Tony Blair: "Il ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan? Non ne avevamo bisogno ma abbiamo scelto di farlo"
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Tony Blair: "Il ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan? Non ne avevamo bisogno ma abbiamo scelto di farlo"

L'ex premier britannico: "L'errore dell'Occidente? Trattare l'Islam radicale come una sfida per parti e non come insieme"

Tony Blair
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24 Agosto 2021 - 10.23


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L’ex primo ministro britannico, Tony Blair, ha descritto come “tragico, pericoloso e non necessario” il ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan nella sua prima dichiarazione dopo la caduta di Kabul nelle mani dei Talebani.
In un commento pubblicato sul suo sito e rilanciato oggi dal Foglio, Blair ha affermato che la decisione di ritirarsi dall’Afghanistan è stata presa dalla politica e ha fatto riferimento alla fine delle “guerre infinte”, uno degli slogan usati dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden durante la sua campagna elettorale. “
Non avevamo bisogno di farlo. Abbiamo scelto di farlo”, ha scritto.
“Lo abbiamo fatto in obbedienza a uno stupido slogan politico sulla fine delle ‘guerre infinite’, come se il nostro impegno nel 2021 fosse lontanamente paragonabile al nostro impegno di 20 o addirittura 10 anni fa, e in circostanze in cui il numero delle truppe è diminuito al minimo e nessun soldato alleato ha perso la vita in combattimento da 18 mesi”, ha proseguito.
Blair ha quindi affermato che la Gran Bretagna ora ha l’“obbligo morale” di rimanere in Afghanistan fino a quando “tutti coloro che devono esserlo non saranno evacuati”. “Dobbiamo evacuare e dare rifugio a quegli afghani che ci hanno aiutato e ci sono stati accanto e che hanno il diritto di esigere il nostro sostegno”, ha aggiunto l’ex primo ministro, che ai tempi dell’intervento militare statunitense in Afghanistan, nel 2001, era alla guida del governo britannico.
Ma il cuore dell’intervento di Blair è sull’errore commesso dall’Occidente nel porsi di fronte all’islam radicale: 
“Preferiamo identificarlo come un insieme di sfide sconnesse, ciascuna da affrontare separatamente. Se l’avessimo definita una sfida strategica e l’avessimo vista nel suo insieme e non come parti distinte, non avremmo mai preso la decisione di ritirarci dall’Afghanistan. Siamo nel ritmo di pensiero sbagliato in relazione all’Islam radicale. Con il comunismo rivoluzionario, abbiamo riconosciuto di essere di fronte a una minaccia di natura strategica, che ci ha richiesto di affrontarlo sia ideologicamente che con misure di sicurezza. Durò più di 70 anni. Per tutto quel tempo, non ci saremmo mai sognati di dire: “Beh, siamo qui da molto tempo, dovremmo lasciar perdere”.
“Sapevamo – ha continuato Blair – che dovevamo avere la forza  di volontà, la capacità e la resistenza per andare fino in fondo. C’erano diverse aree di conflitto e confronto, diverse dimensioni, vari gradi di preoccupazione a seconda del crescere e dell’attenuarsi della minaccia. Ma eravamo consapevoli che si trattava di una minaccia reale e ci siamo uniti tra nazioni e partiti per affrontarla. Questo è ciò che dovremmo decidere ora con l’islam radicale”, prosegue l’ex premier britannico.
Ciò che è assurdo è credere che la scelta sia tra ciò che abbiamo fatto nel primo decennio dopo l′11 settembre e la ritirata a cui stiamo assistendo ora: trattare il nostro intervento militare su vasta scala del novembre 2001 come se fosse della stessa natura della missione di sicurezza e supporto in Afghanistan degli ultimi anni. L’intervento può assumere molte forme. Dobbiamo farlo imparando le lezioni degli ultimi 20 anni in base non alla nostra politica a breve termine, ma ai nostri interessi strategici a lungo termine.

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