La Slovacchia spaventa la Ue, i socialisti pronti a espellere Robert Fico dal gruppo
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La Slovacchia spaventa la Ue, i socialisti pronti a espellere Robert Fico dal gruppo

La Commissione e il Consiglio dell'Unione Europea non hanno accolto con favore la vittoria di Fico, mentre i socialisti europei hanno reagito con preoccupazione

La Slovacchia spaventa la Ue, i socialisti pronti a espellere Robert Fico dal gruppo
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2 Ottobre 2023 - 01.16


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Bruxelles aveva chiuso la serata con un sospiro di sollievo, ma il risveglio ha portato la notizia considerata la peggiore nei palazzi europei. La vittoria di Robert Fico e del suo partito Smer, dopo che sabato sera gli exit poll avevano indicato il filo-occidentale Simecka in vantaggio, potrebbe catapultare la Slovacchia nel ristretto gruppo dei Paesi dell’Est che da tempo sono una fonte di preoccupazione per l’Unione Europea. Nel caso di Bratislava, questo strappo potrebbe essere ancora più significativo poiché coinvolge direttamente l’alleanza a sostegno di Kiev. Finora, tra i Paesi del gruppo Visegrad, solo l’Ungheria è sostanzialmente contraria alla strategia europea.

La Commissione e il Consiglio dell’Unione Europea non hanno accolto con favore la vittoria di Fico, mentre i socialisti europei hanno reagito con preoccupazione. Il populista Fico, ora orientato verso la Russia, è a capo del partito socialdemocratico Smer, che fa parte del Partito del Socialismo Europeo (PSE) e ha rappresentanti nell’Europarlamento accanto ai membri del Partito Democratico italiano, ai socialisti spagnoli e tedeschi. Nel PSE si è discusso per anni dell’espulsione di Fico, soprattutto dopo il coinvolgimento presunto di alcuni membri del suo governo nell’omicidio nel 2018 del giornalista Jan Kuciak e della sua fidanzata Martina Kusnirova. L’incidente alla fine ha portato alle dimissioni di Fico come primo ministro, ma non all’espulsione dal PSE.

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Ora però i socialisti sono decisi a non chiudere gli occhi. In un’intervista al quotidiano Dagens Nyheter, il presidente svedese Stefan Lofven, alla vigilia del voto, spiegava che se Fico formerà un governo con l’estrema destra e manterrà la promessa del disimpegno sull’Ucraina, sarà cacciato. E il Pd sarà in prima linea per espellerlo. «Non possiamo permetterci doppi standard né tentennamenti», ha sottolineato il capodelegazione Brando Benifei. «Non c’è spazio per chi è asservito a Putin e alla propaganda del Cremlino, per chi propone il ritorno dei nazionalismi e delle piccole patrie», ha rincarato la dose la vicepresidente del Pe Pina Picierno.

Nelle cancellerie europee la vittoria di Fico è stata accolta con gelo, o perlomeno con cautela. Con un’unica eccezione, l’Ungheria. «Indovina chi è tornato! Ãê sempre bello lavorare insieme a un patriota. Non vedo l’ora!», ha esultato Viktor Orban. Con Fico al potere, Budapest potrebbe avere un alleato a 360 gradi. E sulla politica estera, dove vige la regola dell’unanimità in Consiglio, il duo slovacco-ungherese potrebbe bloccare le iniziative dell’Ue. Su altri temi, come quello della migrazione, Fico non ha certo promesso collaborazione. E se il 15 ottobre il Mateusz Morawiecki si confermerà in Polonia, la minoranza di blocco guidata da Visegrad sul tema della migrazione ne uscirà ancora più forte.

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Bruxelles non ha alcuna intenzione di sfumare il suo sostegno all’Ucraina. Ursula von der Leyen, su X, ha promesso che «l’alleanza resterà solida». Lunedì, riunito eccezionalmente a Kiev, il Consiglio Affari Esteri lo ribadirà, concentrandosi sul tema degli aiuti militari. «Se saranno di meno con la vittoria di Fico? Vediamo», sono state le caute parole di Josep Borrell già nella capitale ucraina. L’alto rappresentante tuttavia si è detto «sorpreso» per lo stop degli aiuti dagli Usa, decisivo per evitare lo shutdown a Washington e voluto dai repubblicani. «È una scelta che rimpiangeremo», ha sottolineato Borrell. Ma il tempo e le prossime tornate elettorali in Occidente rischiano di remare contro l’alleanza atlantica a sostegno di Zelensky.

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