Perché quella dei palestinesi a Gerusalemme è una resistenza antifascista
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Perché quella dei palestinesi a Gerusalemme è una resistenza antifascista

Eravamo stati facili profeti nell’avvertire che, il Jerusalem Day, la festa con cui Israele celebra la riunificazione della città dopo la guerra del 1967, avrebbe scatenato nuovi incidenti. E così è stato. 

Incidenti a Gerusalemme
Incidenti a Gerusalemme
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

10 Maggio 2021 - 15.44


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Lo avevamo raccontato con articoli e interviste, nel silenzio assordante di una comunicazione mainstream. Globalist ha dato conto della resistenza palestinese a Gerusalemme. Del suo luogo simbolo, Damascus Gate la “Piazza Tahir” palestinese e degli abitanti di Sheikh  Jarrah. Ed eravamo stati facili profeti nell’avvertire che, il Jerusalem Day, la festa con cui Israele celebra la riunificazione della città dopo la guerra del 1967, avrebbe scatenato nuovi incidenti. E così è stato. 

Provocazione continua

Nuovi scontri sulla Spianata delle Moschee a Gerusalemme tra palestinesi e poliziotti israeliani. Le forze dell’ordine hanno deciso di vietare l’accesso al sito agli ebrei nel giorno in cui in Israele si celebra la riunificazione di Gerusalemme come capitale dello Stato ebraico. Le autorità non hanno ancora deciso se autorizzare una parata nazionalistica celebrativa, nel timore che possa portare a un’ulteriore escalation di violenze.

Secondo la Mezzaluna Rossa almeno 331 palestinesi sono rimasti feriti o contusi, 250 ospedalizzati. 

Ma il bilancio è destinato a crescere col passare delle ore. Nella notte gli scontri hanno provocato almeno 25 feriti e 23 arresti. Israele, riferisce la radio militare israeliana. “Un razzo, a quanto pare, è stato intercettato da una batteria Iron dome”. Sirene hanno risuonato tutta notte a Sderot. Ai razzi notturni partiti dalla Striscia, Israele ha reagito colpendo una postazione di Hamas a sud di Gaza. L’escalation di violenza ha portato alla chiusura del valico di transito di Eretz e delle zone di pesca di fronte a Gaza. L’esercito israeliano ha reso noto di aver colpito “obiettivi terroristi” di Hamas in risposta al lancio di razzi da Gaza. Secondo quanto hanno scritto su Twitter le Forze di difesa di Israele “l’obiettivo di Hamas era attaccare civili israeliani, il nostro era combattere il terrorismo”. Per questo, prosegue il tweet, “in risposta ai palloni incendiari e al lancio di quattro razzi da Gaza contro Israele” avvenuti domenica, “tank dell’esercito israeliano hanno attaccato obiettivi terroristi di Hamas a Gaza”. In precedenza, gli israeliani avevano reso noto che da Gaza erano stati lanciati due razzi contro la città di Ashkelon e che il sistema di difesa aerea ne aveva intercettato un terzo. E questa mattina l’esercito israeliano ha denunciato nuovi lanci di razzi da Gaza. Alla base delle violenze la decisione della magistratura israeliana, che dato le circostanze ha rinviato l’udienza, sulla sorte delle famiglie palestinesi di Gerusalemme Est (nel quartiere di Sheikh Jarrah) minacciate di espulsione da parte di un gruppo di coloni ebraici – una vicenda che negli ultimi giorni ha innescato una serie di disordini in cui sono rimaste ferite centinaia di persone. “Alla luce del contesto attuale, e su richiesta della procura generale, l’udienza è stata annullata” si legge in un comunicato del Ministero della Giustizia che ha annunciato di voler fissare una nuova data “entro i prossimi trenta giorni”. 

Tensioni, che in questi giorni sono tornate a crescere perché i palestinesi lamentano costrizioni oppressive nonostante il mese sacro musulmano del Ramadan. Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha avvertito che Israele “imporrà in modo deciso e responsabile la legge e l’ordine a Gerusalemme”, pur preservando la libertà di culto per tutti i religiosi. 

Almeno 205 palestinesi e 18 ufficiali israeliani sono rimasti feriti, attirando condanne internazionali e appelli alla calma, dagli Stati Uniti agli Emirati Arabi Uniti. Allo stesso modo, due persone sono state arrestate e un’altra detenuta per rissa allo svincolo di A-Tur a Gerusalemme est con l’accusa di violenza e di uso di un’arma. Analoga situazione in via Hagai, a Gerusalemme, dove due persone sono state arrestate per aver aggredito degli agenti. Altri scontri tra manifestanti e polizia, con arresti, sono avvenuti nella città israeliana di Umm al-Fahm. 

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“Quanto avviene nella Moschea Al Aqsa è una vera strage e un crimine di guerra. Facciamo appello al nostro popolo affinché scenda nelle strade ed affronti l’occupante”. Lo afferma sul sito di Hamas il suo portavoce Sami Abu Zuhri. Questi crimini avranno conseguenze”.

