Yemen, Natale all'inferno. Un rapporto di Oxfam
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Yemen, Natale all'inferno. Un rapporto di Oxfam

La nuova escalation di scontri in Yemen ha già costretto oltre 100 mila persone a fuggire dalle proprie case negli ultimi 3 mesi, e dato l’evolversi di un conflitto che ha già causato centinaia di migliaia di vittime in quasi 7 anni, sono imminenti nuovi

Yemen, Natale all'inferno. Un rapporto di Oxfam
Oxfam in Yemen
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

17 Dicembre 2021 - 17.31


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Yemen, Natale all’inferno. Un inferno in terra. Un Paese dimenticato.

La nuova escalation di scontri in Yemen ha già costretto oltre 100 mila persone a fuggire dalle proprie case negli ultimi 3 mesi, e dato l’evolversi di un conflitto che ha già causato centinaia di migliaia di vittime in quasi 7 anni, sono imminenti nuovi sfollamenti di massa.

È l’allarme lanciato oggi da Oxfam, a tre anni da quegli Accordi di Pace di Stoccolma,che avrebbero dovuto rappresentare una prima base su cui costruire in seguito significativi progressi verso una soluzione politica, ma che stanno miseramente fallendo nel garantire sicurezza e un futuro a un intero popolo allo stremo.

“Solo negli ultimi 2 mesi sono stati uccisi oltre 120 civili innocenti e tantissime famiglie ogni giorno continuano a rischiare la vita sotto i bombardamenti aerei, per gli scontri terrestri, per le mine anti-uomo e gli ordigni improvvisati di cui sono cosparse vaste aree –rimarca Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia – I combattimenti nelle ultime settimane si sono intensificati soprattutto nel governatorato di Marib, preso di mira perché ricco di risorse, dove scontri sempre più sanguinosi si sono concentrati nell’area a sud-ovest della città, intorno alle montagne del Balaq”.

Una città di sfollati

La conseguenza di tutto questo è che solo dallo scorso settembre 46 mila uomini, donne e bambini sono stati costretti a cercare scampo a Marib City o nel distretto di Al Wadi a est, secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM); una cifra che sale invece a oltre 96 mila sfollati secondo le stime delle autorità locali yemenite.

“Solo 7 anni fa Marib City aveva 41 mila abitanti, ma adesso ospita oltre 1 milione di sfollati – continua Pezzati – In questo momento la principale preoccupazione delle organizzazioni umanitarie, che come Oxfam dall’inizio della guerra stanno cercando di soccorrere la popolazione, è di non riuscire a raggiungere gli sfollati che si trovano troppo vicino alla linea del fronte, che si sposta continuamente e adesso circonda praticamente l’intera città. Ogni settimana aree anche densamente popolate continuano ad essere bombardate e portare aiuti in sicurezza alla popolazione è sempre più difficile”.

Senza più un luogo dove trovare riparo

Chi riesce a fuggire dagli scontri, adesso nel pieno dell’inverno, rischia di morire di freddo: è successo a una donna anziana e a un bambino solo lo scorso fine settimana. In moltissimi sono costretti a fuggire di continuo spostandosi da un luogo di fortuna all’altro e molti ora non sanno più dove andare, la terra a est di Marib ad esempio è essenzialmente desertica e non c’è davvero nulla per poter sopravvivere.

Costretti a bere acqua stagnante per sopravvivere con la continua paura di nuovi attacchi

La prima volta che sono dovuti scappare, Salem (nome di fantasia)e la sua famiglia hanno vissuto in vere e proprie caverne, bevendo acqua stagnante, poi sono passati da un campo all’altro lasciandosi ogni volta tutto alle spalle, camminando per chilometri prima di arrivare a un luogo apparentemente più sicuro. Oggi si trovano nel campo di Alswidan alla periferia di Marib.

Nei campi si temono sempre rappresaglie militari – racconta Salem – Viviamo in uno stato di ansia continua, la paura non ci lascia mai. Non posso uscire dal campo neanche per poco tempo, ma qui temo per la sicurezza della mia famiglia.”

Marib non è sfortunatamente l’unica area colpita da nuovi attacchi e una crescente violenza, perché in tutto il paese si registrano perdite tra i civili a causa di azioni militari delle diverse parti belligeranti. A ottobre, gli aspri combattimenti vicino ad Al-Abdiyah hanno gravemente limitato gli aiuti umanitari o l’accesso agli ospedali, situazione che potrebbe ripetersi a Marib.

