Medio Oriente, Abu Mazen ha telefonato a Papa Francesco: ecco cosa ha detto il leader palestinese al Pontefice
Top

Medio Oriente, Abu Mazen ha telefonato a Papa Francesco: ecco cosa ha detto il leader palestinese al Pontefice

La telefonata ha avuto luogo ieri. Durante la conversazione telefonica, scrive la Fides, il leader palestinese ha parlato con il Pontefice anche delle perduranti tensioni che hanno come epicentro la Città Santa.

Medio Oriente, Abu Mazen ha telefonato a Papa Francesco: ecco cosa ha detto il leader palestinese al Pontefice
Preroll

globalist Modifica articolo

13 Luglio 2022 - 12.25


ATF

Il Presidente palestinese Mahmud Abbas ha contattato telefonicamente Papa Francesco per augurare al Pontefice, scrive l’agenzia palestinese Wafa, buona salute e informarlo sui recenti fatti dolorosi e intimidatori – compresa l’uccisione della giornalista palestinese Shireen Abu Akleh – connessi all’occupazione dei territori palestinesi da parte degli apparati israeliani.

La telefonata ha avuto luogo ieri. Durante la conversazione telefonica, scrive la Fides, il leader palestinese ha parlato con il Pontefice anche delle perduranti tensioni che hanno come epicentro la Città Santa, e includono continue minacce allo status quo nell’Haram al-Sharif (noto anche come il Monte del Tempio), le restrizioni all’accesso ai Luoghi Santi cristiani e musulmani e le strategie perseguite da gruppi legati al movimento dei coloni per acquisire immobili nella Gerusalemme Est occupata, anche attraverso l’espulsione forzata dei palestinesi dalle proprie case e proprietà. Papa Francesco – riporta l’agenzia d’informazione palestinese – ha ringraziato il Presidente e ha richiamato l’urgenza di riportare la pacifica convivenza a Gerusalemme e in tutta la Terra di Gesù.

La visita di Biden in Medio Oriente comincia oggi con una tappa in Israele. Alla vigilia del viaggio presidenziale, Washington ha confermato le relazioni strategiche che legano gli USA allo Stato ebraico. Secondo la stampa israeliana, l’obiettivo del viaggio di Biden in Medio Oriente è quello di rinnovare l’impegno USA nella regione e di creare un fronte tra Paesi arabi e Israele per contrastare le strategie regionali e militari dell’Iran. Le agenzie internazionali riportano che nel corso della sua visita il Presidente USA avrà modo di essere informato anche sulla tecnologia avanzata di difesa missilistica di Israele. Dopo la tappa in Israele, Biden si recherà a Ramallah per incontrare il presidente palestinese Abbas e poi si trasferirà in Arabia Saudita. Commentando nei goirni scorsi la trasferta mediorientale del Presidente Biden, il Patriarca greco ortodosso di Gerusalemme, Theophilos III, ha ribadito che le strategie perseguite da gruppi estremisti israeliani mettono da tempo sotto pressione la vita ordinaria delle comunità cristiane locali.

L’impatto di tali strategie intimidatorie – ha auspicato il Patriarca – potrebbe essere almeno attutito se le Nazioni del mondo, e in particolare gli USA, mostrassero in maniera concreta la loro presa di distanze rispetto alle organizzazioni estremiste israeliane. «Ci auguriamo che la visita del Presidente Biden» ha rimarcato Thephilos – possa favorire la ricerca di soluzioni alle emergenze affrontate dai palestinesi, cristiani e musulmani, comprese le violazioni contro chiese e monasteri compiute da gruppi estremisti, nel silenzio delle autorità ufficiali israeliane”. Re Abdullah II di Giordania e la Dinastia hascemita – ha aggiunto il Patriarca – si fanno carico con dedizione del loro ruolo di garanti e protettori del Luoghi Santi cristiani e islamici di Gerusalemme, ma non possono essere lasciati soli nell’impegno volto a evitare ogni alterazione per via politica e militare di fattori e consuetudini che determinano la delicata convivenza multi- etnica e multi-religiosa nella Città Santa.

L’Arcivescovo Yasser Ayyash, Vicario patriarcale della Chiesa greco- cattolica melkita per Gerusalemme, ha auspicato che il Presidente Biden inserisca nell’agenda della sua visita in Israele anche la questione delle intimidazioni perpetrate da gruppi estremisti ai danni di istituzioni e realtà cristiane presenti in Terra Santa. Un fenomeno che contribuisce a aumentare l’esodo di cristiani di Terra Santa verso Paesi d’Occidente, nonostante gli sforzi compiuti dalle comunità locali per sostenere famiglie e individui in difficoltà e provare così ha frenare i flussi migratori, per evitare la dissipazione progressiva della presenza cristiana nella Città dove è morto e risorto Gesù.

Native

Articoli correlati