Dopo '2000 metri ad Andreevka' resta una sola verità: Putin ha distrutto un paese e gli alleati hanno guardato
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Dopo '2000 metri ad Andreevka' resta una sola verità: Putin ha distrutto un paese e gli alleati hanno guardato

Immagini della guerra viste dall'interno, in un certo senso, di queste immagini, che ti perseguiteranno, non appena le vedrai, tutta la vita, ma non solo: perché, infatti, questo film parla di altro. 

Dopo '2000 metri ad Andreevka' resta una sola verità: Putin ha distrutto un paese e gli alleati hanno guardato
Ucraina
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Beatrice Sarzi Amade Modifica articolo

6 Dicembre 2025 - 11.44


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Ho visto il film di Mstyslav Chernov “2000 metri ad Andreevka”, non conoscevo l’esistenza di questo villaggio, Andreevka, nome che tutti i protagonisti, senza, credo, nessuna eccezione, pronunceranno “Andreevka”, perché è un villaggio in cui si parla russo, e io dico “parlato” perché nessuno parla a proposito, visto che non c’è più nessuno, non intendo “basta gatto”, perché l’unico superstite di questo paese, a settembre 2023, era un gatto magro e traumatizzato. 

Non c’era proprio niente. 

Conosco molto bene questi borghi,  infatti, una grande strada con, su entrambi i lati della strada, venti, trenta case, per lo più in legno, almeno, prima, lì, erano, almeno su fondamenta, in pietra, segno che la gente, in qualche modo di un altro, viveva meglio, ed è importantissimo, per le cantine, perché possono servire da riparo temporaneo, può un guscio di cisterna penetrare un muro così? chiede di un soldato appena arrivato. Penso che sì, risponda a un altro…

Questo film probabilmente non lo so, ma sì, il miglior film di guerra che abbia mai visto. 

È un film? È un documentario? La grande novità è che viene girato, la maggior parte delle volte, non dal regista, ma dai soldati che, combattendo, come dal vivo, ma è girato dal vivo, hanno le telecamere sulle cuffie, e ci rendiamo conto alla fine che, queste telecamere, non sono le stesse in tutto il film, uno dei motivi di questi cambiamenti è semplice: 

il cameraman viene ucciso o ferito.  

Questa non è l’unica ragione, ovviamente, ma è una ragione, e una ragione ancora più commovente che sia la prima volta che un film ucraino mostra perdite ucraine, visibilmente molto significative, durante questa offensiva fallimentare di giugno-settembre 2023.

Il film segue i soldati che hanno un obiettivo: gli è stata affidata la missione di raggiungere 2 chilometri dal loro punto di accantonamento, e liberare questo villaggio, Andreevka, un villaggio al quale si può accedere solo in un modo, con quello che il testo francese chiama “la foresta”, ma che non è una foresta, solo una striscia boschiva, perché i campi su entrambi i lati, e la strada, sono stati estratti dai russi al punto che non c’è accesso. Quindi si tratta di arrivare al villaggio, sventolare una bandiera e tornare a casa. Questo è tutto. 

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Non la guardia del paese, che comunque non esiste più, e non c’è modo di vigilare perché non c’è più nulla da vigilare, ma solo mostrare: a chi? Perché? che queste rovine sono ancora in suolo ucraino, e che, l’obiettivo c’è, un obiettivo unico e decisivo, gli ucraini non si arrendono, che resistono, che difendono tutto il loro territorio, anche le rovine, anche questo gatto che ha perso tutto.

E le perdite che ci vogliono, in tre giorni, per fare questi 2000 metri. Numero di soldati feriti o uccisi. È la prima volta che vedo questa, dal punto di vista ucraino, l’enormità delle perdite, e ancora meno, ovviamente, delle perdite russe, il terreno è pieno di cadaveri russi, lasciati lì a marcire, perché, come dice uno dei protagonisti, gli ucraini vengono a prendere i loro morti, a costo di nuove perdite , mentre i russi li lasciano lì, a marcire. E finalmente ci arrivano, in un ultimo sforzo, quando è già stato dato l’ordine di pensionamento generale. 

Piantano la bandiera ucraina, affidata a qualcuno all’inizio, su una parte di muro, e se ne vanno. E, il testo dice, il villaggio sarà rioccupato qualche settimana dopo, lo è ancora,  è un piccolo villaggio vicino a Bakhmout.

