A Downing Street c'è un odiatore seriale di migranti con una fan a Roma: Rishi Sunak
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A Downing Street c'è un odiatore seriale di migranti con una fan a Roma: Rishi Sunak

Definirlo il Matteo Piantedosi inglese sarebbe sminuirne il ruolo. Più vicino alla realtà, semmai, è considerarlo l’”Orban di Downing Street”. Parliamo di Rishi Sunak

A Downing Street c'è un odiatore seriale di migranti con una fan a Roma: Rishi Sunak
Giorgia Meloni e Rishi Sunak
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29 Luglio 2023 - 15.05


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Definirlo il Matteo Piantedosi inglese sarebbe sminuirne il ruolo. Più vicino alla realtà, semmai, è considerarlo l’”Orban di Downing Street”. Scegliete voi quale accostamento vi sempre più azzeccato. Sia come sia, una cosa è certa: Rishi Sunak è un vero razzista, un odiatore seriale di migranti.

La “chiatta carceraria”

È l’ingresso di un’enorme “chiatta carceraria” nelle acque costiere di Portland il simbolo più esplicativo della nuova legge sull’immigrazione del Regno Unito, approvata nella notte dalla Camera dei Lord dopo un serrato ping-pong con la camera bassa che è infine riuscita a far passare almeno 5 degli emendamenti proposti per alleggerire il disegno di legge. La “Bibby Stockholm“, questo il nome della nave detentiva, potrà ospitare fino a 500 richiedenti asilo, che soggiorneranno, non si sa in quali condizioni, nelle acque sud-occidentali della Gran Bretagna, con i primi arrivi previsti già il prossimo mese. Questa sorta di centro detentivo galleggiante è solo uno degli strumenti parte della strategia del governo conservatore di Rishi Sunak, ufficialmente volta ad impedire ai migranti di compiere rischiose traversate della Manica su piccoli scafi, mentre stenta a mantenere quella promessa di controllo dei confini che risuona nelle orecchie degli inglesi dai tempi della propaganda pro-Brexit.

Dal 2022 sono più di 45mila le persone che hanno tentato la traversata dello stretto, 13mila dall’inizio del 2023. Per scoraggiare le partenze, uno dei punti chiave del nuovo disegno di legge prevede che chiunque entrerà nel Regno Unito illegalmente non potrà fare richiesta d’asilo, mentre il ministro degli Interni avrà il compito di trattenerli e deportarli nel loro paese di origine o in un paese terzo sicuro. Peccato però che nella definizione di “Paese terzo sicuro” rientrino per il Regno anche paesi come Ruanda, con il quale l’anno scorso il governo aveva stretto un accordo di rimpasto, dichiarato illegale da una sentenza della Corte d’appello di Londra, contro il quale il governo inglese annuncia ora ricorso.

Affinché il testo diventi ufficialmente legge manca ora soltanto la promulgazione da parte di Re Carlo, considerata praticamente una formalità, mentre su Downing Street si abbattono le dure critiche di Ong ed esponenti politici interni. La legge “crea nuovi ampi poteri di detenzione, con controllo giurisdizionale limitato – denuncia l’Onu – “i migranti non avranno alcuna garanzia di poter beneficiare di protezione nel Paese”.

Per l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Filippo Grandi,il disegno di legge viola i diritti umani e contrasta apertamente con gli obblighi di diritto internazionale, creando “serie conseguenze” per i migranti in cerca di protezione.

Numerosi i critici nei confronti della nuova stretta all’immigrazione anche all’interno del Paese, e non solo tra le fila delle opposizioni, a partire dall’ex premier ed ex ministra degli interni, nonché membro di spicco dei Tory Theresa May. Duro giudizio anche da parte dell’Arcivescovo di Canterbury e leader spirituale della Chiesa anglicana: “Non vedo come questa legge permetterà di fermare i barconi dei migranti. Ho ascoltato il dibattito alla Camera dei Lord e on ho sentito nulla che mi abbia convinto”, ha dichiarato. “Un giorno buio per la reputazione del Regno Unito”, ha invece commentato l’ong britannica Refugee Council mentre annuncia nuove lotte in difesa del diritto d’asilo.

“Love the stranger”

Così ne scrive, da Londra,  Silvia Guzzetti per Avvenire: «I migranti sono esseri umani, con un nome e un volto, e non soltanto statistiche o problemi politici da risolvere. Persone che hanno lasciato il loro Paese in cerca di una vita migliore e che non possono essere ridotte alle etichette con le quali siamo abituati a definirli come “rifugiati” oppure “richiedenti asilo”. È importante accoglierli e, a chi di loro chiede asilo, dare una vera opportunità. La legislazione britannica, in questo momento, lo fa molto male». Con queste parole, contenute nel documento “Love the stranger”, “Ama lo straniero”, appena pubblicato, la Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles è intervenuta sul tema migrazione e ha criticato le ultime norme, introdotte dal governo del premier Rishi Sunak, che impediscono a chi arriva nel Regno Unito in modo irregolare di richiedere asilo.