 Oltre 18.500 civili uccisi, ma più nessuna verifica sulle violazioni dei diritti umani in corso

In quasi sette anni di conflitto, oltre quattro milioni di persone hanno dovuto lasciare la propria casa, oltre 18.500 civili hanno perso la vita, più di due terzi degli yemeniti hanno ora bisogno di assistenza umanitaria. All’inizio di ottobre, il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni con un voto contrario al suo rinnovo, ha posto fine al mandato del Gruppo di eminenti esperti sullo Yemen, l’organismo responsabile del monitoraggio dei diritti umani in Yemen, nonostante tutte le parti in conflitto siano state responsabili di vittime civili.

 La comunità internazionale negozi subito una tregua

“Il diritto internazionale umanitario dice chiaramente che le aree civili non devono essere prese di mira in nessun conflitto, eppure i civili continuano a essere uccisi, le loro case e altre infrastrutture essenziali vengono distrutte – ha concluso Pezzati – Questa crisi diventa sempre più grave, rendendo impossibile la vita degli yemeniti coinvolti nel fuoco incrociato. La comunità internazionale. guidata dalle Nazioni Unite, deve negoziare urgentemente una pace duratura”.

La risposta di Oxfam a fianco del popolo yemenita


Dal luglio 2015, Oxfam ha soccorso oltre 3 milioni di yemeniti. Dalla conferma dei primi casi di Coronavirus ha rafforzato il proprio intervento per rispondere alla pandemia in un paese in cui metà delle strutture sanitarie sono completamente distrutte, distribuendo kit igienico-sanitari e acqua pulita nei campi profughi. Ha realizzato campagne di sensibilizzazione sulle norme di prevenzione del contagio tra la popolazione. Per rispondere all’emergenza alimentare che colpisce decine di milioni di persone, sta soccorrendo centinaia di migliaia yemeniti con voucher per l’acquisto di cibo, e offerte di lavoro per la riabilitazione di infrastrutture idriche e stradali, rimaste distrutte nel conflitto. Allo stesso tempo è al lavoro con 4 organizzazioni locali, per migliorane servizi utili e prevenire episodi di abusi e violenze sulle donne, aumentati del 63% negli ultimi due anni”.

Si può sostenere la risposta di Oxfam in Yemen su https://www.oxfamitalia.org/emergenza-yemen/.

Sono soldi ben spesi.

Una tragedia senza fine

A darne conto è  James Elder, portavoce dell’Agenzia delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef) alla conferenza stampa al Palazzo delle Nazioni a Ginevra, in seguito alla sua missione sul campo in Yemen , nell’ottobre scorso. “Il conflitto nello Yemen  – ha rimarcato in quel frangente  Elder – ha appena raggiunto un altro vergognoso risultato: 10.000 bambini sono stati uccisi o mutilati dall’inizio dei combattimenti nel marzo 2015, vale a dire quattro bambini ogni giorno. Questi sono naturalmente solo i casi che l’Onu ha potuto verificare. Molti altri bambini morti e feriti non vengono registrati”. 

Alcuni numeri: 4 bambini su 5 hanno bisogno di assistenza umanitaria, ovvero oltre 11 milioni di bambini; 400.000 bambini soffrono di malnutrizione acuta grave; Oltre 2 milioni di bambini non vanno a scuola. Altri 4 milioni sono a rischio di abbandono; 2 insegnanti su 3 – oltre 170.000 – non stanno ricevendo uno stipendio regolare da oltre 4 anni; 1,7 milioni di bambini sono sfollati interni a causa di violenze. Con l’intensificarsi delle violenze, in particolare attorno a Marib, un numero maggiore di famiglie scappa dalle loro case; Un numero impressionante di 15 milioni di persone (più della metà delle quali sono bambini – 8,5 milioni) non hanno accesso all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari. 

 “Sono tornato ieri da una missione sia nel nord che nel sud dello Yemen. Ho incontrato decine di bambini, molti sono stati di ispirazione; tutti sofferenti. Ho incontrato pediatri, insegnanti, infermieri – tutti hanno condiviso storie personali che riflettono quelle del loro paese: sono sull’orlo del collasso totale. 


La crisi umanitaria dello Yemen – la peggiore al mondo – rappresenta una tragica convergenza di quattro minacce: un conflitto violento e protratto, devastazione economica, servizi distrutti per ogni sistema di supporto – ovvero salute, nutrizione, acqua e servizi igienico-sanitari, protezione e istruzione – e una risposta delle Nazioni Uniti criticamente sottofinanziata. 


