In Sudan dopo un anno di guerra: un’intera generazione di bambini è a rischio
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In Sudan dopo un anno di guerra: un’intera generazione di bambini è a rischio

Per Globalist non esistono guerre “dimenticate”. O tragedie di serie B. La gerarchia degli orrori è bandita dal nostro sito: un civile morto, un bimbo morto ucciso da una bomba o dalla fame, è un crimine contro l’umanità

In Sudan dopo un anno di guerra: un’intera generazione di bambini è a rischio
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

15 Aprile 2024 - 19.53


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Per Globalist non esistono guerre “dimenticate”. O tragedie di serie B. La gerarchia degli orrori è bandita dal nostro sito: un civile morto, un bimbo morto ucciso da una bomba o dalla fame, è un crimine contro l’umanità a qualunque latitudine quel crimine viene commesso. Lo diciamo con orgoglio ma anche con amarezza. Perché dovrebbe essere qualcosa di naturale, di automatico, in una informazione davvero libera, indipendente, sana. Ma purtroppo le cose stanno diversamente. Documentare apocalissi umanitarie è diventata una eccezione, non la regola.

Il caso Sudan

Unicef/Sudan, un anno di guerra: un’intera generazione di bambini a rischio.

–        Circa 4 milioni di bambini sotto i 5 anni soffriranno di malnutrizione acuta quest’anno;

–    Oltre il 90% dei 19 milioni di bambini in età scolare nel paese non hanno accesso all’istruzione formale;

–        In Sudan si è verificato un aumento di cinque volte delle segnalazioni di gravi violazioni dei diritti dei bambini dal 2022 al 2023. Il 2023 ha visto il più alto numero di gravi violazioni dei diritti dell’infanzia verificate nel paese in oltre un decennio;

–        Oltre 4 milioni di bambini hanno lasciato le proprie case da aprile 2023, fra cui circa 1 milione di bambini che hanno superato il confine nei paesi vicini, soprattutto in Ciad, Egitto e Sud Sudan.

A un anno dall’esplosione delle violenze un Sudan, mentre la crisi scaturita continua ad aggravarsi, le vite, l’istruzione e il futuro di un’intera generazione di bambini sudanesi rimangono in bilico.

 Al di là dell’impatto diretto delle violenze sui bambini, la guerra in corso ha alimentato una combinazione letale di sfollamento, epidemie di malattie e fame. Circa 4 milioni di bambini sotto i 5 anni si prevede soffriranno di malnutrizione acuta quest’anno, fra cui 730.000 bambini che si prevede soffriranno di malnutrizione acuta grave potenzialmente letale. Il Sudan adesso ha una delle peggiori crisi dell’istruzione al mondo, con oltre il 90% dei 19 milioni di bambini in età scolare nel paese che non hanno accesso all’istruzione formale. L’interruzione dell’istruzione causerà una crisi generazionale per il Sudan.

 “Questa guerra brutale e la potenziale carestia stanno creando un ambiente pericoloso per una catastrofica perdita di vite fra i bambini”, rimarca il Vicedirettore generale dell’Unicef, Ted Chaiban. “Quasi la metà dei bambini che soffre di malnutrizione acuta grave si trova in aree difficili da raggiungere, dove ci sono combattimenti, rendendo le loro condizioni ancora più difficili. Tutto questo è evitabile e noi possiamo salvare vite se tutte le parti in conflitto ci consentiranno di accedere alle comunità che hanno bisogno di aiuto e di svolgere il nostro mandato umanitario – senza politicizzare gli aiuti.”

 La fame e la malnutrizione rendono i bambini ancor più vulnerabili a malattie e morte. Con il significativo calo della copertura vaccinale causato dai combattimenti, centinaia di migliaia di bambini che non hanno accesso ad acqua sicura da bere e significativi problemi di accesso a causa delle violenze, le attuali epidemie di malattia come colera, morbillo e dengue minacciano le vite di centinaia di migliaia di bambini. I picchi di mortalità, soprattutto tra i bambini sfollati all’interno del Paese, sono un segnale indicativo di una possibile enorme perdita di vite umane, mentre il paese entra nell’annuale stagione di magra.

Garantire un accesso prevedibile e sostenibile alle popolazioni vulnerabili è fondamentale per prevenire fame e carestie catastrofiche. Nel frattempo, i sistemi di base e i servizi sociali in Sudan sono sull’orlo del collasso: i lavoratori in prima linea non vengono pagati da un anno, le forniture vitali sono esaurite e le infrastrutture, compresi ospedali e scuole, sono ancora sotto attacco. L’accesso dei bambini e delle famiglie alla salute, alla nutrizione, all’acqua e ai servizi igienici è appeso a un filo, aggravando ulteriormente la crisi.

