Niger: ultimatum scaduto, resta il caos armato
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Niger: ultimatum scaduto, resta il caos armato

Nel giorno in cui è scaduto l’ultimatum imposto ai golpisti dall’Ecowas per ristabilire l’assetto costituzionale e rilasciare il presidente deposto Mohamed Bazoum  la situazione in Niger è ancora in stallo.

Niger: ultimatum scaduto, resta il caos armato
Golpe nel NIger
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

7 Agosto 2023 - 19.43


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Niger, la folla plaude ai golpisti. Nel giorno in cui è scaduto l’ultimatum imposto ai golpisti dall’Ecowas( (la Comunità economica degli Stati africani occidentali) per ristabilire l’assetto costituzionale e rilasciare il presidente deposto Mohamed Bazoum – prigioniero nella propria residenza – la situazione in Niger è ancora in stallo. Nella notte di ieri, il Consiglio nazionale per la salvaguardia della patria (Cnsp), l’organo della giunta militare golpista, ha annunciato la chiusura dello spazio aereo del Paese, “di fronte alla minaccia di intervento che si fa sempre più evidente dai Paesi vicini”. “Lo spazio aereo del Niger è chiuso fino a nuovo avviso“, hanno dichiarato i leader del Cnsp precisando che “qualsiasi tentativo di violazione” porterà a “una risposta vigorosa e istantanea“. Poche ore dopo lo stesso organo ha poi fatto sapere di aver stanziato un “pre-schieramento per la preparazione dell’intervento in due paesi dell’Africa centrale“, senza però specificare quali.

Stallo sul campo

Le autorità militari del Niger hanno inviato ulteriori truppe nellezone di confine con la Nigeria e il Benin, ha riferito il canale televisivoAl Arabiya, citato dalla Tass. I rinforzi sono stati inviati in seguito a una decisione del Consiglio nazionale per la salvaguardia della patria (l’autorità centrale dopo il colpo di Stato), ha dichiarato il canale. Ieri i ribelli chehanno preso il potere in Niger hanno imposto il divieto di volo nello spazio aereo nazionale e hanno accusato Paesi vicini di preparare un’aggressione contro il Niger, dopo la scadenza dell’ultimatum dell’Ecowas. Intanto una delegazione ufficiale del Mali e del Burkina Faso è stata inviata a Niamey “in solidarietà” con il Niger. I due Paesi limitrofi, entrambi guidati da regimi golpisti, si sono schierati al fianco della giunta militare che ha preso il potere con un colpo di Stato in Niger il 26 luglio scorso.

Negli scorsi giorni i governi di Burkina Faso e Mali hanno espresso solidarietà ai golpisti al potere, tanto che la Francia ha da poco fatto sapere di aver sospeso tutte le “azioni di aiuto allo sviluppo e di sostegno al bilancio” anche nei confronti dello Stato burkinabè. Fonti militari dell’Ecowas, che dalla scadenza dell’ultimatum non ha ancora rilasciato alcuna dichiarazione ufficiale, parlando con il Wall Street Journal hanno fatto sapere di aver bisogno di più tempo per preparare un intervento in Niger: “Dobbiamo rafforzare le nostre forze prima di partecipare a una simile operazione militare. Il successo di qualsiasi operazione militare dipende da una buona preparazione“, ha affermato un alto ufficiale di uno degli Stati membri dell’Ecowas.

Il contingenteNato presente sul territorio è composto da oltre 2900 militari: 1500 francesi, 1.100 americani e 350 italiani, di cui una sessantina sono rientrati ieri in Italia.

Oltre a essere un partner strategico dell’Ue per frenare il flusso di migranti dall’Africa subsaharianae un Paese ricco di uranio e oro, il Niger è uno Stato africano chiave della regione del Sahel,territorio controllato anche da milizie armate di matrice jihadista come Boko Haram, Iswap e i Fulani,a cui potrebbe affiancarsi il gruppo dei mercenariWagner. Nelle prime ore dopo il golpe lo stesso Prigozhin, si era detto disponibile a intervenire a favore dei golpisti che gli hanno chiesto aiuto in vista di un eventuale intervento armato da parte dell’Ecowas.

