Le ragazze belghe si mobilitano contro le violenze sessuali: protesta nei bar della movida
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Le ragazze belghe si mobilitano contro le violenze sessuali: protesta nei bar della movida

Dopo il boicottaggio dei locali, l'Unione femminista inclusiva autogestita chiede che venga garantita la sicurezza serale

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17 Novembre 2021 - 09.05


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A Bruxelles si chiede lo stop delle ripetute violenze sessuali perpetrate nei confronti di molte persone.
Lo scorso 12 novembre era stato lanciato un appello a boicottare i locali notturni per protestare contro la mancanza di azioni da parte delle autorità, ma i giovani militanti dell’Ufia (Unione femminista inclusiva autogestita) non si fermano e continuano a chiedere che venga garantita la sicurezza serale. 
Come ha spiegato a Francesco Venturini dell’ Agi Victoria, una delle giovani promotrici, l’Ufia è stata creata nel momento dell’emergenza, quando si è constatata la mancanza di reazioni da parte delle autorità e dei locali di Bruxelles, nonostante due manifestazioni “con rispettivamente 1500 e 1200 partecipanti” e soprattutto dopo l’aumento esponenziale di testimonianze delle vittime sui social.
“Chiediamo alle autorità e ai locali di decidere misure concrete per garantire che la vita notturna sia un luogo sicuro per tutti. Questo potrebbe includere la formazione del personale di questi stabilimenti sul consenso e sulle diverse forme di violenza che le minoranze razziali e di genere possono subire. Vogliamo che nessuno sia lasciato fuori (donne cisgender e transgender, persone di tutte le etnie, non binarie e agender)”.
Secondo Victoria, che gestisce un profilo Instagram molto seguito sul linguaggio di genere, la creazione di un’etichetta “sicura” per i locali notturni, proposta da alcuni per affrontare la questione, “è molto problematica. Non è una soluzione a lungo termine nè una soluzione al problema, poiché tutti gli stabilimenti devono essere sicuri, non solo alcuni che decidono misure minime per ottenere l’etichetta. Non vogliamo più telecamere, che registrino immagini che potrebbero essere usate contro le vittime, nè vogliamo dover pagare per la protezione dei nostri bicchieri: sono misure futili, infantili e inefficaci”. I militanti chiedono inoltre “di essere invitati a partecipare alle riflessioni, o almeno che le associazioni e i collettivi competenti in materia siano invitati”.
Quanto alle prossime iniziative, non ci sono ancora appuntamenti precisi ma, dice la giovane transgender, “continueremo ad agire fino a quando non saranno prese misure concrete che siano all’altezza del problema. Le nostre azioni dipenderanno dalle reazioni”. Il movimento #balancetonbar, che si potrebbe tradurre con “getta via il tuo bar”, sulla falsariga della versione francofona di #metoo (#balancetonporc), “non è ovviamente limitato al Belgio, poichè è un problema che si puo’ trovare in qualsiasi locale notturno in qualsiasi parte del mondo”. L’obiettivo delle militanti è di “diffondere il movimento o almeno di ispirarne altri, ovunque sia necessario”.

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