L'antisemitismo ai tempi della pandemia: un rapporto inquietante
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L'antisemitismo ai tempi della pandemia: un rapporto inquietante

Il rapporto redatto dall'Agenzia europea per i diritti fondamentali fa "nuovi miti e teorie del complotto che incolpano gli ebrei per l'attuale crisi sanitaria”

Antisemitismo
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

9 Novembre 2021 - 16.03


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Globalist lo ha documentato con articoli e interviste: i movimenti no-vax attingono alla più becere narrazione antisemita.

Ora c’è una conferma più che autorevole

Un rapporto allarmante

La pandemia di Covid-19 ha avuto un forte impatto sulle comunità ebraiche in Europa. Impatto originato da “nuovi miti e teorie del complotto che incolpano gli ebrei per l’attuale crisi sanitaria”. Una linfa esistente, che soprattutto con un mondo chiuso in casa ma on line 24 su 24 si è diffuso. A scattare questa foto di un mondo forse senza memoria è l’ultimo rapporto sull’antisemitismo nell’Ue realizzato dall’Agenzia europea per i diritti fondamentali (Fra). Un fenomeno seguito con grande preoccupazione dall’Unione ma senza che ci sia una banca dati in grado di dare una fotografia aggiornata e omogenea di quanto sta accadendo.   

I dati nel Rapporto sebbene i lockdown possano aver portato a un contenimento fisiologico degli episodi di antisemitismo all’aperto, la diffusione delle cospirazioni antisemite online – si sottolinea nel rapporto dell’Agenzia- mostra come il numero di incidenti registrati non sia indicativo della situazione. Dai sondaggi effettuati emerge infatti che gli attacchi contro gli ebrei sono fortemente sottostimati e che l’odio sul web, incluso l’antisemitismo, ha messo saldamente radici nelle società europee.  Nel documento sono stati raccolti, dati ufficiali e non, sugli episodi di antisemitismo rilevati in diversi Stati dell’Unione. Tra questi la Germania, che nel 2020 ha registrato il numero più alto in Europa di crimini a sfondo politico con un movente antisemita: cioè 2.351. Una cifra, si legge nel report, che è la più alta registrata nel periodo 2010-2020. Un numero che però, avverte l’Agenzia europea, significa che la Germania ha un sistema più efficace di rilevamento dei casi antisemiti.  

L’Italia sotto i riflettori

L’Italia, che con 101 episodi identificati dall’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti di discriminazione (Oscad) sulla base di indagini condotte dalla Polizia di Stato o dall’Arma dei Carabinieri, si piazza al quarto posto dopo Germania, Paesi Bassi (517) e Francia (339). Dei casi denunciati dall’Oscad, 86 rientrano nel reato di istigazione alla violenza. In alcuni Paesi come Grecia e Ungheria, secondo dati non ufficiali, il numero di episodi antisemiti al contrario è diminuito, ma il problema, rileva l’Agenzia, rimane lo stesso in tutta Europa: la maggior parte dei casi non viene ancora denunciata. Qui il problema si capovolge perché le vittime e i testimoni devono essere incoraggiati a segnalare gli incidenti antisemiti, ma le autorità dovrebbero disporre di sistemi che consentano la registrazione e il confronto di tali episodi.  
Mai spegnere la memoria L’’Agenzia europea per i diritti fondamentali conclude che l’Ue e gli Stati membri devono condividere questo impegno contro ogni forma discriminazione del diverso e di contrastare efficacemente l’antisemitismo. Bruxelles ha presentato a ottobre la sua prima strategia per combattere l’antisemitismo, per combattere l’odio online: rafforzare la protezione delle sinagoghe ma soprattutto promuovere la memoria della storia della Shoah e di quello che avvenne nei lager.