 Le ostilità in corso hanno causato un aumento di cinque volte delle segnalazioni di gravi violazioni dei diritti dei bambini dal 2022 al 2023, in particolare il reclutamento e l’uso di bambini da parte di gruppi e forze armati, l’uccisione, la mutilazione e la violenza sessuale contro i bambini. Il 2023 ha visto il più alto numero di gravi violazioni dei diritti dell’infanzia verificate in Sudan in oltre un decennio. È probabile che le cifre reali siano molto più alte di quelle riportate, data l’estrema difficoltà di verificare le violazioni a causa dei problemi di accesso.

 Il Sudan è diventato il paese al mondo con la più ampia crisi di sfollamento dei bambini, con oltre 4 milioni di bambini costretti a lasciare le proprie case da aprile 2023, fra cui circa 1 milione di bambini che hanno superato il confine nei paesi vicini, soprattutto in Ciad, Egitto e Sud Sudan. Molti rifugiati e persone che sono ritornate arrivano in aree in cui vivevano già comunità vulnerabili e con scarsi servizi, e che lottano con emergenze e crisi multiple.

 “La portata dei bisogni è così sconcertante che è difficile da mettere in prospettiva, ma non dimentichiamo che questi non sono solo numeri”, aggiunge Chaiban. “Questi numeri rappresentano milioni di bambini con nomi, storie, speranze e sogni. Tuttavia, senza un significativo aumento dei servizi essenziali salvavita, la riapertura delle scuole e, soprattutto, la fine della guerra, queste speranze e questi sogni andranno perduti per una generazione e per il futuro del Sudan”.

 L’Unicef sta fornendo servizi essenziali e salvavita nell’ambito della protezione dell’infanzia, violenza di genere, salute, nutrizione, acqua e servizi igienici, istruzione e assistenza in denaro ai bambini e alle famiglie più vulnerabili. L’Unicef necessita con urgenza di 240 milioni di dollari per i prossimi sei mesi per prevenire la fame nelle 93 località più vulnerabili in Sudan, dove vivono 3,5 milioni di bambini sotto i 5 anni.

 “Dopo 365 giorni di conflitto, i bambini del Sudan sono ancora al centro di una guerra orribile. Senza un’azione concertata e urgente e senza risorse aggiuntive, il Paese rischia una catastrofe generazionale che avrà gravi implicazioni per il Paese, la regione e oltre”, incalza il Vicedirettore generale dell’Unicef. “Se non si prendono provvedimenti immediati per fermare la violenza, facilitare l’accesso umanitario e fornire aiuti salvavita a chi ne ha bisogno, è probabile che una catastrofe ancora peggiore avrà un impatto sui bambini per molti anni a venire”.

Una vergogna internazionale

Da un documentato lancio dell’Agenzia Dire: “A oggi è stata garantita la disponibilità di appena il 5 per cento dei fondi richiesti dall’Onu per far fronte all’emergenza umanitaria in Sudan: è da questo dato che parte oggi il confronto a Parigi, a una conferenza organizzata al Quai d’Orsay dalla Francia insieme con la Germania e l’Unione Europea. Gli incontri, nella sede del ministero degli Esteri, articolati in tre sessioni, sono stati convocati in coincidenza con il primo anniversario del conflitto civile deflagrato il 15 aprile 2023. In un solo anno, combattimenti e violenze tra i reparti dell’esercito fedeli al generale Abdelfattah Al-Burhan e i paramilitari delle Forze di supporto rapido guidate dal suo rivale Mohamed Hamdan Dagalo detto Hemeti hanno costretto più di otto milioni di persone a lasciare le proprie case.  Secondo il quotidiano parigino Le Point, l’obiettivo dell’incontro è allo stesso tempo di raccogliere impegni sui finanziamenti e di mettere la crisi al centro dell’agenda diplomatica internazionale. 

 Justine Muzik-Piquemal, direttrice regionale per il Sudan dell’ong francese Solidarites International, ha denunciato il fatto che “si è ormai in una fase di risposta alla carestia”.


Secondo la responsabile, “la guerra ha impedito il raccolto dell’ultima stagione e la semina per il 2024”. Uno dei punti chiave, secondo Muzik-Piquemal, è il “rispetto rigoroso della dichiarazione di Gedda sull’accesso umanitario che è stata adottata nel maggio scorso”. Tra le organizzazioni della società civile sudanese che partecipano agli incontri figurano Nada Elazhar for Disaster Prevention and Sustainable Development e Development Call Organisation (Nidaa). Presente anche l’organizzazione americana Mercy Corps”.

Statene certi: di tutto questo non troverete traccia sulla stampa mainstream. 

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