Immagini della guerra viste dall’interno, in un certo senso, di queste immagini, che ti perseguiteranno, non appena le vedrai, tutta la vita, ma non solo: perché, infatti, questo film parla di altro. 

Mostra la società ucraina così com’è nel 2023, una società in cui i soldati ucraini parlano russo e ucraino indistintamente, e in cui le due lingue coesistono senza nemmeno pensarci, questo, i sottotitoli non danno idea allo spettatore straniero, con, a volte, per me, l’impossibile capire quando parla ucraino e quando parla russo, perché la metà, o più, dei dialoghi contengono oscenità, questa è la normale lingua della guerra,  non significa affatto che i soldati siano prepotenti, proprio l’opposto! 

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Ma c’è, ad un certo punto, una conversazione appassionata, tra l’autore del film, nato e studiato a Kharkov, che parla, in ucraino, di Charkiv, con un soldato di Mirano Hrad, città oggi devastata dai combattimenti, anche lì, in una zona molto prevalentemente russofona, e questo soldato, un giovanissimo, sorridente, pieno di forza ed energia, del quale la voce fuori campo ci dice che verrà ucciso cinque mesi dopo, dice che voleva cambiare lingua, e capiamo il perché, e quindi questo è un dialogo dimostrativo in ucraino di due uomini la cui lingua madre è russa.

Lo ripeto, Putin ha distrutto tutto. 

Ha distrutto l’intero paese che lui chiamava “libera”. 

Ha distrutto le persone che “libera” è tutto distrutto nelle zone di combattimento, distrutto e minato per anni e anni, cioè semplicemente, inadatto a qualsiasi forma di vita, non è rimasto assolutamente nulla. 

Putin ha distrutto la lingua russa in Ucraina, perché questa lingua non era solo la lingua degli oppressori, come sostengono i nazionalisti ucraini, ma anche, molto più che altro, la lingua degli oppressori, e che la lingua non ha nulla a che vedere con il sistema politico. 

Prima del 2022, l’Ucraina aveva una normale convivenza tra le due lingue, con una, naturalmente, la lingua ufficiale, ucraina dal 1991, e l’altra è la lingua usata da più della metà della popolazione. Questo è già morto. Ormai è questione di qualche anno, diciamo, al massimo, di una generazione. Non parleremo più russo in Ucraina, per crimini russi,  per colpa di Putin.

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C’è qualcos’altro. 

Sto guardando questo film, su questa offensiva del 2023 e penso ai colpevoli. 

I colpevoli del fallimento dell’offensiva ucraina, ne ho parlato anche nel mio libro, questi colpevoli, non sono ucraini, sono, solo, gli “Alleati” che a settembre hanno imposto una moratoria sull’offensiva che si era liberata da così vaste tracce di terre occupate durante i primi due mesi di guerra, e poi, che hanno impiegato tanto tempo per concordare se temere la salita, dare carri armati, dare missili ,che avevamo, che non si trattava di produrre, è andata avanti per mesi e mesi, durante i quali i russi si preparavano, e estraevano tutto ciò che potevano, lasciando, appunto, senza mine, quelle bande etiche di alberi, etiche come il gatto sopravvissuto di Andreevka, presumeva per consentire la comunicazione. E fu a giugno, più di dieci mesi dopo, e mentre l’offensiva veniva annunciata, giorno dopo giorno, per tutti questi dieci mesi, imminenti, che fu lanciata.

Tutto questo sangue sulle loro mani, i governatori di questi paesi “alleati” dell’Ucraina. 

E oggi, non è solo sangue, è anche minaccia di guerra, e di guerra imminente. 

Perché, come ha appena detto Putin, “in Ucraina, non è guerra come facciamo oggi, noi, quello che facciamo con l’Ucraina, è chirurgico… è come tradurre questa atroce espressione: “akouratnenko”?

Osa dire che, con calma, sorridendo, nel momento in cui distrugge un intero paese. Come se gli “Alleati”, dopo aver sommerso i propri, “alleati”, quella che era la loro unica difesa, e si rifiutavano tra di loro, sia nella NATO che nell’UE, si fossero arresi.

Sì, ho parlato di vergogna qualche giorno fa. 

Vergogna e amarezza. 

E questo dolore, davanti agli eroi, sì, gli eroi, di “2000 metri ad Andrivka”. 

Dolore infinito, per il passato, per il presente, per il futuro.

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