Due autorevoli denunce

Due passi indietro nel tempo. 27 gennaio 2021: “Il Covid-19 ha messo in luce profonde e antiche fratture e ingiustizie nelle nostre società, contribuendo al ridestarsi di antisemitismo e xenofobia”, ma anche di nuove discriminazioni e “occorrono con urgenza sforzi comuni per fermarle”.  Ad affermarlo è il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres in un videomessaggio per il Giorno della Memoria “L’Olocausto rappresentò il punto di arrivo di due millenni di discriminazioni, attacchi, espulsioni e periodici stermini di massa degli Ebrei – ha detto Guterres -. Esso avrebbe dovuto mettere un punto finale e definitivo all’antisemitismo. Ma non è stato così. L’antisemitismo resta purtroppo vivo e vegeto. Oggi, suprematisti bianchi e neo-Nazisti stanno rinascendo, organizzandosi e reclutando attraverso le frontiere. intensificando i propri sforzi per negare, distorcere e riscrivere la storia, compreso l’Olocausto. La pandemia di Covid-19 ha fornito loro nuove opportunità di bersagliare le minoranze sulla base di religione, razza, gruppo etnico, orientamento sessuale, disabilità e status migratorio”. 
  Perciò – conclude il segretario dell’Onu – mentre consideriamo la ripresa dal Covid-19, dobbiamo occuparci di fragilità e lacune evidenziate dalla pandemia e rafforzare i nostri legami reciproci, fondati sulla nostra comune umanità. Questo deve essere un anno di guarigione. Guarigione dalla pandemia ma anche dall’odio che si è così facilmente radicato nelle nostre società ferite. Il nostro tributo migliore alle vittime dell’Olocausto che commemoriamo e ai sopravvissuti che onoriamo è la creazione di un mondo di uguaglianza, giustizia e dignità per tutti”. 

23 gennaio 2020. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella,  ha deposto una corona di fiori in ricordo delle vittime dell’Olocausto al memoriale dello Yad Vashem, in conclusione del Quinto Forum mondiale sull’Olocausto, che ricorda il 75mo anniversario della liberazione di Auschwitz-Birkenau

A Gerusalemme per partecipare al Quinto Forum Mondiale dell’Olocausto dal titolo “Ricordare l’Olocausto: combattere l’antisemitismo”, organizzato in occasione del 75/mo Anniversario della Liberazione di Auschwitz-Birkenau, il presidente italiano ha dichiarato:  “La cerimonia di oggi è un richiamo a tutto il mondo perché non si abbassi mai la guardia, l’attenzione e la vigilanza contro l’antisemitismo, contro la violenza e contro il fascismo”.  All’allora presidente israeliano Reuen Rivlin Mattarella ha sottolineato che “quando sono avvenuti quegli orrori noi due eravamo già al mondo, per questo siamo particolarmente sensibili e vigilanti su questo tema, perché abbiamo percepito gli orrori di quel periodo”. E però c’è la necessità di trasmettere questa consapevolezza a chi non c’era: “Tra qualche giorno si celebrerà la Giornata della Memoria e avremo come tutti gli anni un concorso per le scuole e consegnerò i premi ai migliori elaborati. Tutto questo si riassume nella mia decisione di nominare senatore a vita Liliana Segre, avendo un solo seggio a disposizione. La testimonianza che ha reso in questi decenni sulla Shoah è stata per l’Italia un patrimonio prezioso”. E la nomina della sopravvissuta al genocidio “ha un significato ulteriore: l’ho nominata nel gennaio del 2018, e quell’anno – ricorda ha ricordato Mattarella – ricorrevano gli 80 anni delle leggi razziali con cui il fascismo aveva perseguitato gli ebrei. “Pagina nera molto grave con leggi razziali” “Anche l’Italia ha avuto una pagina nera a riguardo, particolarmente grave. E per questo l’Italia è consapevole dell’esigenza di affermare continuamente l’esigenza di combattere l’antisemitismo e di trasmettere ai giovani la consapevolezza”. Ha detto il presidente. 

Parla la presidente dell’Ucei

Riporto alcuni passaggi di due interviste concesse a chi scrive da Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei).

Perché il movimento no green pass- no vax è impregnato di una narrazione dalle forti venature antisemite quando, ad esempio, si fa riferimento ad un complotto giudaico globale che sarebbe dietro i vaccini e chi li produce?