L’organizzazione formata da 15 paesi africani (Mali sospeso nel 2021 e Burkina Faso nel 2022, entrambi a causa di colpi di Stato) e gli alleati occidentali tra cui Francia e Stati Uniti vogliono il rientro del presidente eletto due anni fa, che ha lanciato un appello al Washington Post: Non lasciate che il Niger cada in mano russa”.Sostegno interno

Circa 30.000 persone si sono radunate domenica allo stadio di Niamey per mostrare il loro sostegno alla giunta che il 26 luglio ha deposto il presidente nigerino Mohamed Bazoum con un golpe militare Una delegazione dei membri del governo provvisorio riuniti nell’autobattezzato Consiglio nazionale per la salvaguardia della Patria (Cnsp) ha preso parte alla manifestazione allo stadio per salutare i sostenitori, molti dei quali sventolavano bandiere nigerine o russe. I militari hanno fatto sapere di aver chiuso lo spazio aereo  “a fronte della minaccia di un intervento armato (..) fino a nuovo avviso”. Intanto un alto comandante di uno dei Paesi dell’Ecowas al Wall Street Journal ha sostenuto che le Forze Armate della regione non sono in grado di lanciare subito un intervento militare in Niger: “Ora dobbiamo aumentare la forza delle nostre unità prima di prendere parte a un’azione militare di questo tipo”.

La nuova giunta militare del Niger avrebbe chiesto aiuto al gruppo Wagner in vista della scadenza dell’ultimatum imposto dall’Ecowas. Lo ha detto all’Associated press Wassim Nasr, giornalista e ricercatore senior presso il Soufan Center. La richiesta di aiuto alla Wagner sarebbe arrivata durante una visita di uno dei leader del golpe, il generale Salifou Mody, nel vicinoMalidove avrebbe preso contatto con alcuni esponenti del gruppo fondato da Yevgeny Prigozhin. L’incontro sarebbe stato confermato da tre fonti maliane e da un diplomatico francese secondo France 24. “Hanno bisogno della” Wagner “perché potrebbe assicurare loro il mantenimento del potere”, ha spiegato Nasr, aggiungendo che il gruppo starebbe valutando la richiesta.

Dopo la sua visita in Mali il generale golpista Mody ha avvertito sulla possibilità di un intervento militare nel Paese, assicurando che il Niger non diventerà “una nuova Libia”. Il Niger è stato visto come l’ultimo partner antiterrorismo affidabile dell’Occidente in una regione in cui diversi putsch degli ultimi anni, hanno scombussolato gli assetti della regione del Sahel, che ha assunto rilevanza geopolitica anche a causa della presenza di diverse milizie jihadistepresenti sul suo territorio. 

Il Ciad non sosterrà intervento militare Ecowas 

Il Ciad non sosterrà un eventuale intervento militare dei paesi dell’Ecowas contro i golpisti in Niger. Lo ha sottolineato il ministro della difesa ciadiano, il generale Daoud Yaya Brahim, in un discorso trasmesso dalla tv di Stato. “Sosteniamo sempre il dialogo tra i nigerini e non interverremo mai con mezzi militari”, ha dichiarato.  Il Ciad è in buoni rapporti diplomatici con la Francia.

La chiave-Nigeria

Annota in proposito il Post: “l paese dell’Africa occidentale che ha mostrato di essere più in grado di influenzare la risposta al colpo di stato  del 26 luglio in Niger è stato la Nigeria, che oltre a essere lo stato più influente della regione detiene anche la presidenza dell’Ecowas, la Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale. […]. Non è una cosa inaspettata: la Nigeria è da decenni lo stato più influente dell’Africa occidentale, in grado di definire più di tutti gli altri la politica e i rapporti nella regione. Negli ultimi anni la sua influenza è leggermente diminuita, soprattutto per via di alcuni problemi nati durante la presidenza di Muhammadu Buhari, ma le sue dimensioni e la sua economia le consentono ancora di avere un ruolo centrale per esempio controllando reti ferroviarie e sistemi di approvvigionamento energetico al di fuori dei propri confini.

Di fronte al colpo di stato, il presidente nigeriano Bola Tinubu ha immediatamente reagito inviando in Niger diversi funzionari per parlare con i militari, si è messo in contatto con leader stranieri considerati vicini all’ECowas e ha convocato subito una riunione di emergenza dell’organizzazione, che ha imposto sanzioni economiche   contro i membri della giunta al potere.

Queste azioni sono anche il risultato della presidenza nigeriana dell’Ecowas, iniziata a luglio, quando Tinubu aveva detto che l’organizzazione non sarebbe stato un «bulldog senza denti» e avrebbe agito con molta durezza nei confronti di eventuali golpe. Dopo il colpo di stato, tra le altre cose, la Nigeria ha interrotto i propri rifornimenti di corrente elettrica al Niger, con cui confina a nord, tentando di esercitare pressione politica e causando una serie di interruzioni di corrente in diverse città nigerine.

