Ucraina, Zelensky apre ai compromessi: "Si possono fare ma non devono essere il tradimento del mio paese"
Top

Ucraina, Zelensky apre ai compromessi: "Si possono fare ma non devono essere il tradimento del mio paese"

Cremlino: "Incontro Lavrov-Kuleba sarà cruciale". Il ministro ucraino: "Aspettative basse".

Ucraina, Zelensky apre ai compromessi: "Si possono fare ma non devono essere il tradimento del mio paese"
Volodymyr Zelensky
Preroll

globalist Modifica articolo

9 Marzo 2022 - 22.04


ATF

Si può trattare? Forse. Ma le aspettative sono basse. “In ogni negoziato il mio obiettivo è porre fine alla guerra con la Russia. E sono anche disposto a fare alcuni passi.I compromessi si possono fare, ma non devono essere il tradimento del mio paese”. 

E’ quanto ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in un’intervista alla Bild. Ma “anche l’altra parte deve essere pronta al compromesso – ha sottolineato – Ecco perché sono chiamati compromessi. Questo è l’unico modo per uscire da questa situazione….Non abbiamo ancora avuto contatti diretti tra i Presidenti. Solo dopo i colloqui diretti tra i due presidenti potremo porre fine a questa guerra”.

Le richieste per la giornata

Continua la tensione in Ucraina, con continui bombardamenti in alcune città, e sirene antiaereo che hanno generato il panico a Kiev. Circa 5.000 civili sono stati evacuati ieri grazie al corridoio umanitario aperto dalla città ucraina di Sumy, nel nordest del Paese, alla città di Poltava (a circa 175 km a sud di Sumy): lo ha reso noto oggi il vice direttore dell’ufficio della presidenza ucraina, Kirill Timoshenko.

Almeno 10 persone sono morte in seguito a bombardamenti sulla città ucraina di Severodonestk, nella parte orientale del Paese, nella provincia di Lugansk Oblast (nel Donbass): lo riferisce un responsabile locale.Proprio nel giorno in cui riprenderanno i corridoi umanitari, stanotte nuove sirene antiaereo hanno gettato di nuovo nel panico i residenti di Kiev.

Per porre fine alla guerra tra Ucraina e Russia, la Crimea deve essere riconosciuta come una regione russa e le repubbliche separatiste del Donbass come stati indipendenti. E’ quanto ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, commentando con la stampa la disponibilità del presidente ucraino Volodymyr Zelensky a discutere dello status di queste regioni internazionalmente riconosciute come parte dell’Ucraina. “La nostra posizione è ben nota. La Crimea è una regione russa e questo deve essere riconosciuto de facto e de jure“, ha detto Peskov, citato dalla Cnn. Le repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk, ha aggiunto, “sono stati indipendenti e sovrani, riconosciuti come tali dalla Federazione russa. Anche loro devono essere riconosciute de facto e de jure”.

Leggi anche:  Putin vuole riavviare la centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia nonostante i maggiori rischi

Gli Stati uniti hanno dichiarato una “guerra economica” contro la Russia, ha poi detto il portavoce del Cremlino Peskov, secondo quanto riporta la Cnn. “La Russia farà quanto è meglio per i suoi interessi”, ha risposto Peskov quando gli è stato chiesto come si regolerà Mosca.

Intanto, l’ incontro di domani ad Antalya in Turchia fra Sergei Lavrov e Dmytro Kuleba viene considerato “cruciale” per il processo negoziale in corso fra Russia e Ucraina, ha precisato il portavoce del Cremlino. “E’ un proseguimento del processo negoziale ed è molto importante”, ha spiegato. Domani in Turchia Lavrov terrà anche un discorso in cui illustrerà la posizione della Russia sulla guerra contro l’Ucraina.

“Le aspettative sui colloqui” di domani con il ministro degli Esteri russo “sono limitate”, ha però detto il capo della diplomazia di Kiev Kuleba in un video su Facebook, nel quale ha confermato che sarà presente ai colloqui, ai quali si presenterà “in buona fede, non con una prospettiva propagandistica”. “Ma dico francamente che le mie aspettative sono basse. Siamo interessati a un cessate il fuoco, a liberare i nostri territori e il terzo punto è risolvere tutte le questioni umanitarie”, ha elencato.

Leggi anche:  Zaporizhzhia, l'Aiea dice che ci avviciniamo al disastro nucleare

Dal canto suo, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan spera che grazie al colloquio ”si apra la porta per un cessate il fuoco duraturo” in Ucraina. Lo riportano i media turchi.

La tensione resta altissima in Ucraina, con il presidente Volodymyr Zelensky che ieri ha anche annunciato di essere disponibile a trattare sui territori contesi, ma non alla resa. A tenere banco, tuttavia, è anche il caso dei Mig-29 che la Polonia vorrebbe offrire agli Stati Uniti per poi girarli all’Ucraina. Un’iniziativa che, ha fatto sapere in nottata il Pentagono, non è “attuabile”. La prospettiva di jet che partono da una base statunitense in Germania “per volare nello spazio aereo conteso tra Russia e Ucraina solleva serie preoccupazioni per l’intera alleanza Nato”, ha spiegato il portavoce John Kirby. “Continueremo a consultarci con la Polonia e gli altri nostri alleati su questa questione e le difficoltà logistiche che pone, ma – ha concluso – non crediamo che la proposta polacca sia sostenibile”.

Procede, intanto, l’avanzata dell’esercito russo in terra ucraina. La Guardia nazionale ha annunciato di aver preso il totale controllo della centrale nucleare di Zaporizhzhia, già conquistata alcuni giorni fa. Secondo quanto riferito da fonti russe, le 240 persone responsabili della sicurezza dell’impianto avrebbero deposto le armi. Notizie che troverebbero conferma anche nelle parole del ministro dell’Energia ucraino, Herman Halushchenko, che ha denunciato episodi di tortura nei confronti del personale da parte delle forze armate russe. “Secondo le informazioni in nostro possesso – ha scritto su Facebook -, gli occupanti hanno costretto la dirigenza a registrare un messaggio per utilizzarlo a fini propagandistici. Il personale è fisicamente e psicologicamente esausto”.

Leggi anche:  Gli Usa denunciano il “gioco pericoloso” della Russia nella centrale nucleare di Zaporizhzhia

Sul piano diplomatico sembra invece in salita il tentativo da parte degli Stati Uniti di coinvolgere i leader di fatto di Arabia Saudita ed Emirati Arabi per costruire una coalizione internazionale per sostenere Kiev e frenare i prezzi del petrolio. Secondo il Wall Street Journal, infatti, il principe saudita Mohammed bin Salman e lo sceicco degli Emirati Mohammed bin Zayed al Nahyan hanno rifiutato di parlare con Biden nelle ultime settimane, delusi dal debole supporto Usa nella guerra in Yemen e preoccupati dall’accordo sul nucleare iraniano. E intanto anche Condè Nast, editrice di numerose riviste di spicco come Vogue, GQ, Architectural Digest e Glamour, ha deciso di sospendere le sue pubblicazioni in Russia dicendosi “scioccata e orripilata dalla tragedia della crisi umanitaria”. Il comunicato cita le nuove leggi sulla censura del governo russo, che “rendono impossibile continuare in questo modo”.

Native

Articoli correlati