Love the stranger”, lungo una trentina di pagine, è stato curato dal dipartimento per gli Affari internazionali, guidato dal vescovo Declan Lang, e dal vescovo Paul McAleenan, responsabile per il settore Migranti e rifugiati. La pubblicazione cita i principi fondamentali della Dottrina sociale cattolica, diverse encicliche e le parole di papa Francesco, e offre 24 principi fondamentali che andrebbero seguiti nell’affrontare il tema migrazione. A dare il benvenuto alle parole dei vescovi inglesi sono stati la Santa Sede, la Commissione degli episcopati della Ue (Comece), Cafod, la charity per gli aiuti al Terzo Mondo dei vescovi inglesi, e la Caritas britannica.

«Questo testo promuove un’autentica cultura dell’incontro a tutti i livelli e tra tutti gli attori coinvolti», ha detto padre Fabio Baggio del dicastero per il Servizio dello Sviluppo umano integrale. «Questo documento di sensibilizzazione sulla risposta cattolica al fenomeno dei migranti e dei rifugiati è un riferimento e una guida tempestivi per le nostre società europee polarizzate e per un’armoniosa convivenza sociale. Non si tratta di una mera raccolta di principi della Dottrina sociale della Chiesa in materia, ma di una riflessione su come tali principi debbano essere applicati alle attuali sfide che devono affrontare i nostri Stati e le nostre società», ha commentato padre Manuel Barrios Prieto, segretario generale della Comece. È toccato, poi, al cardinale Vincent Nichols, primate cattolico di Inghilterra e Galles, sottolineare come l’approccio del governo britannico al problema migrazione, non sia in sintonia con i principi della Dottrina sociale cattolica. «Love the Stranger – ha detto Nichols – riunisce più di cento anni di insegnamento cattolico per guidare la nostra risposta alla migrazione in Inghilterra e Galles oggi. Sebbene non proponga soluzioni dettagliate a problemi complessi, richiede chiaramente procedure che consentano un accesso sicuro e controllato e un equo ascolto a coloro che chiedono asilo. Le attuali disposizioni del Regno Unito sono drammaticamente carenti in entrambi questi requisiti».

Il sogno di Suella

Un passo indietro nel tempo. Su Il Foglio del 2 novembre 2022 Luca Gambardella, penna pungente quanto documentata, lo racconta così: “Il ministro dell’Interno del Regno Unito, Suella Braverman, aveva già messo in imbarazzo il brevissimo governo di Liz Truss quando aveva dichiarato: “Il mio sogno, la mia ossessione, è vedere sulla prima pagina del Telegraph la foto di un aereo in partenza per il Ruanda” carico di migranti. Oggi la Braverman – che discende da una famiglia indiana emigrata e che è stata confermata all’Home Office nonostante ci sia una indagine sul suo conto perché avrebbe violato delle regole di condotta –  è considerata responsabile del trattamento inumano riservato ai richiedenti asilo ospitati nel centro di Manston. Secondo le leggi britanniche, i migranti dovrebbero restare nel centro di prima identificazione per un massimo di 24 ore, ma negli ultimi mesi i tempi si sono dilatati anche oltre le 70 ore. Il risultato è che centinaia di persone sono state costrette a dormire per terra al freddo, senza possibilità di usare il telefono e – riferisce un report degli ispettori  – con una forte limitazione dei loro diritti. Domenica un uomo ha lanciato delle bombe incendiare contro il centro di identificazione di Dover prima di uccidersi.

Nonostante l’emergenza, Braverman ha tagliato il budget per l’accoglienza – pari a poco meno di 7 milioni di sterline – e si è opposta al trasferimento temporaneo di una parte dei migranti negli alberghi della zona. La ministra ha tentato di respingere le accuse, ricordando che gli attraversamenti del canale della Manica sono diventati sempre più numerosi.  In effetti, i numeri sono in crescita esponenziale. Dall’inizio dell’anno, sono state oltre 38 mila le persone partite dalle coste della Francia a bordo di piccole imbarcazioni(per farsi un’idea, si tratta di poco meno della metà degli arrivi che hanno interessato nello stesso periodo le coste italiane). Solo che Braverman si è spinta oltre, definendola una “invasione” e suscitando la reazione prevedibile delle ong, ma anche del suo stesso Partito conservatore. Il ministro dell’Immigrazione, Robert Jenrick, ha detto che, fosse stato nella Braverman, “avrebbe scelto le parole con più attenzione”.