Agli attuali livelli di finanziamento, e senza la fine dei combattimenti, l’Unicef non può raggiungere tutti questi bambini. Non c’è altro modo per dirlo – senza un maggiore sostegno internazionale, un numero maggiore di bambini – quelli che non hanno alcuna responsabilità per questa crisi – moriranno. 


Eppure, l’Unicef sta avendo un impatto: Stiamo sostenendo il trattamento della malnutrizione acuta grave in 4.000 strutture sanitarie primarie e 130 centri di alimentazione terapeutica; L’Unicef sta fornendo trasferimenti di emergenza in denaro a 1,5 milioni di famiglie ogni trimestre – a beneficio di circa 9 milioni di persone; Stiamo fornendo acqua potabile a più di 5 milioni di persone; Stiamo rispondendo alla pandemia da Covid-19, con la consegna di vaccini contro il Covid-19 attraverso l’iniziativa Covax;  Stiamo fornendo supporto psicosociale, formazione sui rischi connessi alle mine e assistenza diretta ai bambini più vulnerabili, compresi quelli che sono sopravvissuti a ferite di guerra; Attraverso la formazione dell’Unicef e il dispiegamento di migliaia di operatori sanitari di comunità, più di due milioni di persone in zone rurali remote hanno accesso ai servizi sanitari;  E solo quest’anno abbiamo aiutato 620.000 bambini ad accedere all’istruzione formale e non formale; e abbiamo fornito vaccini – compresa una campagna antipolio che ha raggiunto più di cinque milioni di bambini”.

Secondo il terzo Report of the UN Secretary-General on Children and Armed Conflict in Yemen, “più di 3.500 bambini sono stati vittime di una o più gravi violazioni in Yemen tra il 1° gennaio 2019 e il 31 dicembre 2020. La negazione dell’accesso umanitario, l’uccisione e la mutilazione e il reclutamento e l’utilizzo di bambini sono state le più diffuse delle 8.526 gravi violazioni contro i bambini.

Il rapporto presentato all’Onu da Virginia Gamba, rappresentante speciale del Segretario generale per i bambini nei conflitti armati, spiega che “l’aumento vertiginoso degli episodi di negazione dell’accesso umanitario ai bambini nel Paese (4.881) durante il biennio è stata, di gran lunga, la violazione più verificata nei confronti di ragazzi e ragazze. Duemilaseicento (2.600) bambini sono stati uccisi o mutilati durante lo stesso periodo, principalmente attraverso l’uso indiscriminato di colpi di mortaio e di artiglieria anche in aree residenziali, combattimenti sul terreno, mine antiuomo e altri residuati bellici esplosivi”.

 Gamba ha ricordato che “le atrocità e le immense sofferenze subite dai bambini in Yemen sono il risultato di un conflitto armato che invariabilmente lascerà dietro di sé una generazione di bambini yemeniti segnati a vita. È urgente che tutte le parti si adoperino attivamente per una soluzione politica del conflitto, se sperano di salvare i bambini da ulteriori danni. Ragazzi e ragazze sono il futuro dello Yemen. Le parti in conflitto devono proteggerli dall’uso e dall’abuso e iniziare a trattare i bambini come il bene prezioso che sono».

Invece, “il lungo conflitto in Yemen, l’intensificarsi delle ostilità nel 2019 e nel 2020, la moltiplicazione delle linee del fronte attive e dei gruppi armati e delle forze, aggravati dagli effetti della pandemia di Covid-19, hanno provocato gravi sofferenze ai bambini yemeniti, alle loro famiglie e loro comunità – denuncia il rapporto – La verifica da parte delle Nazioni Unite delle informazioni sul campo per tutte le gravi violazioni è stata difficile. I fattori aggravanti nel monitoraggio e nella segnalazione durante il 2019 e il 2020 sono stati dovuti alla sicurezza e alle restrizioni all’accesso, comprese le minacce e la detenzione di osservatori, nonché il timore di ritorsioni. L’intensità del conflitto e delle ostilità ha inoltre ostacolato la capacità di documentare e verificare le violazioni. Infine, la pandemia di Covid-19 e le relative restrizioni hanno ulteriormente esacerbato queste sfide di accesso esistenti».

Yemen, per non dimenticare.

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