 “L’assalto alla moschea Al Aqsa è un crimine commesso dall’occupante. La leadership palestinese sta studiando tutte le opzioni per rispondere a questa odiosa aggressione contro i luoghi sacri e i cittadini”, dichiara Hussein Al Sheikh, ministro dell’Autorità palestinese uno dei più stretti consiglieri del presidente Mahmoud Abbas.

La Jihad islamica ha dichiarato che “l’aggressione criminale di Israele contro i fedeli della moschea di Al-Aqsa non resterà senza risposta” e ha invitato i palestinesi in Cisgiordania e Gerusalemme ad aumentare la loro presenza nel complesso della Spianata.

Nel tardo pomeriggio, Netanyahu ha convocato una riunione del gabinetto di sicurezza nazionale per quanto riguarda gli ultimi sviluppi a Gerusalemme.

Le reazioni

Re Abdallah II di Giordania ha condannato le violazioni israeliane nella moschea di Al-Aqsa a Gerusalemme, chiedendo a Israele di porre fine alle provocazioni contro il diritto internazionale e i diritti umani. Durante una telefonata con il presidente palestinese Mahmoud Abbas, Abdallah ha inoltre ribadito gli sforzi della Giordania per salvaguardare i luoghi santi islamici e cristiani a Gerusalemme. Il re giordano ha sottolineato che la soluzione dei due stati è l’unico modo per porre fine al conflitto israelo-palestinese e raggiungere una pace giusta e duratura. Amman ha denunciato le violazioni israeliane dei diritti dei palestinesi a Gerusalemme, esprimendo solidarietà al popolo palestinese. Il ministero degli Esteri giordano ha convocato l’incaricato di affari israeliano ad Amman al quale è stata espressa “la condanna del governo giordano delle continue violazioni a danno della santa Moschea di Al-Aqsa, gli attacchi sulla Spianata ai fedeli e agli abitanti di Gerusalemme, specialmente a Sheikh Jarrah”.  “Il ministero degli esteri giordano ha convocato l’incaricato d’affari israeliano per protestare per le azioni della polizia israeliana sulla spianata delle moschee a Gerusalemme Est”, riporta Haaretz. Il rappresentante diplomatico israeliano, aggiunge il quotidiano, ha risposto che Israele protegge la libertà di espressione e religione e deve prevenire la lesione del diritto degli ebrei di pregare al Muro occidentale. Intanto ad Amman la folla chiede l’espulsione dell’ambasciatore di Israele.

Resistenza antifascista

Per comprendere appieno la portata degli eventi che stanno infiammando Gerusalemme, è illuminante quanto scritto da Odeh Bisharat su Haaretz: ““Alla fine, gli storici scriveranno che il fascismo è stato tenuto a bada in Israele grazie alla ferma posizione degli abitanti di Gerusalemme Est. Suleiman Maswadeh, un reporter del Canale 11 dell’emittente pubblica Kan, chiede a un giovane colono se si identifica con gli slogan “Morte agli arabi” e “Bruceremo il villaggio”, e lei dice che sta cercando di parlare educatamente, ma quando Maswadeh la spinge un po’ oltre, risponde semplicemente che gli arabi devono lasciare il villaggio in modo che noi possiamo vivere lì. Le osservazioni del giovane colono non riescono a lasciare un’impressione sul veterano giornalista militare Ron Ben-Yishai, e il suo dotto commento su Ynet, per qualche motivo, non accenna nemmeno alla crescente pulizia etnica che si sta lentamente insinuando in Sheikh Jarrah. Non una parola sui residenti lì che hanno vissuto la deportazione di massa nel ’48, e lo spettro della seconda deportazione che attualmente aleggia su di loro. Al contrario: Ben-Yishai loda il miracolo del modo “misurato e ragionevole” in cui la polizia sta gestendo gli incidenti a Gerusalemme – e dice che dopo che oltre 200 palestinesi sono stati feriti e 300 poliziotti hanno invaso il complesso della Moschea di Al-Aqsa e hanno sparato una bombola di gas lacrimogeno all’interno. Naturalmente, non sentirete il giornalista pronunciare una parola riguardo al persistente abuso dei residenti dei quartieri arabi di Gerusalemme, né una parola sui posti di blocco istituiti a Bab al-Amud (Porta di Damasco). Ben-Yishai risparmia ai suoi lettori il mal di testa della “marcia dell’orrore” di Lehava, le grida di “Morte agli arabi” e le provocazioni di Itamar Ben-Gvir

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Allora perché ringrazio gli abitanti di Gerusalemme Est? Perché combattono a testa alta. Non è una cosa da dare per scontata: una città assediata da un’occupazione e da posti di blocco, con residenti che subiscono abusi per mano di estremisti messianici – eppure non si arrendono e servono una porzione epica di ritorsione per quei razzisti. Ad ogni canto razzista si risponde dieci volte tanto, e allo stesso tempo questi individui resistono coraggiosamente all’oppressione della polizia. Questo non dovrebbe essere dato per scontato. Ogni giovane lì si erge come un muro contro il fascismo, ogni giovane donna che cammina a testa alta per i vicoli della Città Vecchia, è un faro di speranza contro le forze dell’oscurità. Nei libri di storia si legge che le persone che vivevano durante gli attacchi dei fascisti rimanevano sotto chiave nelle loro case, con le tende tirate, mentre i fascisti dominavano le strade con il sostegno della polizia. Ma a Gerusalemme Est non è così. E questo è importante per i democratici in Israele perché ogni vittoria dei fascisti aumenta la loro voglia di continuare la loro campagna contro i “traditori” all’interno della società israeliana. Gli eroi di Gerusalemme Est sono la barriera più importante contro i fascisti, che hanno già iniziato il lavoro “all’interno”.

