D'Alema su Israele e Palestina: "Basta ipocrisie, la via dei due stati è impraticabile"
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D'Alema su Israele e Palestina: "Basta ipocrisie, la via dei due stati è impraticabile"

Le parole dell'ex premier e ministro degli Esteri, Massimo D'Alema, al convegno "I grandi mutamenti internazionali e il conflitto tra Israele e Palestina", promosso da Campo Democratico-Socialismo e Cristianesimo.

Massimo D'Alema
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25 Giugno 2021 - 16.48


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Quale sia la soluzione per risolvere il conflitto israelo-palestinese è un tema spinoso a cui ancora non esiste una risposta certa.

Una delle questioni sollevate era quella di creare “Due stati per due popoli” (avallata anche da Biden), ma i negoziati finora hanno portato a un nulla di fatto, così come non è raggiungibile la soluzione dell’Unico Stato.

“Io temo che prima o poi dovremo fare un esercizio di utile realismo dal momento che la comunità internazionale non è in grado di intraprendere e di sostenere la via dei Due Stati e del rispetto delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza. Tanto vale prendere atto di questa impotenza, sgombrare il campo della retorica e cominciare a guardare ai problemi veri”. Lo ha detto l’ex premier e ministro degli Esteri, Massimo D’Alema, partecipando al convegno “I grandi mutamenti internazionali e il conflitto tra Israele e Palestina”, promosso da Campo Democratico-Socialismo e Cristianesimo.

“Come mai – ha domandato D’Alema, cercando la radice dell’inerzia europea sul fronte Mediterraneo e Mediorientale – la peggiore destra europea, quella che ha radici antisemite, è diventata il baluardo di Israele? Quando il ministro degli Esteri Di Maio dice ‘non siamo nemmeno riusciti a fare un comunicato'” sul conflitto israelo-palestinese “che è già una sentenza sull’autorevolezza dell’Europa, domandiamoci pure chi è che ha messo il veto? Viktor Orban, rappresentante della destra più regressiva d’Europa, é diventato il principale sostenitore del governo di Israele. Siamo davanti a un paradosso. L’antisemitismo di ieri, oggi è diventato islamofobia. Israele con la sua grande potenza militare è visto come il baluardo dell’Occidente contro l’Islam”.

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“La vera speranza – ha aggiunto l’ex ministro degli Esteri – è quello che sta succedendo in America, perché l’Europa è paralizzata. Di recente ho visto sulla prima pagina del ‘New York Times’ le fotografie dei 68 bambini palestinesi uccisi a Gaza e ho pensato che, forse, si può aprire uno spiraglio. Nessun giornale italiano lo avrebbe potuto fare, salvo beccarsi l’accusa di antisemitismo e provocare una baraonda indescrivibile. Adesso nel mondo democratico Usa c’è chi fa il parallelo Palestinian lives matter”.

“Lasciamo stare lo Stato palestinese, che non ci sarà mai. Diciamo piuttosto che i palestinesi sono cittadini di serie C, sotto occupazione militare, privi di diritti e di tutele che, però, lavorano per Israele e sono un pezzo del miracolo economico israeliano. Io penso – ha proseguito D’Alema – che il vero ‘game changer’ potrebbe essere il primo Paese europeo che decide di non dare più i soldi per pagare lo stipendio a migliaia di funzionari pubblici di una pseudo Autorità palestinese, priva di qualunque autorità, di cui, invece, secondo il diritto internazionale si dovrebbe occupare Israele come Paese occupante”.

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“Se ne occupi Israele degli occupati, da 70 anni sotto occupazione, in aperta violazione di ogni risoluzione dell’Onu e del diritto internazionale -prosegue -. Non so quanto reggeranno le ipocrisie della comunità internazionale. Intanto farebbe comodo non sentire più frasi insensate tipo ‘le parti devono tornare e sedersi al tavolo'”.

“O la cosiddetta comunità internazionale si rende conto che quel conflitto è pericoloso per essa stessa e quindi provvede; oppure è meglio lasciare che si aprano dei processi spontanei e che venga alla luce uno scenario di un Paese fondato sull’apartheid e in cui il tema vero sono i diritti negati ai non ebrei”, ha concluso D’Alema.

 

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