I rapporti tra Usa e Russia, già ai minimi storici, si arricchiscono di un’altra grana. In vista della presidenza di turno del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, lo scorso mese Mosca aveva chiesto il visto per la sua delegazione, capeggiata dal ministro degli Esteri, Lavrov.
Nella delegazione anche diversi giornalisti russi. Ebbene, ad oggi non solo non sono arrivati i visti, ma Mosca non ha neanche l’autorizzazione al volo per sorvolare gli spazi aerei statunitensi ed atterrare a JFK di New York per raggiungere la sede delle Nazioni Unite.
Di mezzo non c’è solo la guerra in Ucraina, c’è anche il peso di quel mandato di arresto internazionale per il presidente Putin. Si avanza un ostacolo: incompatibilità tra Mosca e quel ruolo.
Difficoltà e ritardi nei visti, per motivi politici, non sono nuovi, sono invece inedite le ragioni che stanno alla base di questo caso. E peraltro vedono uno di fronte all’altro Paesi del peso di Stati Uniti e Russia.
A rendere il tutto ancor più pesante il fatto che ad oggi le autorità russe non hanno rilasciato “l’accesso consolare” agli Usa per visitare in carcere il giornalista americano del Wsj, Evan Gershkovich, arrestato in Russia con la pesantissima accusa di spionaggio.
Mosca fin qui è stata sorda, non ha voluto neanche ascoltare le richieste americane e quelle arrivate da ogni parte del mondo per il rilascio del giornalista. Caso che Mosca ha accantonato, pare, per poi spenderselo nella richiesta di uno scambio eccellente. Resta il fatto che ad oggi la Russia non può avviare la sua presidenza del Consiglio di Sicurezza.