La Nigeria, un’ex colonia britannica, è uno dei paesi più grandi e importanti dall’Africa: nel tempo è stata definita “il Brasile dell’Africa nera” (come nel linguaggio comune viene chiamata la parte di Africa a sud del deserto del Sahara) e  “ la superpotenza senza potere” per via della sua influenza nonostante i molti problemi politici, economici, di sicurezza che la caratterizzano. La Nigeria è il sesto paese al mondo per popolazione: ha 218 milioni di abitanti ed è una delle nazioni più giovani in assoluto. È grande circa tre volte l’Italia ed è una repubblica federale con 36 stati, suddivisi in oltre 700 amministrazioni locali. Ha uno degli eserciti più grandi dell’Africa, ed è il più grande produttore di petrolio del continente.

Oltre che al Niger, attualmente la Nigeria fornisce energia elettrica al Togo e al Benin, e si sta attrezzando per estendere la sua rete di clienti anche altrove, tra cui in Ghana e in Costa d’Avorio. Un gasdotto che passa dal Niger la collega all’Algeria. Altri accordi sono stati fatti per costruire un altro gasdotto che colleghi il territorio nigeriano al Marocco. La Nigeria ha inoltre avviato progetti per costruire reti ferroviarie che la colleghino meglio al Niger  e ad altri  paesi come il Benin, il Togo e il Ghana”.

Arma spuntata

Rimarca Gianluca Martucci in una documentata analisi per Euronews: “Nel giorno della scadenza dell’ultimatum in Niger si aspetta e si vigila. Gli undici Paesi che tengono in vita l’Ecowas hanno ribadito che il mancato reinsediamento del presidente deposto Mohamed Bazoumfarà scattare l’intervento militare.

I governi di Nigeria, Senegal, Costa d’Avorio e Beninsono disposti a inviare i propri uomini per la restaurazione della presidenza di Bazoum, il capo di Stato democraticamente eletto a dicembre 2020. Ma l’incertezza riduce il sostegno per un’iniziativa militare.

In Nigeria gli ostacoli sono di natura interna. Il presidente Bola Tinubu, a capo anche dell’Ecowas dal luglio 2023, deve affrontare l’opposizione di diversi deputati ed esponenti politici contrari al conflitto. In patria Tinubu è stato fortemente invitato a rafforzare la via diplomatica. 

L’approvazione preventiva del Senato nigerianoè decisiva per il coinvolgimento dell’esercito di Abuja, che condivide 1.500 chilometri di confine col Niger. Il benestare dei senatori è un requisito per la mobilitazione delle forze di sicurezza nigeriane all’estero, secondo quanto è scritto nella Costituzione del Paese. Il voto del Senato può essere evitato soltanto se si verifica una situazione di “rischio o pericolo imminente” per la sicurezza nazionale. 

Pesa anche la voce critica dell’Algeria. Il Paese nordafricano non fa parte dell’Ecowas, condivide però circa mille chilometri di confine con il Niger.

Il presidente Abdelmadjid Tebboune ha dichiarato alla televisione di Stato che l’intervento sarebbe “una minaccia diretta” per il suo Paese e manderebbe “in fiamme” l’intero Sahel.

A preoccupare anche l’eventuale coinvolgimento di Guinea, Mali e Burkina Faso, che hanno già affermato di voler considerare intervento esterna in territorio nigerino come una dichiarazione di guerra nei loro confronti. La partecipazione dei tre Stati colpiti a loro volta da golpe militari potrebbe far entrare in gioco i gruppi jihadistipresenti nei loro territori.

Alcuni esperti della regione del Sahel hanno ricordato che i movimenti jihadisti da anni costruiscono la loro espansione territoriale sul fallimento degli Stati. 

Non è improbabile che la nuova giunta militare nigerina del generale Abdourahamane Tchiani possa favorire un coinvolgimento della popolazione, fornendo armi alle milizie civili.

La capitale Niamey è una roccaforte degli oppositori del deposto regime del presidente Mohamed Bazoum,  (ancora ostaggio dei militari). Nei vicoli polverosi del quartiere di Boukoki, la prospettiva di un intervento delle forze della Comunità economica degli Stati dell’Africa Occidentale (Ecowas) è accolta con sfrontatezza.

Un comitato di sostegno al Consiglio nazionale per la salvezza della patria, l’organo che rappresenta la giunta militare che punta a consolidare il potere in Niger, ha già organizzato dei picchetti in corrispondenza degli snodi stradali principali che portano alla capitale. 

L’ordine è di arrestare  tutte le persone sospette”.

L’ultimatum è scaduto. Ma in Niger resta il caos armato. 

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