Al via la missione di pace africana per la guerra in Ucraina
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Al via la missione di pace africana per la guerra in Ucraina

La missione di pace africana per la guerra in Ucraina sta per concretizzarsi, poiché domani le delegazioni provenienti da sei paesi - Zambia, Senegal, Congo-Brazzaville, Uganda, Egitto e Sudafrica - arriveranno a Kiev e poi si recheranno a Mosca

Al via la missione di pace africana per la guerra in Ucraina
Cyril Ramaphosa
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15 Giugno 2023 - 14.26


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La missione di pace africana per la guerra in Ucraina sta per concretizzarsi, poiché domani le delegazioni provenienti da sei paesi – Zambia, Senegal, Congo-Brazzaville, Uganda, Egitto e Sudafrica – arriveranno a Kiev e successivamente si recheranno a Mosca.

La missione è stata promossa dal presidente sudafricano Cyril Ramaphosa, che sarà affiancato dai capi di stato del Senegal, Macky Sall, e dello Zambia, Hakainde Hichilema. Il presidente egiziano sarà rappresentato dal suo capo di governo, mentre il ministro degli Esteri rappresenterà l’Uganda, poiché sembra che il presidente Yoweri Museveni sia stato contagiato dal Covid-19. Denis Sassou Nguesso sarà notevolmente assente da questa missione.

Il presidente delle Comore, attuale presidente dell’Unione africana, Azali Assoumani, è già in Polonia, che funge da punto di “raccolta” per la delegazione africana. Domani, raggiungeranno Kiev e si recheranno a Butcha, dove avranno un incontro con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, seguito da una conferenza stampa. In serata, la delegazione lascerà Kiev per recarsi a San Pietroburgo, dove incontreranno il presidente russo Vladimir Putin. La Fondazione Brazzaville svolge un ruolo chiave come artefice e coordinatrice di questa missione di pace africana, guidata dal presidente Jean-Yves Ollivier, che ha già condotto una missione esplorativa nelle due capitali.

Secondo la Fondazione Brazzaville, i sei paesi sono stati selezionati per rappresentare le diverse visioni del continente africano sul conflitto, con nazioni come il Sudafrica e l’Uganda che difendono i loro legami con la Russia, e altri come lo Zambia e l’Egitto che hanno votato a favore del ritiro delle truppe russe dall’Ucraina nell’ultima risoluzione delle Nazioni Unite.

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 La Fondazione Brazzaville, creata nel 2015 è presieduta dal francese Jean-Yves Ollivier, uomo d’affari che ha fatto fortuna commerciando materie prime in tutto il mondo, in particolare in Africa, dove ha stretto forti legami con numerosi presidenti africani: dall’ex presidente ivoriano, Fe’lix Houphouet-Boigny, al presidente del Congo-Brazzaville, Denis Sassou-Nguesso, passando per l’angolano, José dos Santos. Jean-Yves Ollivier è un habitue’ dei palazzi presidenziali.

«Mi sono dedicato agli affari e la politica mi ha raggiunto». Dietro questa missione c’è anche un po’ di Francia. Da parte sudafricana, non sorprende che in questo progetto, tanto ambizioso quanto difficile, sia stato coinvolto Cyril Ramaphosa.

Il presidente sudafricano è sempre stato, fin dall’inizio del conflitto, colui che ha sempre invitato al dialogo per trovare una soluzione negoziata al conflitto e, quindi, cominciare a parlare di pace, piuttosto che schierarsi da una parte o dall’altra. Un atteggiamento di neutralità che, tuttavia, ha anche nascosto contraddizioni. La recente visita del comandante di terra dell’esercito sudafricano a Mosca, Lawerence Mbatha, è lì a dimostrarlo. Secondo Pretoria, tuttavia, il segretario generale delle Nazioni Unite e dell’Unione africana avrebbero accolto con favore questa iniziativa.

E la presenza del presidente di turno dell’Unione africana è lì a dimostrarlo. L’Ua, tuttavia, ha preferito lasciare alla Fondazione Brazzaville l’organizzazione della missione, facendo un passo di lato per non rallentare il processo diplomatico. Coinvolgere, in maniera diretta, l’istituzione Unione africana, avrebbe portato con sé un lavoro diplomatico di non poco conto per convincere gli stati membri della necessità di una missione di pace, un’opera di convincimento complessa che, tuttavia, poteva sfociare in un nulla di fatto.

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– L’Africa non ha voluto rimanere inattiva su un tema che la riguarda direttamente, non fosse per le conseguenze economiche di questo conflitto su tutto il continente. È con questa volontà che questa missione di pace si è concretizzata a gennaio nella massima segretezza con discussioni solo tra capi di Stato. In una dichiarazione alle agenzie internazionali, il presidente della Repubblica del Congo, pur non essendo presente, Sassou Nguesso, ha detto che i leader africani porteranno «un messaggio di pace, o almeno di pacificazione» ai presidenti ucraino e russo, per «far comprendere ai belligeranti le sofferenze causate da questa guerra ai popoli deboli del mondo e in particolare ai popoli dell’Africa».

L’Africa, il continente con la maggior concentrazione di paesi a basso reddito, è la regione del mondo che maggiormente ha subito il contraccolpo degli effetti del conflitto russo-ucraino: dalla crisi del grano all’aumento del costo delle materie prime fino alla scarsità di fertilizzanti, elementi che stanno mettendo letteralmente in ginocchio l’approvvigionamento alimentare di molti paesi. L’Egitto, ad esempio, soddisfa oltre l’80% del proprio fabbisogno cerealicolo approvvigionandosi ai mercati russo e ucraino e lo stesso vale per decine di altri paesi nel continente, dove è in atto una crisi alimentare e nutrizionale molto seria in un contesto di galoppante inflazione economica. Sulla missione africana, tuttavia, pesano anche frizioni internazionali, in particolare quelle tra Stati Uniti e Sudafrica, dopo le accuse fatte a Pretoria di aver fornito armi a Mosca. Il presidente sudafricano Ramaphosa, dal canto suo, ha assicurato che il suo paese non sarebbe stato coinvolto in «una competizione tra potenze mondiali» sull’Ucraina e che è stato soggetto a «straordinarie pressioni» per scegliere da che parte stare.

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«Non accettiamo che la nostra posizione di non allineamento favorisca la Russia rispetto ad altri paesi. Non accettiamo nemmeno che metta a repentaglio le nostre relazioni con altri Paesi», in particolare la Russia. È noto, inoltre, che gli Stati Uniti stiano facendo pressioni su numerosi paesi africani affinché scelgano da che parte stare, cioè abbandonino Mosca, e quindi sono siano più soggetti «neutrali» rispetto alla guerra ucraina. Già da domani, quando le delegazioni incontreranno il presidente ucraino, si vedrà se le pressioni internazionali avranno sortito un effetto negativo sulla missione di pace africana

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