Quando il pregiudizio non è stato sradicato in secoli e secoli, esso si presta a qualsiasi declinazione. E’ facile riprendere l’antisemitismo e innestarlo su quella che è l’attualità e ciò che si vive oggi. Quello che è in atto è il tentativo difficile, generoso, di salvaguardare la vita. E la vita di ciascuno di noi dipende da quella degli altri e siamo responsabili per una collettività. Nei tempi bui era esattamente il contrario. Il veleno della propaganda antisemita ha portato fino ai campi di sterminio.  L’atteggiamento di chi nega tutto e il contrario di tutto a suo piacimento – piacimento inteso come potere –  non porta da nessuna parte o, peggio ancora, porta in direzioni molto pericolose. Ci saranno sicuramente persone sinceramente scettiche sul processo di deduzione logica in ambito scientifico, ma anche queste persone non hanno le competenze scientifiche di chi ha studiato e cerca di mettere il meglio di sé al servizio di una comunità globale. Costoro non si rendono conto che con il loro scetticismo si prestano alla strumentalizzazione fascista.   Questo tornante di violenza fa paura, davvero paura. Il fascismo di oggi è qualcosa di molto più insidioso e allarmante del nostalgismo. 

Nella narrazione no vax, torna ricorrente, specie sui social media, il “complotto giudaico planetario”, arrivando al punto di sostenere che la senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta ai lager nazisti, avesse delle azioni della Pfizer.

Chi ha queste teorie complottiste, riesce a inventare tutto e il contrario di tutto. E’ proprio questo il problema con queste tipologie di correnti di pensieri. Sono persone che decidono di fare uno statement e quello diventa verità assoluta. Non c’è nessuna prova, non c’è nessun elemento di sostegno, nessun elemento di supporto, diventa verità. Ma le loro “verità” non possono essere mai contestate da nessuno? Il problema che loro contestano qualsiasi fatto e inventano qualsiasi relazione. E siamo tutti scemi perché non l’abbiamo capite. Mentre invece quello che tutto il resto della popolazione e del mondo pensa, per loro è follia e per noi, invece, quello che dicono loro dovrebbe diventare verità? Perché le cose che dicono loro non sono passate al setaccio della ragionevolezza e della prova? Perché le cose nostre sì e le cose loro no? Se nel mondo delle relazioni umane ci si confronta, nelle discussioni, nei processi decisionali, nelle considerazioni politiche, sociali, economiche, su cosa lo si fa? Con l’esperienza, con i dati, con le ricerche, con la statistica, con i valori. E questi elementi diventano la base per questi processi decisionali. Perché nel mondo “no”, no vax, no questo, no quell’altro, questi elementi in esistono? Sulla base di cosa loro formano i processi decisionali? Sulla base delle distorsioni. E comunque noi ci dobbiamo assolutamente porre l’interrogativo su come si fa un lavoro sui bambini, dall’età dell’asilo. Perché se noi lavoriamo a partire dalla prima infanzia, forse domani non ci troveremo, amplificate,  queste piazze – reali o virtuali –  pericolosamente demenziali.

In un modo o nell’altro, l’”Ebreo” ricorre sempre, viene sempre messo in mezzo per demonizzare o, come in questo caso, per essere utilizzato strumentalmente a supporto del negazionismo no vax. Perché?

Questa è la domanda secolare, sulla quale stiamo tutti cercando di rispondere, perché il nodo dell’antisemitismo passa da questa domanda. Quella dell’Ebreo è la figura che fa comodo utilizzare per chi è vittima o artefice di qualsiasi contesto. E’ sempre stato così, come fenomeno preoccupante di distorsione, che ha portato alla fine ad una persecuzione. Non ne possiamo scappare da questa cosa. In questo complottismo che non è legato solo alla questione dei vaccini, ma ancor prima in tutto questo percorso del virus, il riferimento non solo all’Ebreo ma Israele è stato ricorrente, martellante, ossessivo. La responsabilità è sempre e comunque degli Ebrei, che fanno i soldi sulla pelle degli altri. La memoria torna indietro nel tempo, alle leggi razziali. Dietro quelle leggi c’era anche l’idea di fondare una coesione nazionale additando negli Ebrei coloro che quella coesione minacciavano: stiamo parlando di una comunità che rappresentava l’1% della popolazione totale! Una minoranza additata come il Male assoluto, cancellato il quale, non importa con quali mezzi, l’Italia e gli italiani ‘perfetti’ avrebbero ripreso la loro marcia trionfale. Certo, i tempi son cambiati, ma i lager mediatici resistono ancora. Su questo nodo c’è una grande sfida culturale da cui non possiamo, non dobbiamo sottrarci.

Così la presidente dell’Ucei. L’antisemitismo no-vax: un virus che attecchisce in Europa. E il vaccino non è ancora stato trovato.

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