Gaza, cessate il fuoco e liberazione degli ostaggi: tra Israele e Hamas accordo per la prima fase del piano di pace
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Gaza, cessate il fuoco e liberazione degli ostaggi: tra Israele e Hamas accordo per la prima fase del piano di pace

Israele e Hamas hanno raggiunto un accordo per la prima fase di un “piano di pace” a Gaza, che prevede la sospensione delle ostilità nel territorio devastato e

Gaza, cessate il fuoco e liberazione degli ostaggi: tra Israele e Hamas accordo per la prima fase del piano di pace
Gaza, si festeggia il cessate il fuoco
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9 Ottobre 2025 - 09.59


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Israele e Hamas hanno raggiunto un accordo per la prima fase di un “piano di pace” a Gaza, che prevede la sospensione delle ostilità nel territorio devastato e rappresenta la migliore speranza finora di porre fine a un conflitto sanguinoso durato due anni, costato decine di migliaia di vite, destabilizzando gran parte del Medio Oriente e scatenando proteste in tutto il mondo.

Donald Trump ha annunciato l’intesa sul suo social network Truth Social, dichiarando che tutti gli ostaggi detenuti a Gaza saranno presto liberati e che Israele ritirerà le truppe fino a una linea concordata, come primo passo verso una “pace forte, duratura e perpetua”.

Hamas, da parte sua, ha confermato giovedì di aver accettato la proposta del presidente americano, specificando che l’accordo include il ritiro israeliano dall’enclave e uno scambio tra ostaggi e prigionieri palestinesi.

In Israele e a Gaza si sono registrate scene di festa, anche se molti ricordano che due precedenti accordi non erano riusciti a fermare la guerra. Secondo fonti vicine ai negoziatori, i 20 ostaggi ancora in vita potrebbero essere rilasciati già nel fine settimana, mentre fino a 1.700 prigionieri palestinesi verrebbero liberati entro 72 ore dalla firma dell’intesa, prevista per giovedì. Hamas ha chiesto a Trump e agli Stati garanti di vigilare sull’attuazione completa del cessate il fuoco da parte di Israele.

In un’intervista rilasciata mercoledì sera, Trump ha dichiarato di credere che gli ostaggi “torneranno a casa lunedì”.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha accolto l’annuncio parlando di “un grande giorno per Israele”:
“È un successo diplomatico e una vittoria nazionale e morale per lo Stato di Israele. Fin dall’inizio ho detto che non ci saremmo fermati finché tutti i nostri ostaggi non fossero tornati e tutti i nostri obiettivi raggiunti.”

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Il gabinetto di sicurezza israeliano si riunirà giovedì per approvare il rilascio dei prigionieri palestinesi. Nonostante l’opposizione di alcuni membri dell’ultradestra della coalizione di governo, l’approvazione appare probabile.

A Tel Aviv, le famiglie degli ostaggi e i loro sostenitori si sono radunati nella notte, gridando “Premio Nobel a Trump”, stappando bottiglie di champagne e abbracciando i familiari già liberati.

Anche a Gaza la notizia è stata accolta con incredulità e gioia. “Grazie a Dio per il cessate il fuoco, per la fine del sangue e delle uccisioni”, ha detto Abdul Majeed Abd Rabbo da Khan Younis. “Non sono l’unico felice: lo è tutta Gaza, tutto il mondo arabo e persino il mondo intero.”

Trump ha definito l’accordo “un grande giorno per il mondo arabo e musulmano, per Israele, per tutte le nazioni circostanti e per gli Stati Uniti”, ringraziando Qatar, Egitto e Turchia per la mediazione: “Beati i costruttori di pace!”, ha scritto.

Netanyahu e Trump si sono parlati telefonicamente, congratulandosi a vicenda. Il premier israeliano ha invitato il presidente americano a intervenire alla Knesset.

Il segretario generale dell’ONU António Guterres ha accolto con favore l’accordo e ha invitato tutte le parti a “rispettarne pienamente i termini”.

Anche il primo ministro britannico Keir Starmer, parlando dall’India, ha definito il momento “di profondo sollievo” e ha espresso gratitudine per gli sforzi diplomatici di Egitto, Qatar, Turchia e Stati Uniti. Ha poi chiesto “l’attuazione completa e immediata dell’accordo, insieme alla revoca di tutte le restrizioni sugli aiuti umanitari destinati a Gaza”.

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Se portato a termine, l’accordo rappresenterebbe il più grande successo di politica estera per Trump, che al suo insediamento aveva promesso di porre fine rapidamente ai conflitti di Gaza e dell’Ucraina, trovandosi però di fronte a ostacoli imprevisti.

I colloqui, condotti per tre giorni a Sharm el-Sheikh con la partecipazione di emissari di Stati Uniti, Qatar e Turchia, hanno accelerato il processo iniziato lunedì. Trump ha inviato come suoi rappresentanti il genero Jared Kushner e l’inviato speciale Steve Witkoff.

Molti dettagli dell’intesa restano ancora poco chiari, e l’attuazione sarà complessa. Non si sa, per esempio, se sia stato raggiunto un accordo sulle questioni più delicate, come il disarmo di Hamas — preteso da Netanyahu — o il futuro governo di Gaza. Tuttavia, se applicato, il piano porterebbe le parti più vicine che mai alla fine di un conflitto che si è ormai esteso a livello regionale, coinvolgendo Iran, Yemen e Libano.

Trump ha inoltre dichiarato a Fox News che gli Stati Uniti parteciperanno alla ricostruzione del territorio devastato: “Aiuteremo a rendere questo accordo un successo e a mantenere la pace. Sono molto fiducioso che ci sarà finalmente pace in Medio Oriente.”

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Il prezzo della guerra resta però altissimo. Più di 67.000 persone, in gran parte civili, sono state uccise dai bombardamenti israeliani, oltre 170.000 sono rimaste ferite e circa 20.000 bambini figurano tra le vittime. Gaza è ormai ridotta in macerie: interi quartieri e città sono stati rasi al suolo, centinaia di migliaia di persone vivono tra le rovine.

Nel raid del 7 ottobre 2023, che diede inizio al conflitto, Hamas uccise circa 1.200 israeliani — in maggioranza civili — e prese in ostaggio 251 persone. Centinaia di soldati israeliani sono morti nel corso della guerra. Hamas ha dichiarato che non sarà in grado di restituire tutti i corpi degli ostaggi deceduti.

Negli ultimi giorni Israele ha ridotto l’intensità dei bombardamenti su richiesta di Trump, ma non li ha interrotti del tutto: le autorità sanitarie di Gaza hanno riferito di otto morti nelle ultime 24 ore, il numero più basso da settimane.

Anche se gli aiuti dovessero arrivare in massa — come previsto dal piano di Trump, tramite l’ONU e la Mezzaluna Rossa — centinaia di migliaia di persone resteranno senza cibo e senza tetto.

La guerra ha avuto ripercussioni in tutto il Medio Oriente, provocando tensioni e scontri in Libano, Yemen e Iran. Molti leader regionali, sotto pressione per le proteste popolari, accolgono con sollievo la tregua, pur consapevoli che la stabilizzazione di Gaza e la sua ricostruzione richiederanno anni, forse decenni.

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