pasqua del 1916 nella quale gli indipendentisti irlandesi si ribellarono agli inglesi, proclamando la Repubblica, e dopo molti giorni di scontri i leader furono arrestati e giustiziati. I futuristi italiani esaltavano la guerra come “sola igiene del mondo”, ma si potrebbe continuare all’infinito.
Il mito racconta che Afrodite, dea della Bellezza si lascia irretire dalla forza brutale di Ares, e lascia trapelare una grande illusione. Dalla guerra, dal conflitto può sorgere un ordine superiore, più alto; dalla distruzione si genera la creazione del nuovo, dalla morte scaturisce la vita, e da contrasti “meravigliosa armonia”, come pensava il filosofo Eraclito.
È proprio questa pericolosa convinzione che alimenta la forza di Ares, ed ha insanguinato la storia umana: la tenebrosa e seducente sensazione che la morte in battaglia sia Bella.
È possibile imprigionare nuovamente Ares e questa volta per sempre, neutralizzandone la forza, soltanto se si avrà il coraggio di guardare con orrore i morti in battaglia, per praticare la pietà, senza alcuna distinzione tra amici e nemici.