La posizione di “Cruella” – è così che i funzionari del ministero la canzonano, confessando al Sunday Times che “è riuscita nell’impossibile: fare rimpiangere Priti Patel”, ex ministra dell’Interno nel governo Johnson –  è poi peggiorataIl Guardian ha riportato la testimonianza di un minore richiedente asilo proveniente dall’Eritrea a cui sarebbe stato intimato dai funzionari governativi di dichiararsi maggiorenne, promettendogli  di velocizzare l’iter burocratico per restare nel paese. Ad altri tre ragazzi curdi sarebbe stato “consigliato” di dichiarare il falso con le stesse modalità. Come ha spiegato l’ong Humans for Rights Network, l’obiettivo era opposto: “E’ nell’interesse del governo trattare questi bambini come adulti perché così ha la possibilità di respingerli – ha detto al Guardian Maddie Harris, della stessa ong – Siamo già stati contattati da diversi bambini trattati come adulti e che hanno ricevuto le lettere del ministero degli Affari interni che dichiarava l’intenzione di respingerli in Ruanda”. L’accusa rivolta da ong e media al governo britannico è di avere violato il diritto internazionale. Enver Salomon, responsabile di Humans for Rights Network, ha ricordato che nemmeno una settimana fa il nuovo primo ministro, Rishi Sunak, si era appellato ai valori di “compassione” ed “equità”.  Ma “un governo che seguisse questi valori accoglierebbe i richiedenti asilo con umanità e dignità. Rispetterebbe le convenzioni internazionali e delle Nazioni Unite sui rifugiati, invece di rispedirli in Ruanda”.

Giorgia approva

Così Aurelio Tarquini sul Faro di Rona del 29 aprile scorso: Giorgia Meloni ritiene improponibile in Italia ma sostanzialmente corretta la soluzione di Rishi Sunak per alleggerire il Regno Unito dal “peso” dei migranti entrati clandestinamente: trasferirli contro la loro volontà in Africa e precisamente in Ruanda. Tanto che nel Memorandum firmato ieri a Downing Street Italia e Gran Bretagna mettono nero su bianco la richiesta, urgente, di una stretta sul tema. Lasciando da parte l’inopportunità politica di firmare accordi con Londra dopo la Brexit, mentre fatichiamo a trovare una linea comune con gli altri paesi dell’UE, sconcerta la dichiarazione rilasciata ai media dalla nostra premier a proposito della cosiddetta “esternalizzazione” della soluzione dell’emergenza migranti (che in realtà non lo è proprio per niente). La premier ha dichiarato di apprezzare, e tanto, la linea Sunak, che difende anche sullo spinoso caso del Ruanda, con i migranti irregolari che nel piano di Downing Street vanno spediti nel Paese dell’Africa orientale. Ma ‘deportazione’ è un termine che Meloni giudica inappropriato e inopportuno.

“Io non sono d’accordo sul principio di deportazione – ha spiegato la Meloni – non vi rendete conto della gravità del temine utilizzato. Io non la vedo come una deportazione, ma come un accordo tra Stati liberi nei quali viene garantita la sicurezza delle persone. Credo che parlare di deportazione, o lasciare intendere che il Ruanda sarebbe un Paese che non rispetta i diritti e sarebbe una nazione inadeguata o indegna, credo che questo sì sia un modo di razzista di leggere le cose”. 

Un argomento davvero surreale quello usato dalla Meloni – rimarca giustamente Tarquini – che ribalta la logica comune che sconsiglia di trasferire forzosamente le persone da un paese all’altro, anzi pure da un continente all’altro. Surreale al pari della sua risposta sul carcere preventivo per chi entra clandestinamente, ipotesi spinta dal governo inglese e duramente criticata dall’Ue, “non è questione di considerare” gli irregolari dei “criminali, ma sono responsabili di qualcosa di illegale. È illegale attraversare, senza rispettare le regole, i confini di una nazione”. Meloni rivendica di aver accarezzato per prima l’ipotesi di hotspot nel Nord Africa. Mandare migranti in Ruanda, come voluto e perseguito da Sunak, “non è una iniziativa che stiamo prevedendo noi – ha precisato a Adnkronos -. Però sicuramente anche nei Paesi africani o in altri Paesi, se si trovano soluzioni per evitare che la congestione avvenga tutta negli stessi luoghi, questo aiuta. Il fatto che sia un Paese terzo non vuol dire, perché “più soluzioni si trovano per alleggerire la pressione e meglio è”. 

La presidente Meoni, nostra chiosa finale, non si è spinta fino al Ruanda. Le è bastato fermarsi in Tunisia. Ma il modello securista è sempre lo stesso. Stavolta con la “perfida Albione” si va d’amore e d’accordo.

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