Abbiamo visto i germogli del fascismo iniziare a fiorire negli attacchi alle manifestazioni di Balfour Street e contro la gente in tutti gli incroci e i ponti, che manifestava contro la continuazione del governo di Netanyahu. Immaginate Benzi Gopstein e Ben-Gvir, che pattugliano le strade di Tel Aviv, dopo una pulizia etnica, Dio non voglia, in un posto o in un altro. Il solo pensiero dovrebbe destare ogni ebreo democratico dal suo compiacimento. Devono rimboccarsi le maniche e stare al fianco dei residenti di Sheikh Jarrah.. In questa occasione, è importante per me dire qualche parola sul post provocatorio del presunto primo ministro Yair Lapid, in cui ha espresso il suo sostegno alle forze di polizia che hanno causato centinaia di vittime tra la comunità palestinese: Ai suoi tempi, il governo di Yitzhak Rabin contava sull’appoggio esterno delle fazioni Hadash e Ra’am, il cosiddetto blocco preventivo. Ma quando il suo governo mise ai voti la risoluzione per stabilire un quartiere a Jabal Abu Ghneim (Har Homa), queste due fazioni si opposero alla risoluzione e ne determinarono il fallimento.

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Di fronte al nuovo governo, quando sarà formato – ed è importante che sia formato per porre fine al dominio di Netanyahu – c’è una nuova equazione: Ogni buona decisione deve essere sostenuta, e ogni cattiva decisione deve essere contrastata.

Questo è il valore aggiunto del blocco preventivo: ostacola il Likud / Ben-Gvir, e ostacola anche le proposte dannose. La Joint List non deve cambiare il suo DNA per essere appetibile a Lapid e Naftali Bennett. Inoltre, non ha bisogno di un certificato di approvazione da parte dei rabbini più potenti e non illuminati del Paese”, conclude Bisharat. 

Il presidente della Joint List araba Ayman Odeh e altri 

parlamentari del partito hanno visitato lunedì mattina il quartiere di Sheikh Jarrah, punto critico di Gerusalemme Est.

“Tutto ciò che sta accadendo qui fa parte della nefasta occupazione. C’è una nazione di persone qui che merita l’autodeterminazione – la creazione di uno Stato palestinese accanto a Israele. Quello che è successo nell’ultimo mese costituisce un attacco diretto ai fedeli:  la disconnessione degli altoparlanti e i blocchi stradali costituiscono un tentativo di trasferire la popolazione di Sheikh Jarrah”, dichiara Odeh

Rivolgendosi alla popolazione ebraica d’Israele, Odeh ha aggiunto “chi vuole vivere in pace deve vedersi come parte della giusta lotta di Gerusalemme Est contro questa nefasta occupazione. Non c’è nulla che giustifichi il controllo di un intero popolo. Il popolo palestinese è un popolo come tutti gli altri popoli del mondo”.

E a Sheikh Jarrah si è presentato, provocatoriamente, anche il presidente di Religious Zionism Bezalel Smotrich e altri parlamentari del partito di estrema  destra. aE da  Sheikh Jarrah Smotrich ha fatto appello ai leader di Now Hope (Gideon Sa’ar) e Yamina (Naftali Bennett) perché pongano fine ai negoziati di coalizione con il presidente della Lista Araba Unita Mansour Abbas.

“La storia si sta ripetendo. Ogni volta che Israele negozia e si arrende alle richieste degli arabi che stanno violando il nostro diritto di esistere, il terrore, che deriva dalla speranza, sfugge di mano. È così che gli accordi di Oslo hanno portato a un’ondata di attacchi terroristici contro di noi, e oggi è così che i sostenitori del terrore stanno facendo pendere la bilancia, finendo per essere i kingmakers. La legittimità che Mansour Abbas e altri sostenitori del terrore hanno oggi si sta rivoltando contro i cittadini d’Israele”.

“Chiunque presti legittimità a un sostenitore del terrore per far parte di un governo israeliano non dovrebbe essere sorpreso quando i terroristi si rivoltano contro lo Stato d’Israele”, sentenzia  Smotrich.

Tutto su Gerusalemme rimanda a una visione assolutistica che non conosce né concede l’esistenza di aree “grigie”, di incontri a metà strada tra le rispettive ragioni. Ed ora l’estrema desta israeliana, le sue frange più violente hanno deciso che è giunto il momento di ripulire la “loro” città dalla “feccia araba”. Con ogni mezzo. Ecco perché quella palestinese è una resistenza antifascista. 

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