Il Qatargate forse è solo la punta di un iceberg e bisognerà andare a fondo. Sicuramente «c’era una rete di corruzione nata nell’ambito del Parlamento europeo». Parole dell’eurodeputato del Pd Franco Roberti, che è stato in passato magistrato e procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo. Questa rete coinvolge «parlamentari, ex parlamentari, funzionari, assistenti, lobbisti» e «si interfacciava da un lato con le istituzioni Ue e dall’altro con Stati sovrani per influenzare con metodi corruttivi le decisioni dei deputati e quindi del Parlamento stesso. Si parla di Qatar e Marocco, ma ce ne potrebbero essere anche altri» aggiunge.
Roberti dice di non essere mai stato contattato con offerte sospette: «Credo che nessuno mai si sarebbe permesso di avvicinarmi con queste mire». Grazie all’esperienza da magistrato «avevo ben chiara dentro di me l’idea che ci potesse essere questa realtà». La corruzione «mina la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e il rischio è che l’Ue muoia sotto questi colpi. Serve trasparenza e ce n’è ancora troppo poca nei processi decisionali al Parlamento europeo».
Per Roberti «non c’è dubbio che questo scandalo colpisca principalmente la sinistra e il Pd». Ora «serve una riflessione senza sconti al proprio interno, sulla selezione della classe dirigente, da fare subito e fino in fondo. Ne va della sopravvivenza stessa del Pd, oltre che delle istituzioni europee». Per quanto riguarda l’indagine su Cozzolino, le accuse «sono ancora molto vaghe – sottolinea -. Elementi indiziari a carico di Cozzolino non emergono».
Uno scandalo del genere nell’Europarlamento si sarebbe potuto prevenire «attraverso una più rigorosa regolamentazione dei rapporti tra i parlamentari e le lobby – conclude -. Prevenzione uguale trasparenza».